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Un servizio di EWTN News

Il cardinale Wyszyński e gli ebrei, opposizione all'antisemitismo durante due dittature

Durante la seconda guerra mondiale, il professor don Stefan Wyszyński, sebbene fosse egli stesso minacciato dalle repressioni tedesche, era coinvolto nell'aiuto agli ebrei. Successivamente, come primate, condannò la campagna antisemita delle autorità della Repubblica Popolare Polacca del 1968. Sono pagine ancora per lo più sconosciute della vita del Cardinale che sarà elevato agli altari il 12 settembre. 

Nel 2016, il quotidiano "Rzeczpospolita" ha descritto come durante la guerra, don Wyszyński abbia aiutato una famiglia ebrea. Il giornale citava il racconto di Jadwiga Karwowska, i cui genitori lavoravano nella tenuta di Żułów nella regione di Lublino. Le suore francescane vi gestivano una struttura per non vedenti trasferita là da Laski vicino a Varsavia. Vi si nascondeva anche don Wyszyński, ricercato dalla Gestapo. 

Come ricorda Jadwiga Karwowska, l'allora sacerdote trentenne si occupò, tra l'altro, di salvare una famiglia ebrea di tre persone. "Era un padre con due figli: Golda e Szmulek. La loro madre era morta in precedenza. Ero diventata loro amica, perché erano bambini della mia età" – ha dichiarato la signora Karwowska nella sua relazione per il progetto "Preti per gli ebrei". Tuttavia, né Jadwiga Karwowska né la suora Joanna Lossow, Superiora della casa di Żułów, ricordavano i nomi della famiglia salvata. Secondo il racconto della suora, tutte e tre le perseone sarebbero state uccise a seguito di una denuncia da parte di un nazionalista ucraino. Jadwiga Karwowska ricorda che don Wyszyński "dirigeva l'aiuto" per gli ebrei nella proprietà di Żułów e lei stessa si descrive come una "allieva" del sacerdote.

Questo non è l'unico resoconto che conferma il coinvolgimento del futuro Primate del Millennio nel salvare gli ebrei dall'Olocausto. Allo Yad Vashem Institute di Gerusalemme è presente una testimonianza di Esther Grinberg (rif. O.3/VT/862). La donna di Międzyrzec Podlaski è l'unica di tutta la famiglia ad essere sopravvissuta. Giunse a Varsavia durante la rivolta del ghetto del 1943. Grażyna Winiarska l'ha nascosta. Esther Grinberg fece notare due volte che don Stefan Wyszyński ordinò ai fedeli di aiutare coloro che stavano fuggendo dal "fuoco della guerra". Il sacerdote non disse concretamente chi doveva essere aiutato, principalmente per motivi di sicurezza, ma a quel tempo si sapeva che si trattava degli ebrei che cercavano di fuggire dal ghetto verso il cosiddetto lato "ariano". 

Un'importante testimonianza dell'approccio del card. Stefan Wyszyński è stata la sua presa di posizione nel 1968. A quel tempo, le autorità della Repubblica Popolare Polacca repressero le proteste studentesche in molte città polacche. Inoltre, pochi mesi prima, i comunisti avevano scatenato una campagna antisemita, entrata in una fase decisiva durante le proteste del marzo 1968. 

"Quasi tutto deve essere messo nel conto nei giochi interni del PZPR (Partito Operaio Unificato Polacco). Le autorità politiche in questo momento vogliono limitarsi a reprimere il ‘sionismo’ e gli ‘istigatori’. Vogliono superare in astuzia i giovani accademici, i lavoratori e la Chiesa" – scriveva il 18 marzo 1968 negli appunti personali il Card. Stefan Wyszyński. Pochi giorni prima aveva preso le difese degli studenti picchiati, invocando la pace. Il 10 marzo, durante la liturgia penitenziale, aveva pronunciato l'omelia "Al crocevia della capitale", riferendosi alla situazione per le vie di Varsavia. 

Inoltre, il 18 marzo, il primate Wyszyński aveva notato che, fino a quel momento, "l'unico oppositore del governo era l'insoddisfazione". "Perché solo l'Episcopato dice la verità al governo e al partito. Tutti gli altri li hanno risparmiati. Poi è arrivato il "33". Più tardi i Letterati. E ora i giovani. (...) Bisogna credere alla società. La cosa importante per i governanti è la verità e il coraggio dei cittadini. Quando queste virtù sono assenti, il governo resta al limite dell'errore" – aveva affermato il Card. Wyszyński.

Anche in seguito espresse la sua opposizione alla caccia alle streghe antisemita. Come ha ricordato la dottoressa Ewa K. Czaczkowska nel 2018 all'Agenzia di Stampa Polacca, nell'omelia dell'11 aprile 1968, il Card. aveva ricordato l'obbligo di amare tutti, indipendentemente dal discorso, dalla lingua e dalla razza. "L'ex rabbino capo della Polonia, Zew Wawa Morejno, sia nel 1968 che nel 1971, ha ringraziato il primate Wyszyński per questa presa di posizione nei confronti degli ebrei" – ha aggiunto il biografo del Primate del Millennio. Inoltre, durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, il cardinale, a differenza delle autorità della Repubblica Popolare Polacca che appoggiavano la parte araba, sostenne Israele. La dott.ssa Czaczkowska ha anche riconosciuto che l'Episcopato non ha fatto riferimento al comunicato pubblico del marzo 1968, perché secondo i vescovi l'ondata di antisemitismo è stata l'esito di lotte di fazioni nel partito. 

Il Cardinale Stefan Wyszyński è stato anche membro del presidium del Concilio Vaticano II, che ha adottato la dichiarazione Nostra aetate sull'atteggiamento della Chiesa nei confronti delle religioni non cristiane. Il punto più ampio del documento riguarda i rapporti con l'ebraismo. In esso si afferma che la Chiesa, che condanna ogni persecuzione, ricordando l'eredità comune degli ebrei, piange "non per ragioni politiche, ma sotto l'influenza del religioso amore evangelico – gli atti di odio, di persecuzione, le manifestazioni di antisemitismo, che siano diretti in qualsiasi momento e da chiunque contro gli ebrei”. Si può quindi dire che prima e dopo il concilio le attività del sacerdote e poi del Cardinale e Primate Wyszyński furono il compimento di queste parole. 

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