Città del Vaticano , 06 September, 2021 / 4:00 PM
Palazzi, chiese, strade, cappelle ma soprattutto ricoverei ed ospedali per i poveri, i pellegrini. Questo caratterizzava i Borghi che abbracciavano San Pietro.
A fianco della Spina demolita nel 1937 c’è ancora una delle testimonianze storiche di questa assistenza ai pellegrini che oggi è parte della città di Roma. L’ Ospedale di Santo Spirito in Sassia.
I pellegrinaggi alla tomba di San Pietro hanno nei secoli resa necessaria la assistenza medica per i fedeli, spesso poveri, laceri, colpiti da malattie contratte nel lungo viaggio.
Dopo la costruzione della basilica di Costantino vennero edificati monasteri, case di ospitalità e appunto ospedali. Le “Schole” dei pellegrini, lombardi, franchi, sassoni etc.
Tutte le strutture avevano una chiesa, un cimitero, un ricovero, e un luogo per curare gli infermi.
La Schola dei Sassoni, il nucleo iniziale dell’attuale ospedale, ha origine nel 727 grazie ad un dono di Papa Gregorio II nel 689. Fino al 1066 la Schola fu attiva e andò in declino quando i Normanni conquistarono l’ Inghilterra e finirono coì i pellegrinaggi a Roma.
Papa Innocenzo III rivelò la struttura e fondò l’ Ospedale Vaticano e l’ Ordine di Santo Spirito all’ inizio del 1200. Una struttura ricca grazie ai doni pontifici che divenne sempre per volere del Papa luogo di accoglienza per i bisognosi, dai ragazzi senza famiglia alle prostitute. Si pensa che nei momenti più intensi fossero assistite anche 900 persone contemporaneamente.
Tra alti e bassi, recuperi e momenti di abbandono, l’ospedale vaticano cresceva come una struttura elegante oltre che utile. Divenne una struttura con fondi propri e vennero costruite una chiesa e un palazzo nei suoi pressi, il Palazzo del Governatore.
Benedetto XIII nella prima metà del 1700 fece costruire altre strutture legate al Santo Spirito: il San Gallicano che ancora esiste per le malattie della pelle, a Trastevere, e il Santa Maria della Pietà alla Lungara per le malattie mentali.
Ma poco dopo il Banco di Santo Spirito andò in bancarotta, e l’ Ospedale ebbe un tracollo. Fu Benedetto XIV a riprendere in mano lo struttura con nuovi edifici progettati da Ferdinando Fuga.
Anche Pio VI ampliò la struttura per affrontare l’afflusso di malati di febbri malariche.
Alcune corsie che oggi ancora funzionano, ma altre vennero abbattute nella demolizione della Spina come quella di San Carlo i cui resti architettonici sono conservati presso il Bastione Ardeatino.
Le demolizioni erano iniziate con la costruzione dei ponti e degli argini su Tevere. Le antiche corsie cinquecentesche e gli affreschi dovevano essere salvati. Molti gli studi fino a quando venne aperta via San Pio X e si spostò l’ Oratorio dell’ Annunziata per l’allaccio del ponte alla zona che sarebbe stata via della Conciliazione e via della Traspontina.
Furono Pietro Aschieri e Vittorio Morpurgo a vincere il bando con il loro progetto a metà degli anni ’20 del 1900. Ma il progetto che avrebbe mantenuto parte della antica corsia non venne mai applicato e vinse invece la visione di Piacentini che voleva abbattere a allargare.
Così sparì anche quella Corsia San Carlo che era stato anche ospedale militare pontificio e che era rimasto ospedale militare anche dopo l’ Unità d’ Italia.
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA