La Spina ormai è solo una memoria di Roma che troviamo nei testi di scrittori e viaggiatori di tutte le epoche.
Palazzi, chiese, strade, cappelle ma soprattutto ricoverei ed ospedali per i poveri, i pellegrini. Questo caratterizzava i Borghi che abbracciavano San Pietro.
Tra le chiese sparite nella grande risistemazione di Borghi dopo la demolizione della Spina c’è quella di Santa Maria delle Grazie a Porta Angelica. La chiesa si trovava quasi a Piazza del Risorgimento, quindi abbastanza lontana dalla Spina. Ma venne sacrificata per far spazio ai palazzi nuovi che la Santa Sede costruì grazie ad un accordo a seguito dei Patti Lateranensi a fine anni ’30. Furono gli ultimi costruiti a Roma prima della guerra.
Arrivando da Piazza Pia verso San Pietro camminando su Borgo Nuovo si apriva a sinistra ad un certo punto una piazza con un nome strano: Scossacavalli. L’origine è incerta, forse legata ad un ritrovamento di una “coxa caballi “ una coscia di cavallo di una statua romana o più romanticamente come vuole una leggenda, per il tremare lo scuotersi di cavalli di Sant’ Elena che portava a Roma le reliquie di Gesù dalla Terra Santa.
Tra le chiese che la demolizione della Spina di Borgo ha fatto scomparire c’è la chiesetta di San’ Angelo. Per fare spazio al progetto di via della Conciliazione furono sacrificati molti edifici storici che erano in cattivo stato, certo, ma che erano parte della vita della gente.
Oltre alle piccole case, ai palazzi spostati e “tagliati” o a quelli sopravvissuti alla demolizione della Spina di Borgo, c’è la storia delle chiese e degli oratori che erano la struttura centrale della zona.
Proseguendo la passeggiata virtuale per la zona che circondava la Spina di Borgo, abbattuta per fa spazio a Via della Conciliazione, strada scenografica che porta alla Basilica Vaticana, arriviamo a Palazzo della Rovere.
Uno dei gioielli architettonici che incorniciavano la Spina di Borghi e che in parte hanno subito le conseguenze del nuovo impianto urbanistico è Palazzo Cesi.
Fin da quando i Papi ripensano Piazza San Pietro e poi ricostruiscono la Basilica la “ Spina” di Borgo, quell’isola di case rimasta al centro del Borgo diventa un problema urbanistico da risolvere. Ma come? E soprattutto che cosa andrà perso nelle demolizioni?
Quando Benito Mussolini si recò a visitare lo spazio vuoto lasciato dalla Spina di Borgo un anno dopo il primo colpo di piccone sembra che non ne fosse del tutto soddisfatto. In effetti demolire la Spina non aveva risolto la monumentalizzazione dell’accesso a San Pietro. La strada era un vuoto senza forma.
Le demolizioni sono fatte e si guarda a come ripensare il quartiere che abbraccia il Vaticano.
Nella storia urbanista di Borgo e della Spina, il quartiere che nei secoli è cresciuto intorno alla Basilica che custodisce la tomba di san Pietro, c’è un edificio particolare: il Passetto. Un corridoio sopraelevato per permettere al Papa di fuggire dal Vaticano e difendersi nel fortino di Castel Sant’ Angelo.
Borgo e la sua “Spina” quella parte di case e chiese che sono rimaste al centro di un tridente di strade che portano a San Pietro. E’ il 18 marzo del 1932 quando viene definitivamente decretata la fine della sua storia plurisecolare.
Ormai è deciso: la Spina di Borgo, quella parte di case che ostacola la vista della cupola della basilica di San Pietro da lontano, deve essere abbattuta. Ma non è certo un progetto da poco. E poi cosa si farà al suo posto?
Da quando la nuova basilica di San Pietro e la piazza diventano una realtà sembra che tutti tentino di abbattere la “Spina”, anzi di “cavare la spina a San Pietro”.
Per il Giubileo del 1500 il Papa aveva fatto creare una nuovo via al centro del Borgo. Alessandro VI e la sua via Alessandrina aprivano l’era classica dell’area del Vaticano.
La cittadella di Borgo a ridosso del Vaticano era stato impostato da Totila nel 547 su quelli che venivano chiamati i prati di Nerone.
Gabriele d’Annunzio diceva che a Roma l’urbanistica si era fermata al 1870, perché quella successiva gli diceva poco. Non si sa a quando risale questa affermazione ma certo il “vate” non ebbe tempo di vedere la demolizione della Spina di Borgo.
Quando i turisti di oggi vedono aprirsi davanti a loro lo scenario maestoso della facciata della basilica con la cupola di San Pietro in fondo a Via della Conciliazione, non immaginano che circa 80 anni fa la basilica era nascosta da un grande quartiere in parte popolare in parte nobiliare.