Città del Vaticano , 01 September, 2021 / 9:30 AM
Papa Francesco continua il ciclo di catechesi sulla Lettera a Galati dell’Apostolo Paolo, incentra la sua meditazione sul tema: “Stolti Galati”. Nell’Aula Paolo VI, dove Francesco incontra gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo, si inizia a commentare la seconda parte della Lettera.
"Continueremo la spiegazione della Lettera di San Paolo ai Galati. Questa non è una cosa nuova, questa spiegazione, una cosa mia: questo che stiamo studiando è quello che dice San Paolo in un conflitto molto serio con i Galati. Ed è anche Parola di Dio, perché è entrata nella Bibbia. Non sono cose che qualcuno si inventa: no. E’ cosa che è successa in quel tempo e che può ripetersi. E di fatto abbiamo visto che nella Storia si è ripetuto, questo. Questa semplicemente è una catechesi sulla Parola di Dio espressa nella Lettera di Paolo ai Galati: non è un’altra cosa. Bisogna tenere sempre presente questo ", dice subito a braccio il Papa spiegando il perchè ha scelto di parlare di questa Lettera.
"Fino a qui, Paolo ha parlato della sua vita e della sua vocazione: di come la grazia di Dio ha trasformato la sua esistenza, mettendola completamente a servizio dell’evangelizzazione. A questo punto, interpella direttamente i Galati: li pone davanti alle scelte che hanno compiuto e alla loro condizione attuale, che potrebbe vanificare l’esperienza di grazia vissuta", commenta il Papa.
E perchè l'Apostolo li chiama "Stolti?" "Lo fa non perché non siano intelligenti, ma perché, quasi senza accorgersene, rischiano di perdere la fede in Cristo che hanno accolto con tanto entusiasmo. Sono stolti perché non si rendono conto che il pericolo è quello di perdere il tesoro prezioso, la bellezza della novità di Cristo", spiega Papa Francesco.
L’Apostolo rivolge ai Galati delle domande, nell’intento di scuotere le loro coscienze - commenta ancora il Pontefice - Si tratta di interrogativi retorici, perché i Galati sanno benissimo che la loro venuta alla fede in Cristo è frutto della grazia ricevuta con la predicazione del Vangelo. Insomma l’intento di Paolo è di mettere alle strette i cristiani perché si rendano conto della posta in gioco e non si lascino incantare dalla voce delle sirene che vogliono portarli a una religiosità basata unicamente sull’osservanza scrupolosa di precetti".
Per il Papa "lo Spirito Santo era stato il protagonista della loro esperienza; metterlo ora in secondo piano per dare il primato alle proprie opere sarebbe stato da insensati".
In questo modo, "San Paolo invita anche noi a riflettere su come viviamo la fede". "L’amore di Cristo crocifisso e risorto rimane al centro della nostra vita quotidiana come fonte di salvezza, oppure ci accontentiamo di qualche formalità religiosa per metterci la coscienza a posto?", domanda il Pontefice.
"Sempre nella storia anche oggi succedono cose come ai Galati, qualcuno che dice la santità è in questi precetti, dovete fare questo, ci portano una religisiotà rigida che ci toglie la libertà dello Spirito Santo, state attenti alle rigidità che vi propongono perchè non c'è lì lo Spirito di Dio, questa Lettera ci aiuterà a non ascoltare queste proposte fondamentaliste, andiamo avanti nella vocazione pasquale di Gesù", dice a braccio il Papa.
"Manteniamo comunque ferma la certezza che, anche quando siamo tentati di allontanarci, Dio continua ancora a elargire i suoi doni. Perché, nonostante tutte le difficoltà che noi possiamo porre alla sua azione, Dio non ci abbandona ma rimane con noi col suo amore misericordioso. Domandiamo la saggezza di accorgerci sempre di questa realtà", conclude il Papa.
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