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Santa Rosa da Lima, nei suoi scritti l'ascesi spirituale

Una vita breve, come quella del fiore da cui prende il nome: Rosa da Lima, una rosa senza spine, così si potrebbe definire la santa peruviana che emana - da secoli - il profumo di una santità fatta di una fede semplice, ma colma di ricchi e preziosi doni spirituali come quello delle nozze mistiche con il Signore.

Ma non solo, perché Rosa conosce - nella sua vita - il dono di compiere miracoli, fare profezie, e addirittura riesce a sperimentare la bilocazione.  Nata il 20 aprile 1586 nella città peruviana, da Gaspare Flores e Maria Oliva che al fonte battesimale le imposero il nome di Isabel Flores, Rosa da Lima è stato il “primo fiore” di santità dato dall’America meridionale al mondo.  

Vita claustrale, la sua. E in questa sua voluta lontananza dal mondo circostante, in piena ascesi verso Dio, conosce gli scritti di Santa Caterina da Siena, fin da subito eletta come madre e sorella: sarà, infatti, il suo  modello di vita. Questo dato biografico è importante per comprendere meglio il desiderio di mettere anche lei - per iscritto - i sentimenti d’Amore verso il Suo Sposo, Cristo. A differenza, però della santa senese, Santa Rosa da Lima non lascerà tanti scritti, bensì poche pagine che - per la loro forza spirituale - possono essere considerati veri trattati di mistica e teologia. Questi pochi fogli che ci sono pervenuti sono considerati una viva testimonianza del suo sconfinato Amore verso Cristo. Risultano, quindi, importanti documenti che offrono al lettore uno spaccato della sua spiritualità. 

Tra queste carte autografe - alcune, tra l’altro, ritrovate solo nel 1923 dal padre domenicano Luigi Getino - spiccano anche delle quartine in versi, destinate forse ad essere cantate.                    

 Rosa trovava - infatti -  proprio nel canto un più che valido strumento di ringraziamento verso Dio, espressione della sua intima unione con il Signore.  Il canto era così importante per la santa tanto da spingerla a dire al suo confessore:  Quitarme a mì el canto es quitarme el comer”, “Impedirmi di cantare è come togliermi il mangiare”. In una di queste quartine, ad esempio, Santa Rosa si esprimeva così: “Oh Jesus de mi alma/ Que bien pareces/ Entre Flores y Rosas/ Y Olivas verdes”. Traduzione: “Gesù della mia anima/ come sembri bello/ tra i fiori e le rose/ e le olive verdi”. 

Oltre a queste quartine in rima, vi sono alcuni fogli - sempre autografi - in prosa: sono due pagine intere, e altrettanti due mezzi fogli. In uno dei fogli interi, sono ritagliati tre cuori che Rosa attaccò in serie sul foglio, per mostrare graficamente la sequenza delle grazie mistiche avute dal Signore. La possibile datazione è il 23 agosto 1614, vigilia della festa dell'Apostolo San Bartolomeo. Uno dei testi posti sul lato sinistro del foglio rivelano che la santa consegnò questi manoscritti al suo confessore. Era - infatti - consuetudine dell’epoca, affidare i manoscritti spirituali al proprio direttore per avere una sorta di “imprimatur”.  

Nel secondo foglio, invece, vi è disegnata una “scala spirituale”.  E’ molto probabile che la santa peruviana fosse stata ispirata da “La scala del paradiso” disegnata da San Giovanni Climaco (monaco e abate nato nel 579 e morto sul Monte Sinai nel  649 circa) ripresa in un'opera teologica edita nel 1562 da frate Luis de Granada, famoso predicatore domenicano spagnolo del Cinquecento. Nei due mezzi fogli, invece, vi sono elencati i gradi da raggiungere per la purificazione dell’anima. Rosa per spiegare questo alto concetto teologico, si serve - ancora una volta - della raffigurazioni di alcuni cuori da lei stessa disegnati: a volte li troviamo attraversati da raggi di amore di Dio, altre volte feriti da una freccia.  Solo alla fine della serie, Rosa dipinge un cuore con sei piccole ali. Sotto vi è l'immagine della Santissima Trinità, in cui è ben visibile un altro cuore. Questa volta però non reca nessuna ferita. La frase che la santa scrive sotto tale immagine può essere considerata una valida sintesi non solo dei suoi scritti, ma dell’intera sua esistenza: “Incanto, ebbrezza, segreti di amore divino! Oh, felice unione, abbraccio stretto con Dio!”. 

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