Padova, 06 August, 2021 / 4:00 PM
Don Gaetano Alicante, un sacerdote irriducibilmente attratto dagli enigmi polizieschi. Anche perché prima di prendere i voti è stato un gendarme della Napoli tardo ottocentesca.
Un gendarme, questa volta all’altro capo del mondo, in Ecuador, che indaga sulla morte del suo amatissimo padrino, arcivescovo della capitale, repentina e altamente sospetta.
L’inquisitore Corrado da Tours, alle prese con l’oscura fine dell’abate del monastero benedettino di Vallescura, dove si trova ospite.
Il prete “papista” Richard Watson che si rifiuta di prestare giuramento all’Atto di Supremazia con cui la regina Elisabetta I nel 1588 si dichiara capo della Chiesa d’Inghilterra e riesce a fuggire dal carcere londinese dov’è rinchiuso, trovandosi al centro di rocambolesche avventure, per salvarsi la pelle, di molti altri papisti.
Sono questi, insieme a diversi altri personaggi ugualmente affascinanti, i protagonisti di una serie di racconti scritti da Rino Cammilleri e appena pubblicati nella raccolta dal titolo “Nuovi delitti nella camera chiusa”, nella prestigiosa e storica collana dei Gialli Mondadori.
Nuovi delitti perché Cammilleri ha già pubblicato una prima serie di racconti sul tema creando alcuni dei personaggi che ora ritroviamo, grazie al successo ottenuto dalla precedente raccolta.
Quello della “camera chiusa” è del resto l’enigma per eccellenza con cui si sono confrontati – e scontrati – decine e decine di autori e maestri del genere. Un omicidio, un furto, una fuga da una stanza ermeticamente bloccata, dalla quale il colpevole è riuscito ad uscire senza che se vedano, a tutta prima, le possibilità reali: è questa la situazione-base dinanzi la quale è chiamato a cimentarsi l’investigatore di turno.
Ed è anche la vera e propria prova di forza e di resistenza per lo scrittore, come spiega Cammilleri stesso nell’introduzione con piglio ironico e autoironico: “Provate voi, a casa, escogitare un morto ammazzato rinvenuto in una stanza chiusa dall’interno, così che ci sia da capire chi sia stato ad ucciderlo, perché, e come abbia fatto ad uscire. Poi, dopo aver finalmente inventato un racconto plausibile e ben congegnato, fatene un’altra ventina, tutti possibilmente molto diversi come personaggi, ambientazione, dinamiche, motivazioni, meccanismi. Venti. Indi, dopo esservi ripresi in salute e quando i fumi del cervello surriscaldato si siano dissipati, chiusi l’archivio di ritagli, i libri di storia e le cronologie a furia di compulsare i quali siete diventati quasi scemi, ecco che l’editore, trionfante, vi annunzia che il lavoro è andato benissimo, che i vostri delitti nella camera chiusa sono piaciuti tanto e che, perciò, ne vuole un altro volume”.
Lo sforzo, dunque, è ricominciato e i risultati sono, ancora una volta, eccellenti. I racconti sono scritti in modo puntuale, scorrevole ma con linguaggio mai banale, con forza descrittiva che riesce a restituire luoghi e ambienti, epoche e fisionomie così differenti e distanti nel tempo, ampiamente documentati e con riferimenti a fatti e personaggi storici.
L’ironia, certo, è tipica di Cammilleri, che ribalta abilmente anche molti luoghi comuni e prospettive che tanto sono care al “pensiero unico dominante”. La regina Elisabetta faro del progresso, bandiera della libertà di pensiero nella sua Inghilterra popolata di artisti, scienziati, pensatori, navigatori? Lo scrittore invece mette in scena la “faccia oscura” dell’epoca elisabettiana, le persecuzioni contro i cattolici, l’inquisizione protestante, la repressione. I patrioti liberali così pronti a morire per le proprie idee contro la Chiesa oscurantista e retrograda? Ed ecco una serie di prelati pronti a smentire la “leggenda nera”, a smascherare alcuni patrioti solo assetati di potere e capaci di ogni turpitudine pur di spazzare via i propri nemici. Sacerdoti abili nell’indagare, che nulla hanno da invidiare ad altri eroi del mistero in abiti secolari.
Del resto, nel romanzo “Immortale odium”, dove già appare il suo personaggio don Alicante, è rievocato un episodio della storia nostrana dimenticato: nella notte del 13 luglio 1881, a Roma, un lungo corteo funebre ha accompagnato la salma di Pio IX dai Palazzi Vaticani alla chiesa di San Lorenzo in Lucina. Che viene assalito da una banda di fanatici anticlericali, che vogliono gettare la bara del Pontefice nel Tevere. Ma non riescono a farlo.
Dell’impresa viene celebrato il ricordo attraverso il conio di una medaglia con inciso il motto “Immortale odium et numquam sanabile vulnus”, odio immortale (verso il Papato) e ferita mai sanabile. Passano diversi anni e quei reduci vengono uccisi uno a uno. Comincia a indagare don Gaetano Alicante, ex poliziotto e sacerdote, insieme al figlioccio don Nicola, a Napoli.
Le indagini della polizia sono affidate a un commissario, Giorgio Ribaudo, massone e scettico. Scopriranno di avere a che fare con un killer abile e mefistofelico, con una società segreta che si riunisce in un luogo misterioso, il cui scopo è attuare un piano infernale che mette in pericolo la sicurezza di tutti.
Don Alicante non si è accontentato di campeggiare in un romanzo tutto intero. E’ riapparso nei precedenti racconti e in questi nuovi racconti, che non sono solo ben congegnati, non solo un divertissement sia pure di alto livello, ma anche un modo diverso di leggere tante pagine di storia che troppo spesso sono date per scontate. Chissà, magari don Gaetano riuscirà a diventare un beniamino del grande pubblico, anche se è troppo distante dalle ferree regole del politically correct per piacere ai produttori e registi alla moda.
Nuovi delitti della camera chiusa, Rino Cammileri, Gialli Mondadori
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