Città del Vaticano , 27 July, 2021 / 4:00 PM
Uno dei gioielli architettonici che incorniciavano la Spina di Borghi e che in parte hanno subito le conseguenze del nuovo impianto urbanistico è Palazzo Cesi.
Oggi la sua facciata affaccia su Via della Conciliazione sul lato sinistro guardando la basilica poco prima dei Propilei piacentiniani che lo soffocano un po’. Ma Palazzo Cesi, splendido esempio rinascimentale, descritto già nei libri del 1600, nascondeva uno scrigno d’arte, il giardino.
La famiglia Cesi aveva vasti patrimoni immobiliari e alcuni cardinali nella sua storia.
Il Palazzo di Borgo Vecchio e il Palazzo in loco d’Egitto, cioè presso l’obelisco, che dopo la costruzione del braccio del colonnato andò distrutto. Ne restano alcuni frammenti inglobati in un edificio di Via Paolo VI.
Il primo però si salvò. Oggi è la Curia dei Salvatoriani con un albergo e un ristorante.
La storia del Palazzo do Borgo vecchio è da romanzo come sempre per un edificio con tanta storia. Il Palazzo è il rifacimento della dimora del cardinale Francesco Armellini, morto nel 1528.
Una storia che arriva nel 1895 alla Società del Divino Salvatore.
La vera scoperta avvenne nel 1949 quando nei lavori di ristrutturazione della chiesetta di San Lorenzo in Piscibus a due passi da Palazzo Cesi, e oggi inglobata in uno degli edifici piacentiniani, venne rinvenuto un frammento di un rilievo marmoreo usato come chiusino di una tomba fin del 1700.
Gli studi portarono ad una collezione creata dal cardinale Paolo Emilio Cesi e dal fratello Federico nella prima metà del 1500. Fu lui a comprare il palazzo di Borgo vecchio e fu lui a creare quel “giardino della sculture” conosciuto e mai ritrovato.
Fu Ulisse Aldovrandi a darne una descrizione a fine ‘500 come in una vera guida turistica.
Aldovrandi descrive il cortile, il primo piano, e i quadri come le statue. Molti di quei meravigliosi beni ora sono nei maggiori musei d’ Europa.
C’è poi l’ Antiquario, e poi il Cenacolo, strutture da giardino del rinascimento appunto.
Ai primi del ‘600 Peter Paul Rubens viene attratto dalle statue del giardino Cesi, e per tutto il 1600 la collezione rimase intatta. A fine secolo però inizia la collezione inizia ad essere venduta. Nle 1734 il cardinale Albani acquista alcune sculture e le porta nella sua villa.
Nel 1870 il palazzo viene requisito dallo Stato Italiano, e alla vigilia delle demolizioni della Spina e poi della costruzione del collegio degli Agostiniani, il Palazzo è documentato da foto del 1905 di Domenico Gnoli. Il giardino della sculture e quel paradiso rinascimentale ormai è solo un lontano ricordo.
Ma la storia di Palazzo Cesi non è solo legata alla meraviglia del Rinascimento.
Proprio come Curia dei Salvatoriani il Palazzo ebbe un ruolo significativo nella vita di Roma.
Durante la seconda guerra mondiale, infatti, il Padre Superiore Pancrazio Pfeiffer, emissario di fiducia di papa Pio XII, si adoperò per salvare la vita di molte persone, nascondendole nel Palazzo.
Tra il 1943 e il 1944, molti politici, partigiani ed ebrei perseguitati dai nazisti vi trovarono rifugio.
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