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Il beato Giovanni Fausti: un gesuita martire per il Vangelo

Papa Francesco il 5 ottobre 2016 beatificava il gesuita padre Giovanni Fausti. Il nome del religioso, insieme a quello di padre Daniel Djani, brilla nella corona del martirio per la difesa della fede in Albania.

Padre Fausti è stato un vero figlio di Sant'Ignazio di Loyola che insegna, negli Esercizi Spirituali, come trovare Dio ma di più come amare il Padre.

Il religioso ha servito il Vangelo con la cultura e con quel modo di essere per gli altri, che ha testimoniato nella propria opera per la propagazione della fede cattolica e del dialogo interreligioso.

Giovanni Fausti nasce il 19 ottobre 1899 a Brozzo, in provincia di Brescia, da una famiglia molto numerosa.

Primo di dodici figli, prestissimo sentendo la chiamata al sacerdozio entra nel seminario di Brescia nel quale terminati gli studi teologici viene ordinato sacerdote. Corre l'anno 1922.

I superiori, riponendo fiducia nelle ottime doti del presbitero, lo inviano alla Pontificia Università Gregoriana nella quale si laurea in Teologia.

Dopo un primo periodo trascorso nella cura pastorale e nello studio nel 1924 entra nella Compagnia di Gesù con il desiderio di vivere maggiormente l'unione a Cristo.

Missionario in Albania - terra che lo vedrà martire - dal 1929 al 1932 è professore nella Facoltà di Scutari, retta dai Padri gesuiti.

Intelligente e dinamico, tutti lo ricordano come l'uomo di pensiero ma che brilla anche per l'autenticità della vocazione.

Nel 1932 rientra in Italia a causa di alcuni delicati problemi di salute che non gli impediscono di continuare il proprio apostolato.

Professore nel Seminario di Mantova e nello studentato teologico dei Gesuiti a Gallarate, i confratelli e gli allievi ne ammirano il tratto e l'autenticità di quanto diffonde con la parola.

Il 2 febbraio 1936 emette la professione solenne nella Compagnia di Gesù.

Nel 1943 rientra a Tirana e dal 1945, visto il grande zelo e la fiducia della Provincia di appartenenza, è nominato vice-provinciale dei Gesuiti di Albania.

Nel delicatissimo incarico è encomiabile il lavoro svolto su più fronti: la cura dei confratelli, lo studio e l'insegnamento e l'attenzione all'altro, caratterizzata nel dialogo fra cattolici e le altre religioni presenti in quella terra.

Porta avanti l'insegnamento teologico non dimenticando di diffondere il Vangelo nei confronti degli ultimi e di coloro che si trovano nel bisogno.

Il 3 dicembre 1945 è arrestato con il confratello Dajani e condannato a morte dal regime comunista albanese.

Un processo sommario determinerà l'accusa di traditore e spia, senza le garanzie previste dal diritto per il processo penale. Il 4 marzo 1946  viene fucilato, volando nella braccia di Dio.

Le fotografie dell'epoca mostrano padre Giovanni in quegli ultimi giorni sereno e pronto ad offrire la propria vita al Signore pur di rimanere fedele a quella parola che, sempre, ha brillato nel suo cuore di sacerdote e di autentico figlio di Sant'Ignazio di Loyola.

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