Città del Vaticano , 14 July, 2021 / 10:00 AM
Nella storia urbanista di Borgo e della Spina, il quartiere che nei secoli è cresciuto intorno alla Basilica che custodisce la tomba di san Pietro, c’è un edificio particolare: il Passetto. Un corridoio sopraelevato per permettere al Papa di fuggire dal Vaticano e difendersi nel fortino di Castel Sant’ Angelo.
Nella vicenda della demolizione della Spina il Passetto è solo in parte coinvolto, lo sarà di più con la ricostruzione degli edifici sulla nuova via dei Corridori ripensata.
Torniamo al Passetto. Ne parla già Procopio: “ I Goti che stavano al presidio di Roma tostochè seppero come Narsete con l'esercito romano marciasse contro di loro si apprestarono a fare ogni possibile resistenza. Quando Totila prese Roma la prima volta molti edifici della città aveva incendiato: per ultimo riflettendo che i Goti ridotti in pochi non sarebbero ormai in grado di custodire tutta quanta la città di Roma cinse con una bassa muraglia una piccola parte della città presso il sepolcro di Adriano e congiuntala con le mura già esistenti formò una specie di castello”. Siamo alla seconda metà del VI secolo dopo Cristo.
Al 1411 risale invece la cronaca dei lavori di consolidamento: “ Nostro Signore Papa Giovanni XXIII da mastro Antonio da Todi e compagni ha fatto cominciare a costruire le mura della città leonina vale a dire il corridoio cominciando dal palazzo apostolico in direzione di Castel Sant’Angelo (…) e cominciare i lavori di muratura e fece fare da molti operai il muro e il corridoio del palazzo apostolico fino al castello”.
A questo “corridoio” nel tempo si erano appoggiate diverse costruzioni. Nel 1527 l’anno del Sacco di Roma, il Papa aveva fatto buon uso del Passetto per sfuggire ai Lanzichenecchi, ma poi il muro aveva perso il suo utilizzo esclusivamente militare ed era parte del quartiere, come lo è oggi.
Pio IV fa costruire anche un fossato e un altro muro dietro il Passetto per paura di una invasione dei Turchi, e piano piano si costruisce la Civitas pia con la relativa arteria principale: Borgo Pio.
Si aprono archi nel Passetto e strade che oggi ancora esistono: Via di Porta Angelica, Via del Mascherino, vicolo del Farinone, Via del Campanile. La forma definitiva del Passetto, la cinta difensiva di Borgo, a fine ‘500 è solenne e ci hanno lavorato grandi architetti. Tre chilometri, dieci baluardi, cinque porte maestre, quattro aloni e due denti.
Nel tempo all’opera militare si addossarono edifici privati di vario genere. E le demolizioni della Spina arrivarono a coinvolgere il Corridore.
Il Passetto perse le case addossate, almeno su un lato, e venne restaurato e in parte ripensato.
Era giù successo con Porta Angelica il cui fornice era stato raddoppiato. Spaccarelli presenta il progetto nel 1934 nella rivista Capitolium.
Dopo la demolizione delle case addossate al Passetto nel 1940 si procede al restauro delle mura, e si fanno saggi per il riordino del Corridoio di Borgo. Alberto Terenzio soprintendente di Roma dal 1928 al 1952 si occupa di reperire fondi per il recupero e le nuove necessità. In una lettera al Ministero dell'Educazione nazionale, presenta una piccola parte restaurata e la situazione del resto del Passetto. Allega delle foto del prima e del dopo e soprattutto di quanto resta ancora da fare. Vengono autorizzati solo i lavori urgenti e non altro. Ma Terenzio non si da per vinto. Spiega le nuove necessità urbanistiche anche della viabilità. Si arriva al 1945 con una nota la Direzione Generale del ministero dell’educazione nazionale chiede che la nuove porte aperte nel Passetto siano bene distinte da quelle antiche. Così anche a Porta Castello viene aperto un secondo arco che però bene si differenzia da quello antico.
Ancora una curiosità. Nel 1940 il direttore di Castel Sant’ Angelo in un sopralluogo nel Passetto che la Santa Sede rivendicava come proprietà, vede un acquedotto, una rete elettrica e una telefonica. Le demolizioni della zona non avevano considerato anche questi problemi di adeguamento delle reti di servizi, e lo smantellamento delle case aveva danneggiato la rete delle acque non solo per fontane e cisterne ma anche le parti leonine del Passetto.
Il Passetto in effetti più che restaurato risulta oggi ricostruito in gran parte, anche questo frutto di una idea ormai sorpassata di conservazione.
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