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Un servizio di EWTN News

La Spina di Borgo, uno "stradone" per rettificarla

Da quando la nuova basilica di San Pietro e la piazza diventano una realtà sembra che tutti tentino di abbattere la “Spina”, anzi di “cavare la spina a San Pietro”. 

Una prima parte viene demolita già ai tempi di Papa Alessandro VII per lasciare aria a Piazza San Pietro. E’ l’edificio del Priorato dei cavalieri di Rodi. Darà vita a Piazza Rusticucci, l’anticamera della piazza della basilica. 

Ai tempi di Alessandro VII Roma aveva circa cento mila abitanti. La zona del Vaticano con la basilica erano uno dei centri più vitali e simbolici della città. E il grande architetto Bernini ci lavora su.

Per lui è chiaro che il colonnato va “chiuso” con un terzo braccio che divida la piazza della basilica da piazza Rusticucci. Per l’architetto era chiaro che la Spina non era in simmetria il colonnato, e che forse non sarebbe nemmeno bastato abbatterla. Quindi meglio chiudere la piazza.

Da fine ‘600 arrivano sul tavolo dei pontefici le proposte più diverse. Da Carlo Fontana che pensa ad un terza piazza e anche ad uno “stradone” per rettificare Borgo, e poi il terzo braccio secondo Alessandro Specchi, fino a Cosimo Morelli che a fine ‘700 riprende l’idea ancora una volta l’idea della demolizione per lasciare aperta la visione della cupola. Ai primi dell’800 arriva l’idea di sostituire la Spina con un viale alberato. Al 1870 quando gli italiani entrano a Roma e il Papa si rinchiude in Vaticano la situazione è poco diversa da quelle di epoca berniniana.

Ogni Borgo ha una sua funzione. Borgo Sant’Angelo è il confine tra la Spina e gli altri borghi. Ci sono case ma anche capannoni industriali e caserme, confinava con il passetto di Borgo e con i prati di Castello prima della realizzazione di Borgo Pio nella seconda metà del 1500. 

C’è poi Borgo Nuovo strada a vocazione turistica e dove passano i pellegrini ci sono sempre botteghe ma anche chiese e palazzi.

Infine Borgo Vecchio la zona residenziale, sempre con botteghe, e Borgo Santo Spirito con scuole, ospedali ed edifici religiosi. 

Tre le piazze, a parte Piazza San Pietro: Rusticucci, Scossacavalli e Pia, sono al centro delle tre fasce della Spina. Piazza Rusticucci è l’accesso a Piazza San Pietro; piazza Scossacavalli sembra una pausa nel centro geometrico della Spina ed ha scopi industriali perché serve per lo stoccaggio dei  mattoni delle vicine fornaci; e poi piazza Pia, verso Castel Sant’Angelo, fa da collegamento tra la città e Borgo.

E cosa c’era negli edifici della Spina a fine ‘800?  Un po’ di tutto come in altri quartieri di Roma stalle, capannoni ‘industriali’, ma anche un mercato, dei forni e una liquoreria. Una particolarità sono  gli studi fotografici nei cortili dei palazzi utili a pellegrini e turisti. Insomma un quartiere autosufficiente che però soffre anche di un degrado che avanza. Gli edifici vengono restaurati dai privati senza un progetto urbanistico generale dello Stato Pontificio che ormai ha perso lo splendore del Rinascimento del Barocco. Come se lo sforzo per la costruzione della Basilica fosse stato un canto del cigno. Roma diventa Capitale del Regno d’Italia e si fa qualche recupero. 

Quando Roma diviene capitale gran parte dei restauri agli edifici diruti avvengono in Borgo Nuovo A piazza Scossacavalli viene restaurata la chiesa di S. Giacomo.  Ma la nuova Amministrazione Capitolina, guarda più a Borgo Santo Spirito, all’Ospedale. Qualche lavoro prosegue tra il 1913 ed il 1924, con un’intensificazione tra il 1920-22, nella zona a nord di Borgo Nuovo e di Borgo S. Angelo. La pianta che fotografa la situazione è quella di Lanciani del 1893- 1901 che sovrappone il contemporaneo e l’archeologico. Sono gli ultimi anni di vita di una Roma profondamente romana, cresciuta un po’ a caso ma piena di suggestioni. Nel 1929 arriva il Concordato e di nuovo la pianta di Roma è al centro delle discussioni. Si apre una nuova era urbanistica per Roma, che cerca gli antichi fasti imperiali. E anche la via “imperiale” verso San Pietro è subito al centro dei progetti sia italiani che vaticani. 

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