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Un servizio di EWTN News

La Spina di Borgo, i pellegrini alla Tomba di Pietro e le invasioni

Gabriele d’Annunzio diceva che a Roma l’urbanistica si era fermata al 1870, perché quella successiva gli diceva poco. Non si sa a quando risale questa affermazione ma certo il “vate” non ebbe tempo di vedere la demolizione della Spina di Borgo. 

Borgo, un nome non certo romano. Un nome che deriva proprio da quella presenza di pellegrini che arrivavano ad limina Petri, in pellegrinaggio alla tomba di san Pietro. Sassoni, Franchi, Longobardi e Frisoni si “appropriano” della zona e costruiscono le loro scholae. 

Così il luogo da antica zona di horti, circhi, e sepolture, e dopo la costruzione della basilica si trasforma radicalmente. La costruzione della superba Basilica obbliga a sbancamenti del “colle vaticano” luogo forse di antici vaticinii. 

Il medioevo in Vaticano significa grande attività edilizia per i pellegrini e per i nuovi residenti. Non si tratta più di una zona di confine, lontana dal cuore di Roma. Quelle zone non sono più “infamia vaticani loca”, ma il cuore pulsante di uno sviluppo urbanistico convulso. 

A cominciare dal “castello” cioè dal mausoleo di Adriano che era divenuto luogo di difesa nelle guerre tra i romani d’Oriente e i goti.  La leggenda della visione dell’angelo che sui suoi spalti rinfodera la spada per indicare la fine della pestilenza sotto il pontificato di Gregorio Magno è segno di un cambio totale della vita nella zona. 

Proprio dal castello partiva il portico di cui narra lo scrittore greco Procopio orginario della Palestina romana vissuto nel VI scolo. Servì anche da rifugio ai Goti. 

Quasi a ridosso della basilica costantiniana ci sono cinque monasteri, diverse diaconie e gli habitacola pauperibus ampliati da Papa Simmaco, E poi chiese devozionali, altari e ancora il mausoleo della dinastia teodosiana trasformato nella chiesa di santa Petronilla e tanti altri edifici ammassati intorno alla basilica che ormai era non solo luogo di pellegrinaggio ma anche luogo delle solenni celebrazioni papali a fianco di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma dove il Papa, appunto vescovo di Roma, risiedeva. 

Nel 500 Teodorico infatti incontra il Papa Simmaco propio in Vaticano alla tomba di Pietro. 

Il Papa insomma crea due “episcopia” a san Pietro. E gli saranno davvero utili perché nel 501 la sede del Laterano sarà occupata dall’ antipapa Lorenzo. 

Il Vaticano inizia così ad essere non solo luogo per pellegrini, ma anche luogo per incontri “politici” come quello tra Carlo Magno e Adriano I nel 774. Leone III di ritorno a Roma da Paderborn dove era stato ospite di Carlo Magno dopo un attentato alla sua vita, fu accolto a Ponte Milvio dal clero, i religiosi, il popolo e i rappresentanti di quattro “scholae peregrinorum”.

Scholae, monasteri, chiese, ospizi e cimiteri si accalcavano uno sull’altra tanto che nell’ 817 un incendi distrusse la schola dei sassoni, anzi come veniva chiamato il “burgus”. 

E si arriva al fatidico 846. I saraceni invadono Roma e arrivano a violare le tombe degli apostoli. 

Lo ricorda una epigrafe oggi nel lapidario medioevale dei Musei Vaticani. Fu un trauma per i romani e per i pellegrini. Le difese con le mura di Leone IV, che ancora danno il nome ad una strada, sono ancora visibili. Anche la prima parte del “Passetto di Borgo” nata già ai tempio di Totila realizzata con grandi blocchi rozzamente squadrati è visibile. Leone IV ne utilizzò parte per la sua Città Leonina a difesa di san Pietro.

Passata l’onda saracena i pontefici ampliano e abbelliscono i palazzi vaticani, con grandi locali per il sostegno per i poveri e i pellegrini come bagni e alloggi. 

Intanto il Laterano va invece perdendo la sua importanza, rimane isolato. Il Vaticano invece amplia i Burgos, si allarga la zona di edilizia civile e da zona suburbana il Vaticano diventa una “civitas” che si sviluppa in quell’ansa del Tevere un tempo reietta. 

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