Roma, 22 May, 2021 / 6:25 PM
“Sono qui innanzitutto per condividere con tutti voi la gioia e la festa della vita e per testimoniare l’impegno della Chiesa, dei credenti e di tante persone di buona coscienza a favore, a servizio e a tutela della vita umana dal suo sorgere fino al suo naturale chiudersi, in tutta la varietà delle sue espressioni, soprattutto di quelle maggiormente segnate da fragilità, sofferenza e fatica”. Lo ha detto Monsignor Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia-Sanremo intervenuto oggi alla Marcia per la Vita che si è svolta a Roma.
“La data” – di oggi – “coincide – ha aggiunto - con la triste ricorrenza dell’approvazione della sciagurata ed ingiusta legge 194, che ha introdotto anche nel nostro Paese la possibilità di praticare l’aborto in forma ritenuta legale, a cura del servizio sanitario e a spese di tutti i cittadini, anche dei tantissimi giustamente contrari. È dunque ben giusto che lo scopo principale di questa manifestazione sia ancora una volta di dire con chiarezza, con coraggio e con perseveranza instancabile che chiediamo la abrogazione di questa legge iniqua, rigettando con forza la convinzione perversa che tanto i singoli quanto lo Stato abbiano il diritto di sopprimere la vita umana. Il rispetto della legge naturale, scritta nel cuore umano da Dio, è ancora vivo in diversi paesi del mondo, e altri stanno opportunamente riflettendo e compiendo passi concreti per recuperare una giusta concezione della drammatica diffusione dell’aborto e di altre aggressioni alla vita, diventate ormai prassi egoistiche e disumane per il superamento di situazioni gravose, e assurte purtroppo al rango di conquiste di civiltà e di diritti individuali da riconoscere e garantire”.
“Desidero soprattutto rimarcare – ha detto Monsignor Suetta - come non sia coerente, soprattutto per i credenti, credere possibile il sovvertimento dell’ordine naturale, scritto nel cuore dell’uomo a fondamento della sua esistenza e della sua dimensione sociale; il comandamento divino “non uccidere” è istanza insopprimibile che non può essere abrogata o sospesa né dalla pretesa di autodeterminazione né da leggi ingiuste e quindi illegittime. La disobbedienza al comandamento di Dio è purtroppo foriera di una serie di sovvertimenti, che sotto le inadeguate e mentite spoglie delle libertà personali e dei diritti individuali, minacciano uno dei capisaldi della umana convivenza: la famiglia”.
Alla manifestazione sono intervenuti, tra gli altri, Janusz Kotański ed Eduard Habsburg, Ambasciatori di Polonia ed Ungheria presso la Santa Sede.
“La sostanza della Marcia per la Vita, fin dalla sua prima edizione, nel 2011, non è stata solo quella di marciare, ma quella di esprimere una presenza pubblica nelle strade, nelle piazze, ovunque possibile, per affermare che la vita è un dono indisponibile di Dio e per combattere l’iniqua legge 194, che ha legalizzato l’uccisione in Italia, sino ad oggi, di oltre sei milioni di innocenti”, ha detto nell’intervento conclusivo la presidente Virginia Coda Nunziante.
“La Marcia per la Vita – ha concluso - non è mai stato un movimento, ma solo un evento unitivo del mondo pro-life italiano. Un evento che svolgendosi nella piazza pubblica ha delle caratteristiche ben precise perché si rivolge all’opinione pubblica del nostro Paese. Conosco bene le posizioni di molti che combattono anche con grande generosità per la causa della vita pensando che dobbiamo limitarci ad affrontare il dibattito solo da un punto di vista razionale e naturale. Certamente questo è un buon punto di partenza. Ma a mio avviso non è sufficiente. La battaglia contro la cultura abortista va combattuta in nome della difesa di un ordine morale di valori, cioè di quella legge naturale e morale che ha in Dio la sua causa e il suo ultimo fine”.
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