Città del Vaticano , 10 October, 2015 / 10:14 AM
Gli occhi di Dio guardano al cuore, questa la riflessione centrale della omelia che il cappuccino Ioannis Spiteris, Arcivescovo di Corfù, Zante e Cefalonia in Grecia, ha proposto ai padri sinodali nelle preghiera della mattina.
Il commento parte dal testo del libro di Samuele “Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifìci quanto l'obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti”.
Qual è la vera obbedienza al Signore? L’Autore sacro, ha detto Spiteris, “fa capire che Dio apprezza una cosa più dell’altra, ossia gli occhi Suoi non posano sull’apparenza, ma guardano il cuore.”
E per questo la santità è mettere in “pratica il suo comandamento per eccellenza che è l'amore vicendevole. Può essere anzi un fatale inganno quello di volere ad ogni costo imporsi sacrifici esorbitanti, non tanto per rendere più serena e buona la vita propria e altrui, quanto per sembrare più bravi, più santi degli altri e - come il fariseo della parabola - vantarsi dei propri meriti e disprezzare l’altro considerato pubblicano, peccatore. Il fariseismo (quello imperante ai tempi di Gesù) è sempre pronto a riaffiorare là dove non c'è sufficiente ascolto della Parola da accogliere con gioia e mettere in pratica.”
Comunione con Dio e non salvezza nella nostre opere buone “facendo tacere la voce del Signore che ci invita all’amorosa comunione con lui” quindi come preghiera per tutti i credenti perchè ognuno “possa affidarsi a Lui che tutto può e che tiene continuamente aperte le braccia per accoglierci.”
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