Roma, 19 March, 2021 / 6:00 PM
Essere padri, nel più profondo senso del termine. Essere punto di riferimento, autorevole, non autoritaria. Una possibilità che oggi appare sempre più remota. Anzi, viene considerata un’imposizione, una sopraffazione, viene sistematicamente demolita. Ecco allora che la figura di San Giuseppe, di cui oggi si celebra la festa – e in un anno a questa figura espressamente dedicato come deciso da papa Francesco – assume un rilievo ancora più profondo. Questa figura necessariamente deve uscire dall’ombra, in cui è stata relegata a lungo, e torna ad assumere il ruolo che le compete.
Abbiamo bisogno di padre e Giuseppe è davvero il padre a cui guardare. Tra le molte opere, dalle più recenti a quelle ormai divenute dei “classici”, a lu dedicate, vogliamo prima di tutto segnalare quella del teologo Valentino Salvoldi, che presenta Giuseppe come colui che può aiutare a riscattare il concetto di paternità, così svuotato e messo in ombra nella nostra epoca, fino a rischiare l’estinzione. Nel contesto della sacra famiglia – anche il concetto di famiglia tende a dissolversi sempre più rapidamente - egli aiuta a prendere coscienza che ogni essere umano è chiamato a vivere intensamente la propria esistenza con un amore aperto alla vita, illuminato dalla luce che sgorga dalle Sacre Scritture.
Nella convinzione che «i padri devono convertirsi ai figli» (Luca 1,17) e non viceversa. Ed è la figura di riferimento, quella che guida i passi di Gesù nella sua crescita umana, il modello quotidiano di amore alla vita, di accettazione e di riconoscenza verso il Mistero che guida i nostri passi, se noi accettiamo di seguirlo.
Giuseppe è davvero il “grande silenzioso”, l’umile, il saggio, colui che custodisce la famiglia, che accetta la volontà divina, dice anche lui il suo “sì”, ma senza arrendevolezza o rassegnazione. La sua esistenza ci viene incontro grazie a piccoli dettagli, notizie scarne che trapelano dal racconto evangelico. Ma il contatto con la sua figura, con quello che sappiamo, o che intuiamo, della sua esperienza, è una fonte costante di ispirazione per la meditazione, la preghiera, l’agiografia, e la stessa letteratura.
Non ci stanchiamo di ricordare "L’ombra del Padre" di Jan Dobracynski, un romanzo divenuto classico : la vita di Giuseppe si intreccia, ovviamente, con quelle di Maria e di Gesù, raccontate proprio come una straordinaria avventura vissuta però nell’ordinarietà del quotidiano e nel segno dell’obbedienza. Di padre in padre, da quello celeste, a quello che ha accettato di diventare il custode fedele, la guida del Figlio di Dio fino a quando lo avesse deciso la volontà divina.
Giuseppe, pur mantenendo il suo “profilo basso”, si è sempre più arricchito di sfaccettature diverse, capace di ispirare intere generazioni, fino ai nostri tempi. E’ stato un profugo, un lavoratore orgoglioso del proprio mestiere, che ha insegnato al figlio. Ed era un uomo con una potente interiorità, capace di affrontare sfide grandi, inaudite. Come testimonia il suo atteggiamento nei confronti della sua giovane promessa sposa, Maria. E come era accaduto con altri grandi uomini della Bibbia, il suo modo di comunicare con il Mistero è quello del sogno. Angeli fanno sapere a Giuseppe quando deve scappare, quando deve tornare, quali sono le verità di ciò che gli deve accadere.
La paternità, dunque, è la cifra che sempre ritorna, come sottolineano -ciascuno con il proprio linguaggio, teologico e letterario – i libri citati e che quest’anno dedicato a lui mette ancora più in rilievo.
Nella tradizione della fede si è “trasformato” in un valido aiuto nell’affrontare le difficoltà della vita. Tanto che è diventato patrono dei falegnami, dei carpentieri, degli ebanisti. Lo si invoca in veste di protettore dei padri, e oggi infatti si celebra proprio dei papà, protettore dei moribondi; viene invocato per ottenere un buon matrimonio. Ed è patrono di intere nazioni, come il Canada e il Perù.
La traccia sulle orme lasciate da Giuseppe ci guida attraverso i Vangeli canonici, e anche in quelli apocrifi; attraverso il magistero dei Pontefici, da Leone XIII a Pio XII, fino alla decisione di dichiararlo patrono del concilio Vaticano II. Fino alle parole che gli hanno dedicato Benedetto XVI e papa Francesco.
Anche oggi, del resto, il Pontefice ha voluto ricordare la figura dello sposo di Maria in occasione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Francesco ha ricordato come, in un tempo fragile come quello che stiamo vivendo, così segnato dalla pandemia, esiste più che mai bisogno di cuori capaci di grandi slanci, come quello di Giuseppe che decise di affidarsi a Dio e la sua vita "ordinaria" divenne un "capolavoro" , capace di realizzare qualcosa di "straordinario agli occhi di Dio". Tra tante false mitologie, tanti eroi da sbandierare, un volto che ci guida tra le tempeste "all’ombra del Padre".
Valentino Salvoldi, Giuseppe. Riscatto della paternità, Edizioni Messaggero Padova, pp.120, euro 10
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