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Elisabetta Canori Mora e il "crocevia dei santi" a San Carlo alle Quattro Fontane

San Carlo alle Quattro Fontane, una perla romana del Borromini. Siamo a pochi passi dal Palazzo del Quirinale e dalla umbertina Via Nazionale. La chiesa - denominata anche “San Carlino” - è scrigno d’arte e di bellezza. Ma non solo. La sua storia è legata anche a figure di santità che hanno trovato in questo luogo quasi un “habitat naturale”.

Si sa, i santi si attraggono. La luce di Cristo li chiama a sé e li fa incontrare. E’ avvenuto proprio così, in questa piccola chiesa il San Carlino, per dimensioni, davvero è una perla di architettura barocca che ci presenta un corollario di volti “luminosi”. Dietro a questi, biografie affascinanti. Biografie di santità. E’ il caso della Beata Elisabetta Canori Mora, sposa e madre. Terziaria dell’Ordine della Santissima Trinità. Ancora oggi, la chiesa è officiata dai Padri Trinitari.

Per conoscere meglio questa nobildonna vissuta nella Roma di fine ottocento, Aci Stampa ha incontrato Padre Pedro Aliaga, spagnolo, vicario generale dell’Ordine dei Trinitari fino al 2019 e ora ministro del convento dei Trinitari a San Carlino alle Quattro Fontane, dove si occupa anche della formazione dei giovani religiosi. 

Padre Aliaga, ci troviamo in uno dei luoghi più significativi per la vita della Beata Canori Mora:    la chiesa del San Carlino.  In pochi tratti, perché questo luogo è stato così importante per la beata?

La famiglia Canori Mora abitava nei pressi di San Carlino, a Via Rasella. Elisabetta frequentava la nostra chiesa, si confessava con P. Fernando di San Luigi, che divenne anche il suo direttore spirituale e della beata Anna Maria Taigi. A San Carlino veniva per la messa, per l'adorazione eucaristica. Le piaceva particolarmente partecipare  alle feste dell'Ordine trinitario. E quindi entrò nel suo Terz'Ordine: fu così che vestendo lo scapolare della Santissima Trinità e vivendo la spiritualità trinitaria in modo consapevole e fervente, visse una vita profondamente legata a Cristo. E’ il dono della santità! Infine, quando morì, Elisabetta fu seppellita nella nostra chiesa, e così fino ad oggi San Carlino è "il santuario" della Beata Elisabetta. Ogni angolo di questa chiesa ci parla di lei, ci ricorda la sua preghiera costante, la sua partecipazione all'Eucaristia, il suo spirito di penitenza e umiltà, le suoe estasi, la premura nel portare le sue figlie a messa, l'attenzione a lasciarsi guidare o accompagnare da santi sacerdoti nel cammino della perfezione cristiana, il suo entusiasmo per l'Ordine trinitario, le sue suppliche per il marito Cristoforo. Noi spesso ci riferiamo a Elisabetta come "la mamma della comunità di San Carlino". 

Ed è proprio in questo luogo che avveniva qualcosa di straordinario: potremmo definirlo  “l'incrocio dei santi”.

Sì, è proprio così. Ad esempio,  qui si incontravano San Vincenzo Pallotti, la stessa Canori Mora, la Beata Anna Maria Taigi e la serva di Dio Madre Teresa Cucchiari. Una cosa che desta grande ammirazione e stupore è la grande quantità di santi che lungo i quattro secoli di storia della nostra piccola comunità religiosa hanno vissuto o hanno avuto un vincolo particolare con San Carlino, e non solo quelli della Famiglia Trinitaria.  Questa cosa davvero mi affascina e quando celebro la messa in questo luogo, essere consapevole di tutta questa storia alle spalle, mi dà un brivido nell’anima. Specialmente la Taigi e la Canori, tutte e due mamme di famiglia, tanti giorni sono state allo stesso tempo qui ad ascoltare la messa, o per l'adorazione eucaristica. D'altronde avevano lo stesso direttore spirituale e confessore. San Vincenzo Pallotti aveva una grande fede nell'intercessione della Taigi, alla quale affidava tante intenzioni di preghiera, e quindi la chiamava "la sua segretaria" presso Dio. San Vincenzo aveva un grande affetto per la nostra chiesa, tra l'altro perché si legge nella sua vita che una volta il demonio lo volle uccidere, spaventando il suo cavallo quando cavalcava per quella che oggi è detta Via Venti Settembre. San Vincenzo Pallotti - si dice - che per domare il cavallo impazzito, invocò la Santissima Trinità. Una volta invocata, il cavallo si fermó proprio davanti alla porta della chiesa. Così fu salvo!  

Può parlarci della spiritualità della Beata Canori Mora? 

Elisabetta ha vissuto la sua esistenza in profonda unione con Dio, attraverso i sacramenti e .la preghiera personale, nella quale ha ricevuto abbondanti grazie, anche straordinarie, godendo di un esperienza mistica di grande qualità, come è testimoniato dal suo “Diario spirituale”. Specialmente Elisabetta è stata una donna di assoluta fedeltà agli impegni assunti nel sacramento del matrimonio.             

E lo ha fatto in un modo veramente eroico: basterebbe pensare all'infedeltà del marito Cristoforo che ha portato alla rovina -anche economica- la propria famiglia. Elisabetta si è resa responsabile della salvezza di Cristoforo, e ha ottenuto -così come aveva profetizzato- che dopo la sua morte, Cristoforo avrebbe celebrato la messa. Chi considera come era Cristoforo, la sua vita lontana da Dio e completamente rovinata, resta veramente colpito dal fatto che avendo perso quasi allo stesso tempo la moglie e l'amante, è rientrato in se stesso, ha capito cosa ha fatto, si è avvicinato a Gesù, si è fatto terziario trinitario pure lui, poi frate francescano, e finalmente è stato ordinato sacerdote, così come aveva predetto la moglie. Poi Elisabetta ha cresciuto le figlie come un ottima madre, in circostanze difficili, e per quanto non avessero tanti beni, sempre ha trovato il modo di aiutare i poveri che chiedevano il suo aiuto. 

Elisabetta Canori Mora, ossia la santità in famiglia. Un tema alquanto attuale, visto anche la promulgazione da parte di Papa Francesco dell'anno 2021 come  anno dell’ "Amoris Laetitia". Canori Mora venne beatificata proprio nell'anno della famiglia - indetto da Giovanni Paolo II - nel 1994. Cosa ha da dire questa beata trinitaria alle famiglie di oggi? 

Per quanto la sua vicenda possa sembrare "straordinaria” o “eroica", tante persone che cercano la sua intercessione o restano colpite dalla sua vita, dicono spesso che la Canori Mora è una santa attuale. Infatti ci sono tante vicende familiari che finiscono nella separazione dei coniugi, e con loro, dei figli: tante esperienze dolorose che toccano il più profondo delle persone. Sono cose che non devo spiegare troppo, perchè stanno davanti a noi ogni giorno. Io direi che Elisabetta ha vissuto il matrimonio come un impegno per la salvezza del proprio marito, e questo è un amore di una profondità che forse chi non ha fede non potrà capire nella sua portata completa: significa un amore totale, un impegno davanti a Dio per un'altra persona alla quale si deve volere molto bene per arrivare a un impegno così grande. Ecco, Elisabetta ha amato Cristoforo e le figlie così come san Paolo ci ha descritto il vero amore nel suo noto “Inno alla Carità”. Quanta pazienza, quanto perdono ha usato Elisabetta con Cristoforo, imparando dalla pazienza e dal perdono del Signore nei nostri confronti! La conversione di Cristoforo è la vittoria di Cristo sul peccato, e con lui, la vittoria della debolezza di Elisabetta. Quando Cristoforo, ormai vedovo, camminava per le strade di Roma - parlando con sua moglie attraverso un ritratto che portava con sé -  piangeva e diceva alle figlie: "adesso mi rendo conto che grande madre avete avuto, che grande donna ho avuto come moglie". Ecco, questa è la vittoria dell'amore, finalmente riconosciuto! 

 

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