Il lunedì dell'ultima settimana di Quaresima la liturgia stazionale ci porta a San Crisogono a Trastevere, appuntamento alle 18.00.
Si sente ripetere - spesso - che la Trinità è un mistero. E questo è vero. La fede e il mistero, si sa, sono due termini che rappresentano una sorta di sistema di “rette parallele”, così si potrebbe definire.
Roma, Trastevere, cuore pulsante della Capitale. Chi entra nella chiesa di San Crisogono rimane subito colpito dal magnifico pavimento cosmatesco del 1100 circa. Poi, lo sguardo si volge al cielo: un soffitto a cassettoni dorati sembra divenire - quasi per incanto - la volta del cielo. Il soffitto presenta al centro una copia di un dipinto del Guercino, “La gloria di San Crisogono”.
L'8 aprile del 1927 spirava, nella comunità trinitaria di Belmonte, in Spagna, padre Domenico Iturrate Zubero.
Ultima settimana di Quaresima e la liturgia stazionale ci porta Trastevere alla chiesa di San Crisogono.
San Carlo alle Quattro Fontane, una perla romana del Borromini. Siamo a pochi passi dal Palazzo del Quirinale e dalla umbertina Via Nazionale. La chiesa - denominata anche “San Carlino” - è scrigno d’arte e di bellezza. Ma non solo. La sua storia è legata anche a figure di santità che hanno trovato in questo luogo quasi un “habitat naturale”.
Basilica romana di San Crisogono. Rione Trastevere, uno dei più famosi della Capitale. Si entra in questa magnifica basilica, con quel suo ricco soffitto a cassettoni in stile barocco che ospita addirittura la copia di un dipinto del Guercino, “La gloria di san Crisogono”.
San Giovanni Battista della Concezione viene considerato, all'unanimità, il secondo fondatore della Famiglia Trinitaria, in quanto reintrodusse la Regola più fedele all'ideale del fondatore dell'Ordine, San Giovanni de Matha.
Con l’ultima settimana della Quaresima si torna a Trastevere alla chiesa di S. Crisogono. Quella che vediamo oggi è una basilica del XII secolo, costruita sopra un’altra del V secolo.
Salendo per la strada che costeggia il colle Celio, a Roma, si scorge in alto sulle mura di destra, sopra la porta della chiesa di San Tommaso in Formis, un mosaico che rappresenta il Cristo che tiene nelle mani due persone poste in schiavitù.
Il 29 settembre 1624 spirava, poverissimo ma felice in Dio, San Simone Rojas. Leggere la sua vita affascina: fu un uomo di un'umiltà e di una povertà estrema, pur vivendo alla Corte della Regina di Spagna. Nulla lo fermò: ne prove ne tanto meno quel secolo, non propenso alle austerità ed alla preghiera, bensì alla vita avventurosa e leggera.
San Giovanni de Matha (1160-1213) con la sua prospettiva di vita ha innovato, in maniera profonda, la vita religiosa del suo tempo. Teologo, professore, fondatore ma di più mistico nell'eremo di Cerfoid vide che poteva e doveva fare qualcosa per le necessità dei propri fratelli, in difficoltà.
Nel cuore della vecchia Roma e precisamente a Trastevere, c'è piazza San Giovanni de Matha. Questo nome ricorda uno dei più grandi santi che ha onorato, con la sua opera, la storia della Chiesa. Nato il 23 giugno 1154 in Provenza, è figlio di una delle migliori famiglie di quei luoghi, singolari per spirito e paesaggi. Studente modello e con brillanti doti, fino all'età di 40 anni fu un apprezzato e ricercato docente di Teologia all'Università. Per tale motivo fu chiamato, anche, con l'appellativo di Doctor eminens.
Papa Francesco invita i Padri Trinitari ad “aprire le case ai giovani”, ad aiutarli ad armonizzare le aspirazioni, a dare loro maggiore protagonismo. E chiede di attuare una pastorale giovanile dinamica, partecipativa, allegra, ricca di speranza, capace di rischiare, fiduciosa.
Entrando nella chiesa di Santa Maria delle Fornaci, a Roma, sull'altare centrale sulla destra di chi guarda c'è la statua di un santo religioso che contempla il tabernacolo. Il suo nome è Felice di Valois.
Oggi il cammino delle Stazioni arriva nella basilica trasteverina di San Crisogono.