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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, la Santa Sede e la crisi in Camerun, le riforme, la Cina

Il Cardinale Parolin con il presidente camerunense Biya

Con una lunga intervista alla tv cattolica francese KTO, il Cardinale Pietro Parolin è tornato a parlare a largo raggio della diplomazia del Papa, ma anche della Curia e degli scandali che hanno toccato anche la Segreteria di Stato da lui guidata. L’intervista è andata in onda il 29 gennaio, mentre il Cardinale cominciava un importante viaggio in Camerun.

Tra gli eventi della settimana, l’incontro di Papa Francesco con il direttore del Programma Alimentare Mondiale e la posizione della Santa Sede sulla Shoah ribadita all’OSCE. Tra i temi della settimana, le relazioni della Santa Sede con Spagna e Francia.

                                    FOCUS SEGRETERIA DI STATO

Il Cardinale Parolin parla a KTO

In una intervista di mezzora a KTO, fatta nei locali della nunziatura della Santa Sede a Parigi, il Cardinale Pietro Parolin ha toccato alcuni degli argomenti chiave del momento.

Il Cardinale ha parlato della riforma della Curia, ha spiegato che questa è ormai definita e che ha il fine di portare più efficacemente l’annuncio del Vangelo al centro della vita della Chiesa. Il Cardinale ha anche sottolineato che le religioni hanno il compito di illuminare le coscienze, e la Chiesa lo fa sempre con dolcezza, senza porsi il problema di trovarsi in disaccordo con il mainstream. Il Cardinale ha anche sottolineato che forse la lotta al terrorismo, in Francia, potrebbe dover richiedere una nuova legge sul separatismo religioso e sulla laicità dello Stato. Per quanto riguarda la crisi della pandemia, questa non è data dal COVID e non è solo sanitaria, ma è anche economica, sociale, di relazioni, ambientale.

Sono questi i temi principali dell’intervista del Cardinale Parolin. A chi gli chiede della crisi nella Chiesa, il Cardinale Parolin risponde che la crisi è una parola “esagerata”, perché ci sono sempre state crisi nella storia della Chiesa.

Per quanto riguarda il viaggio di Papa Francesco in Iraq, il Papa – ha detto il Cardinale Parolin – lo vuole fare nonostante le difficoltà, per portare avanti la linea di dialogo nata con il Documento sulla Fraternità Universale firmato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019. Il Cardinale, che aveva definito la Fratelli Tutti di Papa Francesco come uno strumento diplomatico per la pace – sottolinea che il mondo sarebbe diverso “se fossimo tutti convinti che siamo fratelli tutti”.

Il capo della diplomazia vaticana ha anche parlato del multilateralismo, ha sottolineato che una priorità è quella di rafforzarlo – e la presenza di un sottosegretario per i rapporti multilaterali in Segreteria di Stato va in questa direzione, verrebbe da dire.

Per quanto riguarda la Cina, il Cardinale ha sottolineato che se ne è parlato tanto, e che rispetta profondamente chi ha opinioni diverse. “Noi abbiamo scelto – ha aggiunto il Cardinale – e ancora più sotto impulso di Papa Francesco, la politica dei piccoli passi, tenendo conto che l’accordo sulla nomina dei vescovi non è un accordo per risolvere tutti i problemi che si trova ad affrontare la Chiesa in Cina, ma per migliorare la situazione”.

Ha aggiunto il Cardinale che “non si ha la pretesa di concludere la situazione, è un seme che speriamo, con la grazia di Dio e la buona volontà, che possa crescere e portare frutto. Ci vuole tanta pazienza”.

Parlando degli scandali finanziari, il Cardinale ha detto che “parlare di crisi è eccessivo, perché se diamo uno sguardo alla storia ci sono sempre stati momenti difficili, situazioni non del tutto trasparenti, si può fare riferimento al passato recente”.

Il Segretario di Stato vaticano ha però aggiunto che il Papa “ha voluto affrontare direttamente questi problemi, che si sono manifestati proprio per rendere la Curia romana più trasparente possibile, perché possa veramente esercitare il servizio al quale è chiamata”. E questo perché “oggi la gente non accetta il Vangelo da una Chiesa che non sia completamente trasparente. Lo sforzo del Papa va in questo senso”.

Il cardinale Parolin in Camerun

Sarà in Camerun sei giorni, il Cardinale Pietro Parolin, che è nel Paese per imporre il pallio all’arcivescovo Andrew Nkea Fuanya, arcivescovo di Bamenda, e che durante questi sei giorni ha un programma fitto di incontri istituzionali.

Arrivato il 28 gennaio a Yaoundé, il Cardinale Parolin è stato ricevuto dal presidente del Camerun Paul Biya il 29 gennaio. Il Cardinale ha consegnato un messaggio di Papa Francesco, e i due – secondo la stampa locale – hanno discusso anche della crisi anglofona – ovvero la crisi scoppiata nelle regioni anglofone del Nord Ovest che lamentano una marginalizzazione, e che addirittura è arrivata anche ad una deriva separatista.

Molti gli incontri del Cardinale Parolin in programma: il 29 gennaio, il cardinale ha anche incontrato i vescovi della Camerun. Il 30 gennaio, il Cardinale Parolin celebra messa nella Basilica di Maria Regina degli Apostoli di Myolye a Yaoundé, mentre l’imposizione del pallio all’arcivescovo Fuanya è prevista il 31 gennaio a Bamenda.

L’1 febbraio, il segretario di Stato vaticano sarà di nuovo a Yaoundé, dove celebrerà di nuovo messa, questa volta per religiosi e religiose, nella cattedrale di Notre Dame. Il Cardinale visiterà anche la Home of Hope di Yaoundé, un centro fondato quarant’anni fa da padre Yves Lescanne, gesuita, con lo scopo di sostenere i bambini di strada ed i giovani detenuti.

Il Cardinale è arrivato in Camerun il 28 gennaio, accolto dal primo ministro Josesph Dion Ngute.

                                                FOCUS PAPA FRANCESCO

Il Papa ha incontrato il direttore del World Food Program

Il 28 gennaio, Papa Francesco ha avuto una udienza con David Beasley, direttore del World Food Program, il programma alimentare mondiale, una delle agenzie delle Nazioni Unite sull’alimentazione che hanno sede a Roma, e che Papa Francesco ha visitato tutte durante il suo pontificato.

Scopo dell’incontro, la presentazione di un rapporto del World Food Program che ha messo in luce come ci siano più di 300 milioni di bambini che rischiano la fame a causa della pandemia, mentre 39 miliardi di pasti a scuola non sono stati distribuiti.

Mancare la distribuzione dei pasti nutritivi a scuola significa mettere a rischio il futuro di milioni dei bambini poveri del mondo. Rischiamo di perdere una intera generazione.

(La storia continua sotto)

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Secondo una dichiarazione del World Food Program, Beasley ha aggiornato il Papa sull’appello che ha fatto ai miliardari “che sono diventati più benestanti durante la pandemia” perché “si facciano avanti e aiutino a finanziare gli sforzi per supportare affamati e poveri”. Beasley ha anche messo in luce il rischio di carestia in diverse nazioni.

Papa Francesco: solidarietà con chi soffre di Covid-19 nel Caucaso meridionale

 A nome di Papa Francesco, la “Fondazione Buon Samaritano” del Dicastero vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale, attraverso la Nunziatura Apostolica in Tbilisi, ha fatto pervenire una donazione simbolica di centomila euro all’Ospedale Redemptoris Mater di Ashotsk, diretto dai Padri di San Camillo de Lellis, al fine di assistere il numero sempre più crescente di pazienti affetti dal virus Covid-19 nella regione del Caucaso.

Dall'inizio della pandemia, l’Ospedale cattolico ha garantito assistenza gratuita a molti pazienti colpiti dal virus, congiuntamente all’aiuto per sopperire le molteplici forme di povertà della popolazione locale, dato che, secondo Padre Mario Cuccarollo, direttore dell'ospedale camilliano, i recenti conflitti e i disordini sociali hanno messo a dura prova le risorse umane e materiali della sanità. Il dono di Papa Francesco aiuterà all’acquisto di attrezzature sanitarie e forniture mediche per venire incontro alle esigenze sempre crescenti registrate con la seconda ondata dell’infezione virale nella regione.

 La “Fondazione Buon Samaritano” è una delle tante fondazioni cattoliche collegate alla Santa Sede (Vaticano) dedicata all’aiuto umanitario. La Fondazione si ispira alla parabola evangelica del Buon Samaritano, che Papa Francesco, nella sua ultima Lettera Enciclica “Fratelli tutti: sulla fraternità e l'amicizia sociale”, ritiene paradigmatica per tutta la Chiesa nell’impegno responsabile di aiuto ai bisognosi.

                                                FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Vienna, nella giornata dedicata all’Olocausto

Il 28 gennaio, monsignor Janusz Urbacnzyk, rappresentante permanenet della Santa Sede al Consiglio Permanente dell’OSCE, ha parlato del giorno di commemorazione dell’Olocausto, che si tiene nell’anniversario della liberazione dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau il 27 gennaio 1945.

In questa giornata – ha detto monsignor Urbanczyk – “ricordiamo la orribile e terrificante persecuzione e sterminio degli ebrei da parte dei nazisti”, ma anche le altre vittime, come i rom e i sinti, i membri delle minoranze nazionali e i credenti di varie fede e confessioni”. Ma la giornata – ha detto il rappresentante della Santa Sede – serve anche a ricordare “quanti hanno protetto le persone perseguitate a rischio delle loro vite, combattendo l’orrenda crudeltà che li circondava”.

La Santa Sede chiede di “fermarsi e riflettere sulle atrocità che hanno avuto luogo”, e ricorda che “negli ultimi anni, abbiamo assistito alla diffusione di un clima di male e antagonismo, in cui l’odio antisemita è stato manifestato in un numero di attacchi in diverse nazioni. Un clima che tristemente non risparmia la regione OSCE”.

La Santa condanna quindi con fermezza “tutte le vecchie e nuove forme di anti-semitismo”.

                                  FOCUS NUNZIATURE

Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, il discorso del nunzio

L’arcivescovo Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico in Russia, ha tenuto un discorso lo scorso 21 gennaio in occasione dell’apertura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Partendo dal tema di quest’anno – “Rimanete nel mio amore e portate molto frutto” – l’ambasciatore del Papa ha chiesto di riflettere sulla profondità delle parole di Gesù che chiede ai discepoli di amarsi gli uni gli altri.

“Ripetiamole costantemente - in modo che il loro vero significato ci conquistasse, penetrando nel profondo del nostro essere, ci trasformi e ci permetta di essere amore senza confini, che irrigava i cuori degli altri, in modo che gli stessi sentimenti prodotti dall'amore lo avrebbero germogliano in loro., - pace, giustizia, fratellanza”.

L’arcivescovo ha concluso affermando di non avere dubbi “che continueremo ad adempiere al nostro dovere di promuovere l'unità dei cristiani che Cristo desiderava”.

Malesia, arrivato il nunzio Zaluski

La scorsa settimana, l’arcivescovo Wojciech Zaluski, nominato dal Papa lo scorso 29 settembre nunzio in Malesia e Timor Est e delegato apostolico in Brunei, è arrivato a Kuala Lumpur.

Appena arrivato, rispettando le misure sanitarie, l’arcivescovo è stato testato per il COVID e ora è in quarantena. Ancora non è fissato il giorno di presentazione delle Credenziali.

Il primo “ambasciatore del Papa” in Malesia è stato l’arcivescovo Joseph Marino, che ha tenuto l’incarico dal 2013 al 2019, e ora è presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, la “scuola degli ambasciatori del Papa”.

L’arcivescovo Zaluski, 61 anni, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1989, ed ha servito nelle nunziature di Burundi, Malta, Albania, Zambia, Sri Lanka, Georgia, Ucraina, Filippine e Guatemala. Nel luglio 2014 Papa Francesco lo ha nominato nunzio apostolico in Burundi.

Il nunzio Thevenin con il Grande Imam di al Azhar

Il 24 gennaio, l’arcivescovo Nicolas Thevenin, nunzio apostolico in Egitto, ha avuto modo di cenare con il Grande Imam di al Azhar Ahmad al Tayyeb. Questi lo ha invitato a Luxor, dove il nunzio si trovava per una visita all’Eparchia di Tebe.

Il nunzio era accompagnato dal vescovo Emmanuel Bishay, eparca di Tebe e già officiale della Congregazione per le Chiese Orientali. I due sono stati nella casa di al Tayyeb a Luxor, e il Grande Imam ha chiesto della salute del Papa.

Quest’anno ricorrono i 188 anni i relazioni diplomatiche tra Egitto e Santa Sede, dato che il primo scambio di ambasciatori tra i due Stati ha avuto luogo nel 1833.  

                                                FOCUS EUROPA

C’è sintonia tra Spagna e Santa Sede?

Il 27 gennaio, il ministro degli Esteri spagnolo Arancha Gonzalez Laya, ha affermato che le relazioni tra il governo e la Santa Sede “godono di buona salute” e che c’è “una buona sintonia” grazie alla medesima sensibilità delle due parti in questioni come il cambiamento climatico e la difesa dei Diritti Umani.

Papa Francesco ha ricevuto lo scorso 24 ottobre il presidente del governo Pedro Sanchez, cui ha anche fatto un discorso a braccio.

Secondo il ministro Gonzalez Laya, la sintonia si traduce in questioni più specifiche, come l’educazione o la pratica religiosa in Spagna – ma in realtà, la questione educativa è parte di un forte attrito tra il governo spagnolo e la Chiesa.

Altri punti di attrito hanno riguardato l’esumazione di Francisco Franco e la ridestinazione della Valle de Los Caidos.

Francia – Santa Sede, cento anni di relazioni diplomatiche

La Francia spera di accogliere Papa Francesco nel 2021, per sottolineare i cento anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Francia. Una possibilità sarebbe l’incontro della “Famiglia Ignaziana” a Marsiglia nel prossimo novembre, cui il Papa è stato invitato dalla Conferenza Episcopale Francese.

L’ultimo Papa in Francia è stato Benedetto XVI, che ha viaggiato nel Paese nel 2008. Papa Francesco ha toccato suolo francese nel 2014, a Strasburgo, ma ha visitato lì solo il Parlamento Europeo.

I cento anni di relazioni diplomatiche sono piuttosto i cento anni di ripristino delle relazioni diplomatiche. Santa Sede e Francia non si parlarono tra il 1904 e il 1921. Ma le prime relazioni diplomatiche con la “figlia primogenita” della Chiesa risalgono addirittura al 1465.

Un altro anniversario importante riguarda Villa Bonaparte, la sede dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede a Roma da 70 anni. Le mura della villa coincidono con lo spazio della Breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870, un varco attaccato proprio perché proprietà della Francia, al tempo alleata del Papa.

FOCUS AMBASCIATE

L’ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede risponde alla chiamata del Papa

All’Angelus del 24 gennaio, Papa Francesco ha pregato per Edwin, un clochard morto di freddo non lontano dalla Basilica di San Pietro. L’ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede, come già ha fatto altre volte, ha risposto prontamente alla preghiera del Papa di aiutare i senzatetto di Roma a combattere il freddo.

Così, l’ambasciata ha donato cinquanta “Winter Blessing Bags” (Borse di benedizione invernale) e le ha distribuite ai senzatetto intorno San Pietro. Le borse contengono scaldacollo, scaldamani, mascherine chirurgiche e una mascherina di stoffa lavabile, barrette di ceereali, gel disinfettante per le mani.

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