Città del Vaticano , 22 January, 2021 / 4:00 PM
Ormai siamo abituati a questo modo di comunicare di Papa Francesco, attraverso le prefazioni di libri che trova interessanti. Il caso più recente è quello di Joy, la ragazza africana raccontata dalla scrittrice Mariapia Bonanate nel libro "Io sono Joy, Un grido di libertà dalla schiavitù della tratta", Edizioni
San Paolo.
La storia in se è quella che raccontano tante ragazze africane che ancora vengono attratte da una utopica vita migliore lontano da casa loro, magari in Europa. Speranze sempre delusa. Si finisce nel traffico della tratta di persone.
Joy ha 23 anni quando a Benin City viene convinta da un’amica di fiducia a partire per l’Italia con la promessa di un lavoro con il quale potrà mandare denaro alla sua famiglia e proseguire gli studi. Poche ore di viaggio per rendersi conto che è stata ingannata ed è precipitata in un girone infernale: la drammatica traversata del deserto, i campi di detenzione libici, veri e propri lager dove subisce violenze crudeli e conosce orrori indescrivibili, il barcone alla deriva nel Mediterraneo.
Salvata miracolosamente dal naufragio, al suo arrivo in Italia scopre che il lavoro promesso è “la strada”, dove la madam l’obbliga a prostituirsi con il ricatto del woodoo e di un debito di 35.000 euro. A Castel Volturno, in Campania, diventa una schiava di aguzzini senza pietà. Ma Joy, anche nei momenti più drammatici, sorretta dalla forza atavica delle donne della sua terra, non smarrisce mai la fiducia in quel Dio che, sin da bambina, sente come un Amico che abita in lei.
Potrebbe essere un monito per le tante ragazze che cadono nella rete, ma anche una voce di speranza perché Dio non abbandona mai.
Il Papa ha scelto di scrivere la prefazione “con il preciso intento di consegnare ai lettori la testimonianza di Joy come “patrimonio dell’umanità”. E aggiunge: “la sua via crucis si dispiega come un mosaico di realtà vissute dai tanti fratelli e sorelle più vulnerabili, resi “trasparenti” agli occhi degli altri”. E Francesco fa una domanda a chi leggerà il racconto: “dal momento che sono innumerevoli le giovani donne, vittime della tratta, che finiscono sulle strade delle nostre città, quanto questa riprovevole realtà deriva dal fatto che molti uomini, qui, richiedono questi “servizi” e si mostrano disposti a comprare un’altra persona, annientandola nella sua inalienabile dignità?”
E conclude: “ Nel suo cammino verso la libertà, Joy ci indica due realtà fondamentali: anzitutto, la fede in Dio che salva dalla disperazione. Una fede salda, messa alla prova nei momenti più duri. In secondo luogo, la comunità. Joy ha dato inizio alla sua rinascita nel momento in cui è stata accolta dalla comunità “Casa Rut” di Caserta. Una casa di accoglienza può fregiarsi del bel nome di “comunità” solo quando è capace di accogliere, proteggere, integrare e promuovere nel suo seno ogni vita. Questo libro è un racconto di fede, un canto di speranza e di ringraziamento per chi offre la propria vita ponendo in atto questi quattro verbi dal sapore evangelico”.
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