domenica, novembre 24, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Pizzaballa, siamo Chiesa del Cenacolo e del Calvario, siamo Chiesa Madre

“Che significa oggi per la Chiesa di Gerusalemme incontrare e testimoniare il Risorto? Che significa essere Chiesa a Gerusalemme? E che interpretazione ne do io, chiamato ad esserne pastore?” Con queste domande Pierbattista Pizzaballa ha iniziato la sua prima omelia come Patriarca latino di Gerusalemme nella Basilica del Santo Sepolcro.

Non un luogo qualsiasi, ma il Luogo Santo designato dalla tradizione per essere l’inizio di ogni nuovo cammino ecclesiale in Terra Santa. Un luogo che evoca la Pasqua, momento centrale della vita cristiana che si esprime nel “donare la vita per amore”.  Pizzaballa ha invocato la forza, il coraggio e la costanza di dare la propria vita per la Chiesa di Gerusalemme.
Una responsabilità dinanzi alla quale non nasconde sentimenti di timore, riconoscendo come essa superi le sue umane capacità, una “Croce” di cui accetta il peso con rinnovata obbedienza, sull’esempio di quella stessa croce “che ha dato senso a tutte le croci del mondo”.

Una missione che segue quelle già affrontate da Pizzaballa nella Terra di Gesù, dove egli vive da trent’anni.

Ecco dunque il perché del riferimento nell’omelia all’obbedienza e, soprattutto, alla memoria, “essenziale per costruire un ponte tra questo nostro presente, pieno di preoccupazioni e paure, e il futuro di speranza che invece troviamo nel Dio rivelato e incontrato in Gesù”. Un presente che deve essere affrontato con un rinnovato slancio pastorale, che tenga conto delle numerose criticità che affliggono la Terra Santa; sfide per le quali Sua Beatitudine chiede preghiere, memore delle parole pronunciate da Gesù nel giorno della sua Risurrezione: “Non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli…”.

Ieri pomeriggio si è svolta la cerimonia di insediamento, come da tradizione, percorrendo il tragitto che separa, all’interno della città vecchia, il complesso patriarcale dalla Basilica del Santo Sepolcro. Il tutto nel rispetto, per quanto possibile, delle norme di sicurezza che impongono una presenza ristrettissima di persone a questo tipo di eventi per evitare pericolosi assembramenti.

Accompagnato dal clero e da un ridotto seguito di fedeli, il Patriarca ha raggiunto, nel cortile antistante la Basilica, i tre custodi e rappresentanti della cattedrale, che lo hanno ritualmente salutato prima del suo ingresso. Una volta entrato, Pizzaballa ha baciato la pietra della deposizione e ha ricevuto il messaggio di benvenuto da parte del Custode di Terra Santa, Fra Francesco Patton, il quale gli ha augurato di poter ricevere la forza dal Signore Crocifisso per “operare costantemente per demolire il muro dell’inimicizia tra le persone, per portare a superare i pregiudizi e per far crescere la fraternità tra tutti”.

Dopo il caloroso messaggio di Patton, accompagnato dal canto del Te Deum, il Patriarca si è ritirato in meditazione presso l’edicola della risurrezione, situata nell’area chiamata, appunto, “Anastasis”. Di seguito al momento di preghiera, è stata letta dapprima in latino, dal nunzio apostolico mons. Leopoldo Girelli e poi in arabo, dal cancelliere del Patriarcato, Padre Ibrahim Shomali, la bolla papale con la quale il Pontefice ha costituito Padre Pizzaballa Patriarca della Chiesa di Gerusalemme dei latini.

Questa mattina si è svolta invece per Sua Beatitudine Pizzaballa la prima messa nella Basilica del Santo Sepolcro. Nella sua prima omelia da Patriarca, questi ha evidenziato il carattere di specificità della Chiesa di Gerusalemme: una chiesa estesa in un territorio vastissimo, che include quattro Paesi diversi e numerose e differenti comunità umane, religiose ed etniche. Da qui il suo richiamo alla missione di questa Chiesa all’unità, “che è altra cosa rispetto all’uniformità”. Una sfida figlia della grande responsabilità di essere, appunto, la chiesa di Gerusalemme.

“Siamo la chiesa del Calvario”, ha detto, salvo poi ribadire che “proprio sul Calvario nasce la Chiesa”.  Siamo la chiesa del Cenacolo”, ha proseguito, “ma non del Cenacolo con le porte sbarrate e persone paralizzate dalla paura. Cenacolo è luogo del Cristo Risorto che supera le porte chiuse e dona lo Spirito e la Pace”.  Siamo la Chiesa madre”, ha concluso, specificando che “è madre colei che genera”. Una madre non tiene mai nulla per sé - ha detto-, ma vive per colui che ha generato. “Sia dunque così la nostra Chiesa: non ripiegata su di sé e sulle sue ferite e mai dimentica che siamo fatti per la vita eterna”.

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