Rio de Janeiro, 06 November, 2020 / 10:00 AM
Venti nuclei tematici, con lo scopo di “dialogare, incarnarsi, decolonizzare”. L’Assemblea Ecclesiale di Amazzonia (CEAMA) si è riunita per la prima volta dal 26 al 27 ottobre. Un incontro virtuale per via della pandemia, che ha radunato i rappresentanti dei vescovi degli otto Paesi interessati dall’area sotto la presidenza del Cardinale Claudio Hummes, il primo a guidare questo nuovo organismo. Si è trattato di un incontro organizzativo, con lo scopo di darsi una struttura.
All’incontro virtuale hanno partecipato circa 250 persone, tra laici, religiosi, sacerdoti e vescovi. E il comunicato finale ci tiene a sottolineare che la Conferenza è frutto di un percorso nato alla Conferenza di Aparecida del 2007, e che si è poi realizzato nel Sinodo 2019, dopo vari passaggi: l’incontro di Papa Francesco con i vescovi a Rio de Janeiro nel 2013, la creazione della REPAM nel 2014, la visita di Papa Francesco a Puerto Maldonado nel 2018, e poi nel Sinodo per l’Amazzonia del 2019.
Secondo il comunicato finale, l’assemblea “comincia a lavorare in 20 nuclei tematici prioritari”, per “coinvolgere laici, le donne, i nativi, i meticci nel lavoro della Chiesa”, con lo scopo di “servire, difendere, comunicare, influenzare, resistere”; essendo allo stesso tempo una Chiesa che “accoglie le vittime di pandemia”.
Il comunicato finale chiede anche di “formare comunità che possano celebrare l’Eucarestia con una forte coscienza missionaria e ministeriale di tutti i suoi membri”, siano essi “laici, seminaristi, ministri di vita consacrata, sacerdoti e vescovi”.
C’è, in questa frase, anche una piccola pressione verso l’idea dei viri probati, un cammino fortemente discusso durante il Sinodo che però non è entrato nell’esortazione post sinodale Querida Amazonia.
Il Cardinale Michael Czerny, sottosegretario per la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, è anche intervenuto alla plenaria, sottolineando l’importanza di creare una Chiesa con il volto amazzonica, e di “inserirsi nella cultura dei popoli come semenza della economia dell’incarnazione”, rimanendo uno strumento “per dinamizzare l’Evangelizzazione in tutto il territorio”, con componenti diversi che porteranno “ricchezza di spirito, conoscenza ed esperienza”.
Oltre al Cardinale Claudio Hummes, presidente, l’assemblea ha scelto il vescovo David Martinez de Aguirre Guinea, vicario apostolico di Puerto Maldonado, in Perù. Porprio a Puerto Maldonado, Papa Francesco incontrò i popoli dell’Amazzonia durante il viaggio in Perù nel gennaio 2018.
Il comitato esecutivo include il vescovo Eugenio Coter, vicario apostolico di Pando (Bolivia), che funge da rappresentante delle Conferenze Episcopali del territorio amazzonico. Quindi, ci sono le presidenze degli altri organismi regionali: la Conferenza Episcopale Latinoamericana (CELAM), che fu fondata addirittura da Pio XII; la REPAM, vero motore del Sinodo speciale per l’Amazzonia; la Confederazione Latinoamericana dei Religiosi (CLAR); la Caritas di America Latina e Caraibi.
Il comitato direttivo include anche tre rappresentanti dei popoli originari: Patricia Gualinga del popolo kichwa-Sarayakú (Ecuador); suor Laura Vicuña Pereira del popolo Kariri (Brasile), e Delio Siticonatzi del popolo Asháninka (Perú).
La fondazione della Conferenza Episcopale fa seguito ad una precisa richiesta del documento finale del Sinodo, che al punto 115 chiedeva di “creare un organismo episcopale che promuova la sinodalità tra la Chiesa della regione panamazzonica, che aiuti a delineare il volto amazzonico della Chiesa e che continui nell’impegno di trovare nuovi cammini per la missione evangelizzatrice”.
Papa Francesco, poi, nella Querida Amazonia, aveva auspicato al punto 4 che “i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nell’applicazione” del lavoro sinodale”.
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