Parigi, 09 October, 2020 / 12:30 AM
Il Grande Organo di Notre Dame de Paris aveva persino saputo domare i rivoluzionari, che volevano trasformarlo in piccoli cucchiai come avevano fatto con la chiesa di Saint-Roch. Ma Claude Balbasterre, l’ex maestro di clavicembalo di Maria Antonietta, lo salvò con un colpo di genio: all’arrivo dei rivoluzionari decisi a fare in pezzi il Grande Organo, vi improvvisò la Marsigliese, dimostrando che la voce di Notre Dame aveva saputo adattarsi alla storia di Francia. E così lo salvò.
Il Grande Organo che era scampato anche all’annegamento e alle fiamme, persino quelle che il 15 aprile 2019 hanno colpito la cattedrale di Notre Dame. Non è riuscito però a scampare alla polvere di piombo che si è sviluppata con l’incendio, e dunque è arrivato anche per l’organo il momento di essere ripulito. I lavori sono cominciati
Il Grande Organo era stato ricostruito da François Thierry nel 1733, e sosteneva che fosse il più bell’organo del regno. Fu però Viollet-le-Duc, il celebre restauratore di Notre Dame, che chiese ad Aristide Cavaillé-Coll di costruire un organo degno di una cattedrale. Questi lo fece con 86 registri distribuiti su cinque tastiere e lo consegnò nel dicembre 1867. Nel 1910, una esondazione della Senna lo mise a rischio.
Nel 1911, l’ondata di caldo crea cambi di temperatura che l’organo non regge, tanto che si deve areare ogni volta che si suona. Nel 1920, è quasi la fine per l’organo, che tira fuori i suoni a fatica. In quell’anno, si trova a Notre Dame Claude Johnson, direttore della Rolls-Royce, che finanzia un potente elettroventilatore. Nel 1992, l’organo è stato dotato di moderni mezzi informatici, ma poi l’organo ha avuto altri problemi di “soffocamento” del suono per via della polvere.
Nove delle canne dell’organo sono quelle originali medievali. Le tastiere sono su una piattaforma di fronte il rosone occidentale, a 16 metri di altezza. Ed è lì che la polvere di piombo causato dall’incendio è arrivata a soffocare ancora una volta le Grande Orgue, che era scampato alle fiamme ed era però stato sommerso dai litri di acqua versati dai vigili del fuoco nella cattedrale.
Ma il piombo fuso dalla guglia e dal tetto si era depositato in goccioline in ogni superficie dell’organo. Poteva essere pericoloso, più che per l’organo, per le persone che lo avrebbero dovuto suonare e mantenere. Era necessario, dunque, decontaminare l’organo.
Il 3 agosto, sono iniziati i lavori di restauro, e si prevede dureranno fino al 2024. Durante gli ultimi sei mesi, si lavorerà su armonizzazione e messa a punto dell’organo, da fare in religioso silenzio, e se possibile di notte. Per il 16 aprile 2024, è previsto un Te Deum a Notre Dame accompagnato proprio da Le Grande Orgue.
Ma il lavoro dell’organo va accompagnato ad un altro lavoro, altrettanto cruciale: quello di ricreare il “paesaggio sonoro” in cui la musica dell’organo si sprigionava. Per questo motivo, è stata chiamata Mylène Pardoen, archeologa dei paesaggi sonori, ingegnere ricercatore presso l’Istituto di Scienze Umane di Lione. Un bel passo avanti, rispetto a quando si discuteva persino di rendere più moderna la cattedrale di Parigi.
È chiamata a ricostruire il “cocktail unico” di legno e pietra di Notre Dame, che dava all’organo una particolare tonalità.
Pardoen coordina il gruppo acustico “CNRS Notre-Dame site”, che lavorerà per cinque anni a identificare le migliori strategie di restauro per riportare la cattedrale alla sua acustica originale.
Sarà un lavoro meticoloso, orientato persino a ricreare l’ambiente del Medioevo, che si occupa anche di scegliere quali pietre prendere e da quali cave. Mylène Pardoen pensa di poter iniziare a prendere le letture nella cattedrale alla fine di ottobre, all'inizio di novembre. Fino ad allora dovrà trovare i finanziamenti, in particolare per il materiale che non potrà uscire dalla cattedrale perché "inquinato".
Intanto, proseguono i lavori a Notre Dame. Il ponteggio carbonizzato arroccato sopra il transetto della cattedrale è stato smantellato.
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