Città del Vaticano , 05 October, 2020 / 6:00 PM
Egli impiegò le risorse della sua ricca personalità e della sua solida spiritualità per far conoscere ed accogliere Cristo in Africa, continente che amava profondamente. Come non volgere, anche quest’oggi, lo sguardo con affetto e preoccupazione a quelle care popolazioni? Terra ricca di risorse umane e spirituali, l’Africa continua ad essere segnata da tante difficoltà e problemi. Possa la Comunità internazionale aiutarla attivamente a costruire un futuro di speranza”. Era il 5 ottobre 2003 Giovanni Paolo II dichiarava santi tre missionari tra cui Daniele Comboni.
Una urgenza sempre attuale quella della missione per Giovanni Paolo II, e lo aveva detto, sempre ai comboniani, nel 1996 il Papa lo aveva dichiarato beato e per la messa di ringraziamento aveva detto che “La preghiera deve diventare anche oggi sempre più il primo e fondamentale mezzo di azione missionaria nella Chiesa. Per questo esprimo il mio vivo apprezzamento per la preziosa opera svolta in questo campo dai Cenacoli di orazione missionaria , recentemente sorti all'interno della vostra spiritualità. Auspico che tale valida iniziativa pastorale continui a diffondersi nelle parrocchie in armonia con le altre attività pastorali, dando vigore alla coscienza missionaria di tutti i battezzati”.
Un impegno per tutti i battezzati quello missionario ribadito dal Papa varie volte nel pontificato e in particolare con la enciclica Redemptoris missio del 1990. Il Papa dichiara subito lo scopo della sua rinnovata riflessione sulla missione: “ A venticinque anni dalla conclusione del Concilio e dalla pubblicazione del Decreto sull'attività missionaria Ad gentes, a quindici anni dall'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del pontefice Paolo VI di v.m., desidero invitare la chiesa a un rinnovato impegno missionario, continuando il Magistero dei miei predecessori a tale riguardo . Il presente documento ha una finalità interna: il rinnovamento della fede e della vita cristiana. La missione, infatti, rinnova la chiesa, rinvigorisce la fede e l'identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell'impegno per la missione universale”.
E un santo come Daniele Comboni è proprio un modello per la sua modernità e l’audacia della sua opera che si è realizzata “nella preparazione e nella formazione dei futuri presbiteri, nell’instancabile animazione missionaria anche attraverso scritti e pubblicazioni, nella fondazione di due Istituti, maschile e femminile, esclusivamente dediti alla missione "ad gentes", lottando per l’abolizione della terribile tratta degli schiavi e operando attivamente "per la rigenerazione dell’Africa mediante se stessa". Queste intuizioni del nuovo Beato hanno portato grandi frutti per l’evangelizzazione del continente africano, preparando la strada all’attuale consolante sviluppo della Chiesa in Africa.
"Portare l’umanità alla luce della vita eterna": l’ideale di Daniele Comboni prosegue ancora oggi nell’apostolato dei suoi figli e delle sue figlie spirituali”.
Un esempio di come i cristiani devono far arrivare Cristo a tutte le genti, come scrive senza nella introduzione della Redemptoris missio Giovanni Paolo II: “Popoli tutti, aprite le porte a Cristo! Il suo Vangelo nulla toglie alla libertà dell'uomo, al dovuto rispetto delle culture, a quanto c'è di buono in ogni religione. Accogliendo Cristo, voi vi aprite alla parola definitiva di Dio, a colui nel quale Dio si è fatto pienamente conoscere e ci ha indicato la via per arrivare a lui.
Il numero di coloro che ignorano Cristo e non fanno parte della chiesa è in continuo aumento, anzi dalla fine del Concilio è quasi raddoppiato. Per questa umanità immensa, amata dal Padre che per essa ha inviato il suo Figlio, è evidente l'urgenza della missione.
D'altra parte, in questo campo il nostro tempo offre nuove occasioni alla chiesa: il crollo di ideologie e di sistemi politici oppressivi; l'apertura delle frontiere e il formarsi di un mondo più unito grazie all'incremento delle comunicazioni, l'affermassi tra i popoli di quei valori evangelici, che Gesù ha incarnato nella sua vita (pace, giustizia, fraternità, dedizione ai più piccoli); un tipo di sviluppo economico e tecnico senz'anima, che pur sollecita a ricercare la verità su Dio, sull'uomo, sul significato della vita.
Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un'umanità più preparata alla semina evangelica. Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli.”
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