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Letture, quei 33 giorni di sorriso preparati dalla vita di Albino Luciani

Un sorriso unico, per il quale si prova una nostalgia profonda, che non si spegne mai. E’ il sorriso di Albino Luciani, patriarca di Venezia, Papa Giovanni Paolo I e futuro beato. Quarantadue anni fa il neoeletto Pontefice si spegneva il 28 settembre 1978, e il mondo accoglieva con stupore e incredulità questa scomparsa.

Lo avevano già definito “Il Papa del sorriso”. Perché il suo era un sorriso particolare, semplice, luminoso, confidente. E quell’immagine non viene cancellato dal tempo, anzi, sembra delinearsi sempre più chiaramente nella memoria collettiva. In coincidenza con il quarantaduesimo anniversario della sua morte, è appena uscito  un volume su di lui, ricco di fotografie, molte delle quali inedite, che lo descrive  lontano dall'ufficialità, nei momenti più quotidiani,  insieme alle persone più care, mentre coltivava  i suoi studi che poi sarebbero diventati i suoi insegnamenti. Il libro si intitola proprio  "Nostalgia di un sorriso", pubblicato dall’Associazione Oasi Papa Luciani Onlus e presentato a Venezia.

    Il libro è curato da monsignor Ettore Fornezza, che per quasi dieci anni è stato accanto a Luciani prima come diacono, poi come prete e aiutante personale ed è attualmente presidente dell'Associazione, creata in memoria dell'ex patriarca di Venezia, poi salito al soglio pontificio.
    I ritratti illustrano il suo apostolato tra il Bellunese, Vittorio Veneto, Venezia e infine i trentatre giorni del suo pontificato romano. Un viaggio nella memoria alla riscoperta di un uomo che, come si diceva, è rimasto ancora nel cuore di molta gente.
    “Il sorriso”, scrive Fornezza, “era la sua prerogativa, malgrado non ci si aspetti che un montanaro, un prete per di più, caratterizzi il suo modo di essere proprio con quel gesto che più avvicina i cuori della gente. Di quel sorriso provo grande nostalgia. Un sorriso che arrivava quando mi accoglieva nella sua stanza in Patriarcato, quando mi salutava al mattino e alla sera, quando pregava e quando celebrava la messa. Quando incontrava i veneziani, i parrocchiani della Diocesi e soprattutto i bambini: Albino Luciani li amava”.
   

Molte sono le storie e le particolarità che si intrecciano intorno alla figura di Luciani, negli anni veneziani. Giorni fa il libro è stato presentato nella Scuola di San Rocco, celebre anche per via delle meravigliose opere di Tintoretto che il maestro ha dipinto proprio per la Scuola, di cui l’allora patriarca era un confratello. Ed è stato un luogo molto amato da Luciani, che era un appassionato d’arte, e che alla Scuola veniva spesso in visita, accompagnando amici e cardinali, con la felicità di mostrare capolavori assoluti che nutrono la parte più profonda dello spirito, con la loro bellezza. Lui sapeva considerare i tesori della creatività umana, lui stesso amava scrivere, ed era uno scrittore apprezzato, ma, in realtà, “si considerava polvere, un bambino nelle mani di Dio”, è stato ricordato nella presentazione del volume, ed è questo, probabilmente il senso più autentico della sua profonda spiritualità.

Oltre alla biografia, alle testimonianze e agli aneddoti su papa Luciani, il libro contiene anche un omaggio alla sua terra, a quell'oasi che ora porta il suo nome in località Ghisel di Cencenighe (Belluno), a due passi da Canale d'Agordo, dove don Fornezza ha realizzato un luogo di ritrovo e preghiera per tanti giovani  delle parrocchie veneziane e non solo.

Questi sono i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza di Luciani, il paese che sempre gli è rimasto nel cuore, in questa terra di montagna, ricca di bellezza ma dove, prima dell’arrivo del turismo e del benessere, non è mai stato facile vivere. Lo sapeva bene la famiglia Luciani, quando il padre Giovanni dovrà emigrare per cercare lavoro. A Canale ogni pietra, si potrebbe dire, parla di quel ragazzo destinato ad un futuro memorabile, della sua semplice e intensa vita di quei giorni.

 

Dall’anno scorso è diventata un museo visitabile la casa dov’è nato, il 17 ottobre del 1912, e dove ha vissuto la sua vita da fanciullo. La diocesi di Vittorio Veneto l’ha acquistata dai nove nipoti di Albino Luciani, il 27 giugno del 2019, ma era disabitata dal 2008, anno della morte di Edoardo, il fratello di Papa Giovanni Paolo I.

Qui arrivavano le lettere che il giovanissimo Albino, all’inizio del suo cammino vocazionale, ricevette dal padre, che era emigrato in Francia per cercare lavoro, e che il futuro Papa conserverà sempre nel portafoglio. “Spero che quando sarai prete”, scriveva Giovanni Luciani, “starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte”.

 

Nostalgia di un sorriso, a cura di Ettore Fornezza, Associazione Oasi Papa Luciani Onlus

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