Città del Vaticano , 22 September, 2020 / 4:00 PM
Il Cardinale Parolin ne è certo: le Nazioni Unite sono necessarie “oggi più che mai”, anche se non sono perfette, hanno avuto i loro alti e bassi. Ma rappresentano comunque un punto di riferimento per tutti i popoli, che da sempre hanno guardato all’organizzazione come una risorsa di speranza per la pace nel mondo e l’armonia tra gli Stati.
Comincia oggi la settimana di Alto Livello delle Nazioni Unite, con una commemorazione (virtuale, per via della pandemia) del 75esimo anniversario dell’organizzazione. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, interviene a nome della Santa Sede, non solo stabilendo il tono di quello che sarà l’impegno diplomatico in questi giorni, ma anche accennando a temi che probabilmente Papa Francesco svilupperà in maniera più approfondita sia nel suo intervento al dibattito, che avverrà il 25 settembre nella tarda mattinata di New York, sia nella enciclica “Fratelli Tutti” in pubblicazione il prossimo 4 ottobre.
Nell’intervento del Cardinale Parolin si combinano sfide attuali e sfide di lungo termine della Santa Sede. Come quella della riforma delle Nazioni Unite, un tema che non solo era presente nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI, ma era stata sollecitata prima da Giovanni Paolo II e anche da Paolo VI. E poi, il tema dell’importanza del multilaterale, cioè dei tavoli cui siedano tutti gli Stati, e non solo alcuni, per risolvere le grandi questioni mondiali. Tema che Papa Francesco ha enfatizzato nel suo discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.
Il Cardinale Parolin sottolinea che i popoli hanno portato davanti alle Nazioni Unite “il loro desiderio per la fine del conflitto”, ma anche per un “maggiore rispetto della dignità della persona umana, l’alleviamento delle sofferenze e della povertà e l’affermazione della giustizia”.
La Santa Sede ritiene che l’ONU non sia chiamata solo “ad affermare gli ideali nei quali si è fondata, ma piuttosto a lavorare con più determinazione per rendere questi ideali una realtà della vita di ogni uomo e donna”.
Il Cardinale ricorda che la Santa Sede ha sempre avuto un ruolo attivo nell’organizzazione sin da quando vi ha partecipato come osservatore permanente nel 1964, e i Papi che la hanno visitata hanno spronato l’organizzazione ad essere “un centro morale dove ogni nazione si senta a casa e la famiglia delle nazioni possa convenire, e dove la comunità internazionale, in spirito di fraternità umana e solidarietà, progredisca insieme con soluzioni multilaterali alle sfide globali”.
Il Cardinale Parolin sottolinea che la pandemia del COVID 19 ha reso “chiaro che non possiamo pensare solo a noi stessi o promuovere divisioni”, ma dobbiamo piuttosto “lavorare insieme per superare le peggiori piaghe mondiali, considerando che il peso portato da alcuni colpisce necessariamente l’umanità e l’intera famiglia delle Nazioni”.
Il Cardinale riconosce il ruolo delle Nazioni Unite nel “proteggere e servire” il diritto internazionale, nell’affrontare le emergenze alimentari e abitative, nella cura della casa comune, nel porre fine a guerre e conflitti, nonché nel farsi promotore dei “diritti umani universali, che includono il diritto alla vita e la libertà religiosa, necessari per la promozione di un mondo in cui la dignità di ogni persona umana è protetta e affermata”.
Certo, ammette il segretario di Stato vaticano, “ci sono state sfide e passi indietro, anche contraddizioni e fallimenti”, ma “le Nazioni Unite non sono perfette e non sempre hanno vissuto secondo i loro ideali, e persino si sono fatte danno da sole ogni volta che gli interessi particolari hanno trionfato sul bene comune”.
C’è dunque bisogno di “revitalizzare sempre lo spirito originario per rendere propri i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite, nel contesto di un mondo che cambia”. E c’è anche bisogno che “i diplomatici e le nazioni che rappresentano si impegnino nell’obiettivo di seguire il bene comune in buona fede, attraverso il genuino consenso e il compromesso”.
Ma, conclude il Cardinale, “l’organizzazione delle Nazioni Unite, dove i popoli del mondo si uniscono in dialogo e azione comune, è necessaria oggi più che mai per rispondere alle speranze dei popoli del mondo”.
Papa Francesco proseguirà e svilupperà questi temi il 25 settembre, tra l’altro quinto anniversario della sua visita al Palazzo di Vetro, con un discorso improntato sul multilateralismo e sulla necessità di rispondere uniti alla pandemia del coronavirus. Un discorso che sembra il Papa stia limando fino all’ultimo minuto, e che sarà registrato in video.
Nell’agenda della Santa Sede, un intervento dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti sugli Stati, al Summit sulla Biodiversità del 30 settembre; un intervento di Francesca De Giovanni, sottosegretario per gli Affari multilaterali della Sezione per i Rapporti con gli Stati, al summit per ricordare il 25esimo della Conferenza sulla Donna di Pechino l’1 ottobre; un altro intervento dell’arcivescovo Gallagher il 2 ottobre, al summit sulla Giornata Internazionale per l’Eliminazione Totale delle Armi Nucleari.
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