Walsingham, 12 August, 2020 / 10:00 AM
Quest’anno, l’Inghilterra è stata riconsacrata come “Dote di Maria”. È un segno della particolare devozione mariana del popolo inglese. Decenni di anglicanesimo non hanno infatti spazzato del tutto via la devozione dei cattolici di terra d’Albione per la Madonna, cui da sempre si sono rivolti nei momenti difficili. Ma anche in Irlanda la devozione alla Madonna è stata diffusa, a partire dalla predicazione di San Patrizio. In entrambi i casi, la fede di Maria è stata uno straordinario collante per la loro nazione.
Si dice che fu Giuseppe d’Arimatea ad evangelizzare la Britannia, e che fu proprio lui, che raccolse e depose il corpo di Cristo, ad erigere la prima cappella alla Vergine, su ordine diretto dell’Arcangelo Gabriele. In quel luogo nacquero poi l’Abbazia e il santuario di Glastonbury.
Nel 597, Sant’Agostino di Canterbury viene inviato da Papa Gregorio Magno a predicare il Vangelo. Il mandato è quello di non distruggere le usanze religiose di quei popoli, ma piuttosto di convertirli. E così, sorgenti e pozzi, parti del culto pagano e celtico di quei posti, vengono dedicati alla Vergine, e danno origine a vari santuari, mentre a centinaia di fiori vengono attribuiti nomi mariani, mentre prima erano dedicati alla Dea Pagana dell’Amore e della fecondità.
Nasce così, in Edoardo il Confessore, l’idea di consacrare il regno alla Vergine come sua dote. L’idea viene dai costumi matrimoniali degli anglo sassoni. Lì, la moglie veniva comprata con il versamento di una dote alla famiglia di lei. Il cristianesimo fa sì che la dote non sia versata alla famiglia, ma alla sposa stessa, e così l’entità della dote testimoniava l’amore dello sposo per la sua donna.
Di conseguenza il re, offrendo l’Inghilterra alla Vergine come sua dote, le donava tutto quanto possedeva. Il re non governava più a suo nome, ma come vassallo della Vergine.
Il popolo inglese era fiero di questo titolo. Nel 1287, il Sinodo di Exeter stabilì che, a fianco della statua del Santo Patrono, si esponesse alla venerazione anche una statua mariana. Molte città furono dedicate alla Vergine. Non si sviluppò, a differenza di quello che accadde in oriente, una tradizione di icone, ma piuttosto si eressero molte statue alla Vergine. E, come era successo in Austria e Germania, anche i pellegrinaggi mariani si diffusero a macchia d’olio. Mete predilette erano Addington, Egmantanton, Glastonbury e Walsingham.
È quest’ultimo il pellegrinaggio più importante, perché il santuario di Walsingham è considerato il santuario nazionale inglese. Ci andarono tutti i re di Inghilterra, persino Enrico VIII; nel 1511, quando era ancora in comunione con Roma.
Walsingham,è infatti considerato “la Loreto di Inghilterra”. Fondato nel 1061 da una certa Richeldis, la piccola costruzione iniziale fu poi racchiusa in una sontuosa chiesa gotica. La sua distruzione nel 1538 rappresentò un duro colpo, nel 1897 fu dedicata nella chiesa della parrocchia anglicana di King’s Linn una cappella alla vergine, con una statua che imitava quella nell’antico santuario e si organizzò il primo pellegrinaggio della chiesa anglicana dopo la riforma. Nel 1934 fu costruito un nuovo santuario e ripresero i pellegrinaggi.
Glastonbury, invece era sorto sulle rovine di un antichissimo luogo di culto celtico, culla del cristianesimo inglese, dove furono costruiti molti monasteri e chiese fino alla costruzione eretta dai normanni tra il 1184 e il 1370.
Due anni dopo lo scisma anglicano del 1534, Enrico VIII sopprime monasteri e santuari e ne confisca i beni, in modo da utilizzare il denaro per finanziare le guerre. Non si salvò quasi nulla, e Walsingham e Glastonbury si ridussero a ruderi. Il popolo non stette a guardare. Nel 1536, vi fu un pellegrinaggio di grazia a Walsingham composto da insorti, che si definivano pellegrini e marciavano divisi per parrocchie. E però il popolo era abbandonato a se stesso.
Solo nel 1800 le leggi contro i cattolici vennero abolite. Contestualmente, il Romanticismo portò al recupero della cultura medievale, e di questo recupero incluse anche il culto mariano. Gli anglicani, allora, cominciarono a collocare immagini mariane nelle loro chiese e fecero rivivere alcuni antichi santuari e i pellegrinaggi. I cattolici, dal canto loro, si impegnarono per far risorgere gli antichi santuari negli stessi luoghi, o nelle immediate vicinanze.
Non deve sorprendere che a Glastonbury vadano sia pellegrini cattolici e anglicani. E la cappella mariana è la meglio conservata dei ruderi antichi, perché la gente non osò trasportarne via le pietre.
Anche in Irlanda il culto mariano si diffuse subito, anche se non ci sono grandi testimonianze dei primi secoli, dato che i vichinghi, con le loro scorribande, avevano distrutto tutto. Si sa, però, che la devozione era molto intensa, tanto che in gaelico i nomi di Dio, Gesù e Maria sono fusi in una sola espressione, mentre una litania dell’VIII secolo invoca la Vergine come “sole della nostra stirpe”.
L’evangelizzazione dell’Irlanda era a quel punto cominciata da tre secoli: San Patrizio era stato schiavo in Irlanda, e vi tornò nel 432, come vescovo e missionario, diffondendo il cristianesimo ovunque.
Dopo la tempesta vichinga dell’VIII secolo, si dovette aspettare l’XI secolo per una rifioritura del cristianesimo sull’isola. La operarono i normanni, che altro non erano che vichinghi convertiti, e che cercarono di sostituire la liturgia locale con la liturgia romana e diedero impulso al culto mariano, dedicando prima alla Vergine parecchi luoghi in cui prima si dedicavano santi romani, e poi fondando santuari mariani dedicati a Nostra Signora della Grazia (si trovavano a Youghal, Trim, Limerick), tutti perduti durante la dominazione inglese.
Particolarmente diffuso è il toponimo Kilmury, chiesa di Maria, che dimostra come le chiese dedicate a Maria fossero moltissime.
Dopo lo scisma, Enrico VIII costrinse il Parlamento irlandese ad accettarne la supremazia in materia religiosa. Gli irlandesi si strinsero, come reazione, alla loro fede cattolica, con un fervore che tradiva l’idea che l’Irlanda vedeva rispecchiata nel cattolicesimo la propria identità nazionale.
Così, quando gli irlandesi insorsero nel 1641, utilizzarono “Santa Maria” come grido di guerra, e posero la Vergine con il bambino, circondata dalla Corona del rosario, sul loro stendardo, ancora conservato nel convento di Tallaght, presso Dublino. Nel 1647, la prima assemblea nazionale del nuovo regno di Irlanda proclamò Maria come protettrice.
Oliver Cromwell, che guidò l’Inghilterra dopo l’esecuzione del re Carlo I, fu spietato nel risolvere il problema irlandese. Girò l’isola distruggendo ogni vestigia cattolica. Senza luoghi di culto, gli irlandesi alimentarono la loro fede grazie al Rosario, rafforzando così l’identità cattolica della popolazione. I pellegrinaggi, seppur vietati, rimasero clandestinamente. Accanto ad ogni chiesa c’era un pozzo sacro e una sorgente il cui culto affondava le radici nella religione celtica. C’era, in fondo, molta superstizione. Ma questa aiutò l’Irlanda a tenersi viva.
Nel 1828, leggi contro cattolici vengono abolite. Tutti i leader cattolici irlandesi avevano una devozione mariana. Ad esempio, Daniel O’Connell (1775 – 1847) spesso sceglieva feste mariane per i suoi interventi al Parlamento di Londra. Al ritorno della libertà, si decide di non riedificare vecchi santuari e conventi, ed è il motivo per cui, a parte il santuario di Knock, non ci sono grandi santuari in Irlanda. Ma si dice anche che il vero santuario alla Vergine è stato eretto dagli irlandesi nel loro cuore.
L’Anno Mariano proclamato nel 1954 fu vissuto in modo eccezionalmente intenso. Da quel periodo in poi, sono sorti moltissimi santuari mariani, che hanno una particolarità: non sono chiese e nemmeno cappelle, ma piuttosto altari all’aperto, edicole, grotte di Lourdes, che hanno sesso un recinto sacro, molto curato.
Il Santuario più noto è quello di Nostra Signora d’Irlanda, a Knock. Visitato da Giovanni Paolo II e Papa Francesco, ha origine da una apparizione del 21 agosto 1879, molto complessa: assieme alla Vergine apparvero San Giuseppe e San Giovanni evangelista in abiti pontificali, davanti ad un altare con sopra il divino agnello e una croce
Il fatto ebbe moltissima risonanza, cominciarono pellegrinaggi costanti, e permise anche di ridurre molta della rabbia sociale accumulata contro gli inglesi. L’apparizione fu interpretata come un segno dell’assistenza celeste e un appello a rimanere fedeli alla Chiesa cattolica.
(La storia continua sotto)
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