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La Madonna e le radici cristiane d’Europa. Un percorso tutto da scoprire

Una veduta frontale della Cattedrale di Strasburgo

Robert Schuman era solito andare a pregare nella Cattedrale di Strasburgo. E lì, in quella cattedrale dedicata a “Notre Dame”, con una torre che sale fino in cielo e un orologio a scandire il tempo, pensò quella che sarebbe stata l’Unione Europea. Ed è lì che portò Jean Monnet, non credente, ma sensibile ai valori della pace, per costruire l’architettura dell’Europa, insieme ai due leader cattolici Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer. Ed è proprio in quella chiesa, tra l’azzurro delle vetrate, che la leggenda narra sia nata la bandiera europea.

Sotto il segno di Maria. Così nasce l’Unione Europea. In una cattedrale dall’architettura bella, perfetta da vedere, che sale fino al cielo. C’è, nella cattedrale di Strasburgo, una vetrata che è stata proprio donata dai padri dell’Unione Europea. E in fondo, l’Unione Europea non poteva che avere una delle sue sedi in una città che si chiama “Strasbourg”, incrocio di strade.

Se si vuole comprendere l’Europa, si deve guardare alla devozione per la Madonna. Non soltanto perché tutto nasce, in fondo, nella cattedrale di Strasburgo, una delle moltissime dedicate a Nostra Signora che sorge nel cuore della Francia, figlia primogenita della Chiesa.

C’è un fatto incontrovertibile. La Costituzione Europea del 2003 non aveva incluso il riferimento chiaro alle radici cristiane dell’Europa. Eppure, in quel testo veniva sottolineato che la bandiera europea era di 12 stelle su fondo azzurro. Ebbene, quelle dodici stelle sono le dodici stelle di Maria, quelle descritte nell’Apocalisse.

Sono le dodici stella riprodotte sulla medaglia miracolosa che il giovane artista Arsene Heiz portava sempre con sé.

È una medaglia su cui campeggiano le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: “Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te”, coniata in seguito alle visioni – avvenute nel 1830 a Parigi – di santa Catherine Labouré. La quale rivelò di aver avuto incarico dalla Madonna di far coniare e diffondere la “medaglia miracolosa”, che ben presto divenne uno degli oggetti più diffusi nel mondo cattolico. Ne aveva una anche santa Bernadette Soubirous, quando, l’11 febbraio 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.

Anche Heitz aveva la medaglia al collo, e nutriva una speciale venerazione per l’Immacolata. E questa venerazione è l’ispirazione del suo disegno: dispone le stelle in circolo, come nella medaglia, su uno sfondo di azzurro mariano. È un’idea vincente.

A presiedere la giuria c’era un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy. Questo non conosceva le origini del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori: in fondo, l’azzurro e il bianco (le stelle non erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d’Israele, che si ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la preghiera.

Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come simbolo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele. Curioso come le due religioni siano unite simbolicamente anche nella scelta della bandiera dell’Unione: Maria è “la figlia di Sion”, il legame tra Antico e Nuovo Testamento; e il numero delle stelle collega strettamente le due fedi, visto che dodici sono le tribù di Israele e dodici i discepoli di Gesù. Anche la bandiera, in qualche modo, richiama le radici giudaico-cristiane d’Europa.

Quasi un segno del destino, in fondo, a sottolineare, però, una devozione comune, un qualcosa presente in tutti i popoli d’Europa. Un culto mariano che si sposta dalla Spagna della Vergine del Pilar al Baltico Terra di Maria, che si snoda nel Belgio delle confraternite religiose e nei santuari di Brezje in Slovenia a Mariazell in Austria, che va da Marja Bistrica in Croazia a Csíksomlyó (Sumeleu Ciuc in Romeno) in Romania, passando per i santuari tedeschi, per le edicole che si trovano in tutta Europa, arrivando alla devozione mariana in terra d’Irlanda e nell’Inghilterra che addirittura si considera “dote di Maria”.

Il tutto collegato da quella che può essere considerato il santuario dei santuari, l’apparizione delle apparizioni, perché mai, forse, quelle rivelazioni sono state considerate così legate alla storia d’Europa: Fatima, con la richiesta di consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria e la descrizione dei grandi e sanguinosi eventi del XX secolo.

Ci sono dei punti in comune, nei santuari e nelle apparizione: la Madonna appare là dove ci si dimentica di Dio, o dove Dio viene marginalizzato, dal Portogallo massone alla Francia illuminista alla Polonia sotto il giogo prussiano; la Madonna appare per proteggere i cristiani (sono tanti gli atti eroici compiuti nel nome di Maria) e per difendere la cristianità; la Madonna appare come sempre come aiuto nello sviluppare la fede.

Ripercorrere la storia cristiana europea significa anche ripercorrere la storia dei santuari mariani e del modo in cui sono nati. Non toccheremo l’Italia, in questo viaggio, che pure ha grandi segni di devozione mariana, a partire dalla Santa Casa di Loreto. Ma, in fondo, in ogni apparizione, in ogni storia, c’è uno sguardo rivolto a Roma, al Papa, alla Chiesa. C’è un legame profondo che non si spezza mai. È per questo che si deve ripercorrere la storia della devozione mariana dell’Europa. Perché in questo modo se ne possono comprendere davvero le radici.

 (1- continua)

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