Roma, 04 July, 2020 / 10:00 AM
Giovane e santo Pier Giorgio Frassati cercava qualcosa di nuovo per la sua vita e, quel nuovo, l’ha trovato in Gesù.
E’ morto 95 anni fa, alla giovane età di 24 anni, nella sua Torino. E’ il 4 luglio 1925. Il giorno dopo i funerali con l’intera città presente. Molti con i vestivi che lui, terziario domenicano, aveva dato ai tanti poveri che incontrava per le strade. E Torino, la città dei santi sociali, non dimentica questo suo figlio beatificalo il 20 maggio 1990 da Giovanni Paolo II. Oggi nella Cattedrale, per la festa annuale, celebrazione presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia. Un appuntamento di preghiera e festa per i giovani e per rinnovare con Pier Giorgio – scrive il settimanale diocesano “La Voce e il Tempo - il desiderio di mettersi in cammino, anche in questo tempo segnato dalla pandemia.
E’ in festa anche la diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino che si prepara alla beatificazione di un altro giovane, Carlo Acutis che avverrà nella città del Poverello sabato 10 ottobre, alle 16, nella basilica papale di San Francesco. “La gioia che da tempo stiamo aspettando ha finalmente una data”, ha detto il vescovo Domenico Sorrentino: “la notizia costituisce un raggio di luce in questo periodo in cui nel nostro Paese stiamo faticosamente uscendo da una pesante situazione sanitaria, sociale e lavorativa. In questi mesi abbiamo affrontato la solitudine e il distanziamento sperimentando l’aspetto più positivo di internet, una tecnologia comunicativa per la quale Carlo aveva uno speciale talento, al punto che papa Francesco, nella sua lettera Christus vivit rivolta a tutti i giovani del mondo, lo ha presentato come modello di santità giovanile nell’era digitale”.
La sua beatificazione lo porterà ancor più all’attenzione del mondo giovanile. Un mondo giovanile che nelle diocesi italiane è al centro dell’attenzione da parte dei vescovi. Giovedì all’alba, nella messa delle 5,30, l’arcivescovo di Matera-Irsina, Giuseppe Caiazzo, in occasione della festa della Madonna della Bruna, si è rivolto ai giovani “amanti della vita, della musica, del ballo: ottima cosa. Ma sapete bene che – ha detto - quando ci si sballa, la gioia che si prova dura poco e per risentire le stesse sensazioni c’è bisogno di altro ‘sballo’”. La gioia “non è duratura e ciò lentamente provoca dipendenza e insoddisfazione”.
I giovani sono “l’adesso di Dio”, ha detto Caiazzo: “siete chiamati ad essere contagiosi, trasmettendovi l’uno con l’altro il virus dell’amore, della gioia, della voglia di vivere e far vivere, dello shalom che vi fa danzare di gioia”. E in un messaggio l’arcivescovo lucano, rivolgendosi alle autorità politiche e militari ha “parlato non di voi ma per voi”, ha scritto riferendosi ai giovani invitandoli ad un progetto della diocesi di Matera-Irsina che prevede l’ascolto dei giovani. L’iniziativa si svolgerà a settembre. A Caltagirone interessante ed intenso dialogo tra i giovani e il vescovo, Calogero Peri che si può ascoltare e vedere on line. Ai giovani si rivolge anche l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone con una lettera dl titolo “Paura di cadere…voglia di volare”. Il titolo è tratto da un brano di Jovanotti destinato, come spiega lo stesso presule, a sensibilizzare l’intera cittadinanza e i giovani in particolare sulla prevenzione delle stragi sulle strade. Un testo, quello dell’arcivescovo, scritto in questo tempo di pandemia e pubblicato dalla Rubettino, che invita i giovani alla riflessione. “Forse non lo sai, ma tu stai a cuore alla Chiesa. Pensa – scrive l’arcivescovo che è anche presidente della Conferenza Episcopale della Calabria - che molti vescovi si sono incontrati con papa Francesco per discutere di te e di tutti quelli che hanno la medesima giovane età. Sai: il papa ti ha anche indirizzato una lettera, molto significativa e bella. Il titolo è ‘ Christus vivit’ (Cristo è Vivente)”. Oggi, purtroppo, l’età adulta è “in crisi: questo –scrive ancora Bertolone - lo percepisci e ne soffri. Vorresti trovare delle guide, dei maestri, dei testimoni autentici che parlino con la vita più che con le parole”. Allora “chiedi al Signore che ti mandi un maestro saggio, capace di discernere il vero dal falso e guidarti in modo tale che, imparando da lui, tu possa fare sempre il bene ed evitare il male”.
Bertolone sogna che la lettura di questa lettera, “composta quasi di getto” trasmetta ad ogni lettore la bontà, la pulizia, la mitezza, la fortezza, incitando i giovani a ritrovare le ali per il volo verso la vera libertà…
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