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Un servizio di EWTN News

Sull'aereo di Papa Benedetto, noi giornalisti a colloquio con un teologo viaggiatore

Quando Benedetto XVI si è recato in Messico e a Cuba ha conquistato un primato: è stato il Papa più anziano a compiere un viaggio internazionale. Questo spiega molto del significato dei viaggi nel pontificato del Papa teologo che ha raccolto l’eredità del Papa viaggiatore Giovanni Paolo II.

Quando il 19 aprile del 2005 il collegio dei cardinali elegge Joseph Ratzinger come 264° successore di San Pietro probabilmente non molti immaginano che Benedetto XVI viaggerà tanto quanto il suo immediato predecessore. Ratzinger ha appena compiuto 78 anni, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha soprattutto dedicato il suo tempo allo studio e all’esame di testi, è  l’anima teologica del pontificato di Giovanni Paolo II, ma di certo non é un viaggiatore. Eppure il mondo lo conosce bene. Lo incontra ogni giorno tramite i racconti dei vescovi che arrivano nel suo studio a confidargli problemi e a cercare consiglio. E' così che il cardinale bavarese per quasi venticinque anni entra in contatto con le Chiese di ogni parte del mondo. All’inizio del Pontificato lo stesso Benedetto XVI sembra voler rispondere ai tanti inviti  inviando il proprio Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Ma certo ad alcuni appuntamenti dev’essere presente proprio il Papa. Come a Colonia, alla Giornata Mondiale della Gioventù che nell’agosto del 2005 riunisce per la prima volta i ragazzi di tutto il mondo dopo la scomparsa dell’ideatore delle GMG. 

Benedetto XVI raccoglie l’eredità e rilancia con una “novità”: l’adorazione Eucaristica. É l’inizio di una nuova storia per le Giornate e per lo stile dei viaggi del Papa. Lentamente la macchina organizzativa si adatta al nuovo stile pontificio. C’è chi ha paura che lo stile minimal di Benedetto XVI  possa far svuotare le piazze e le strade. Invece un passo dopo l’altro il Papa timido e riservato stupisce tutti e i suoi viaggi diventano grandi successi. Si potrebbe quasi dire che Benedetto XVI da il meglio di se proprio nella grande platea mondiale, lontano da certa atmosfera italiana, romana, curiale.

Tra le “eredità” che Ratzinger raccoglie e trasforma da Wojtyła c’è il rapporto con i giornalisti che seguono i viaggi internazionali. Giovanni Paolo II aveva “creato” un modo nuovo di dialogare con la stampa approfittando proprio delle lunghe ore trascorse in aereo. Un modo estremamente diretto, all’inizio anche un po’ caotico, di dialogare. Botta e risposta su temi di ogni genere, e in un secondo tempo vere e proprie conferenze stampa. Benedetto XVI, che da cardinale aveva accettato l’incontro con i giornalisti in modo più mediato e tranquillo, si offre tranquillamente alle domande dei suoi compagni di volo. Via via il colloquio diventa intenso e si trasforma in piccole lezioni che il professor Ratzinger offre ai media. Niente di arido o scolastico, ma al contrario le parole del Papa sono piene di emozioni, di racconti e commenti personali.

Storia, teologia, ecclesiologia si intrecciano per offrire alla stampa una chiave di lettura del viaggio che si sta compiendo, ma il Papa affronta anche i temi “spinosi” che ogni giorno vengono riportati dai media. Il suo è un rapporto tranquillo e a volte distante. Il Papa sa che la comunicazione è importante, ma non vuole farsi tirare dentro polemiche speciose sui temi ecclesiali.

Ogni conferenza diventa comunque un evento mediatico. I giornalisti si affrettano a trasmettere i passaggi più significativi, alcuni trascrivono quella mezz’oretta di colloquio in fretta e furia per poterla pubblicare via internet e alla fine magari il primo discorso di Benedetto XVI all’arrivo nel paese visitato resta un po’ nell’ombra.

É la dinamica mediatica contemporanea che però Benedetto XVI sembra non voler subire.

Quando da cardinale teneva delle conferenze per la stampa era sempre disponibile a qualunque domanda. Se gli si chiedeva una intervista più articolata occorreva inviare prima lo schema delle domande. Oggi come pontefice Joseph Ratzinger è il Papa dei libri intervista come “ Luce del Mondo”,  e non è cambiata in lui la estrema attenzione e cura con cui si prepara all’incontro con l’intervistatore.

Del resto Benedetto XVI si lascerà “intervistare” anche dai telespettatori della  trasmissione Rai “ A sua immagine” nel pomeriggio del Venerdì Santo del 2011. Tre domande e altrettante risposte sul coraggio della fede, davanti al dolore e alla persecuzione, quattro risposte sulle verità della fede.
Ad una bimba giapponese di sette anni, scioccata dal terremoto il Papa dice: “In questo momento mi sembra importante che sappiate: ‘Dio mi ama, anche se sembra che non mi conosca.” Alla madre di un ragazzo in stato vegetativo Benedetto XVI risponde: “Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli, le parole ... ma la presenza di un amore la sente.” Ai cristiani di Baghdad dice: “vogliamo fare un lavoro di riconciliazione, di comprensione, anche con il governo, aiutarlo in questo cammino difficile di ricomporre una società lacerata”. E parla di dialogo con l’Islam, di pace, di vita dopo la morte, di cosa è la Risurrezione: “Gesù non muore più, cioè sta sopra le leggi della biologia, della fisica, perché sottomesso a queste uno muore. Quindi c’è una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che si mostra nel fatto di Gesù, ed è la grande promessa per noi tutti che c’è un mondo nuovo, una vita nuova, verso la quale noi siamo in cammino”.

Temi difficili che Benedetto XVI affronta con chiarezza e semplicità. Parole che arrivano all’intelligenza e al cuore.

Eppure Joseph Ratzinger sembra non essere stato ben capito dai media. Nonostante la schiettezza e la disponibilità verso la stampa, in molti teorizzano una sua incapacità comunicativa.

La verità è che il professor Ratzinger chiede di essere ascoltato con calma. I discorsi di Benedetto XVI richiedono attenzione e preparazione. Da teologo, abituato a parlare con studenti e professori, il Papa sviluppa un discorso ampio e completo che va seguito nella sua interezza. Mentre troppo spesso ormai la stampa cerca il facile slogan, la frase da 140 caratteri da lanciare sui social network entro pochi secondi. Ecco dove nascono gli equivoci. Come è stato a Ratisbona nello storico discorso tenuto all’Università. Superficialità e fretta hanno rischiato di distruggere  uno dei più importanti passi per  il dialogo tra cristiani ed islamici. Il caos mediatico ha portato ad un caos reale che ha messo in pericolo delle vite umane. Niente di più lontano ovviamente dalle intenzioni di Benedetto XVI.

Di questi “incidenti”  il Papa ne ha dovuti affrontare diversi. Certo in parte, e lo ha riconosciuto lo stesso Benedetto, la responsabilità è della Curia e del Papa stesso. Come nel caso dell’annuncio della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani tra i quali un negazionista. Ma proprio quello è anche un caso evidente della manipolazione mediatica di fatti che, se spiegati nella loro completezza, non avrebbero avuto le conseguenze che hanno avuto.

Del resto nel mondo contemporaneo questi “incidenti” si notano maggiormente di un tempo, ma anche i pontefici precedenti ebbero i loro bei problemi nei rapporti con i media.

Perfino Giovanni Paolo II, pontefice definito mediatico per eccellenza, per molti anni venne considerato solo un “polacco bigotto” da certa stampa e alcuni dei suoi gesti furono a lungo equivocati. Poi gli anni della malattia lo trasformarono per i media in una icona silente e si dimenticarono le parole di fuoco che negli anni ’80 avevano scosso le coscienze di molti.

Benedetto XVI ama il rapporto intimo e diretto con i fedeli. Nelle parrocchie non legge l’omelia ma  propone le sue riflessioni bibliche “a braccio”, davanti alle grandi folle preferisce leggere precisamente il testo che viene distribuito a tutti e che tutti possono seguire. I giornalisti hanno il compito di leggerlo con calma, ma spesso questo non accade. Perchè si cerca la “notiziabilità” dimenticando che la vera notizia per un Papa è il Vangelo.

Il pontificato di Giovanni Paolo II negli ultimi anni aveva abituato la stampa ad avere degli slogan “politici”.  Il Papa polacco era storicamente abituato a parlare di diritti umani, giustizia sociale, presenza della Chiesa nel mondo. Tutto questo, ovviamente, era la naturale conseguenza dell’annuncio del Vangelo. Ma la conseguenza faceva più notizia della motivazione.

Nella nuova epoca storica che viviamo Benedetto XVI torna a spiegare al mondo perché la Chiesa cattolica parla di diritti umani, pace e giustizia sociale. Ma il mondo mediatico sembra meno preparato a parlarne. Così dalla Notizia si passa alla notiziola e si perde il senso più ampio del pontificato.

Il 2012, anno del 50 esimo anniversario dell’apertura del Concilio vaticano II, segna anche il momento in cui  i media riprendono a parlare di idee e di fatti piuttosto che di indiscrezioni e pettegolezzi?

Noi proviamo a rileggere le parole che Benedetto XVI ha proposto direttamente alla stampa mondiale proseguendo il lavoro di Giovanni Paolo II, ma in un modo che meglio si adatta alle doti umane di Joseph Ratzinger. Una comunicazione personale, da uomo a uomo, un dialogo per coinvolgere la ragione e l’intelligenza pur nella semplicità dell’esposizione.

I testi degli incontri del Papa con la stampa in aereo sono stati resi immediatamente disponibili grazie al sito della Sala Stampa della Santa Sede. Nei primi viaggi si tratta di brevi saluti e il portavoce Joaquin Navarro-Valls ha riproposto lo schema degli incontri di Giovanni Paolo II interrotti nel 2000 a causa dell’aggravarsi della malattia del Pontefice. Addirittura Benedetto XVI viene intervistato prima del viaggio dalla Radio Vaticana, come prima della GMG di Colonia, o dai giornalisti del paese che deve visitare come nel caso del viaggio in Polonia o in Baviera nel 2006.

Questo libro nasce proprio dalla voglia di rimettere in fila le idee e le riflessioni che Benedetto XVI ha offerto ai media di tutto il mondo in occasione dei suoi viaggi. Testi integrali che permettano a chi legge di comprendere a pieno il pensiero del teologo Joseph Ratzinger e del Papa Benedetto XVI, ma anche di conoscere la sua profonda umanità, e la sua voglia di comunicare al mondo l’unica vera notizia che cambia la storia.

In alcuni casi sono i giornalisti a porre direttamente le domande al Papa e in diverse lingue. Altre volte è Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a riassumere i diversi  interrogativi della stampa mondiale. Le risposte sono essenzialmente in italiano, lingua di lavoro dei vaticanisti, ma Benedetto XVI usa spesso anche altre lingue come il francese, l’inglese, lo spagnolo e ovviamente il tedesco. Il Papa è un perfezionista e le conversazioni in genere vengono revisionate dalla Segreteria di Stato prima di essere pubblicate, senza però modificarne la freschezza dello stile.

Ovviamente queste conversazioni non esauriscono la ricchezza dei temi che il Papa affronta nei discorsi pronunciati nei suoi viaggi, ma rendono più facile orientarsi nel magistero di Benedetto XVI. Un viaggio, appunto, nel cuore del “grande innamorato” che dell’Amore e della Gioia ha fatto le parole chiave di tutto un pontificato.

(La storia continua sotto)

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Da: Sull'aereo di Papa Benedetto, conversazioni con i giornalisti- Libreria Editrice Vaticana

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