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La Divina Provvidenza di San Giuseppe Cottolengo

Il 30 aprile 1842, presso la casa del fratello Luigi, a Chieri, spirava il canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo. Sacerdote e fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza, la sua esistenza è stata tutta segnata dalla carità nei confronti del prossimo.

Vissuto in un'epoca di forti sconvolgimenti sociali, imparò dalla storia a rispondere alle necessità dei più poveri e dei semplici. Leggendo la biografia di San Vincenzo de Paoli, intuì il senso dell'altro in difficoltà e si prodigò per risollevarlo.

Il 2 settembre 1827, assistendo Giovanna Maria Gonnet, malata di tubercolosi ed incinta, in  gravi difficoltà, comprese il senso del futuro apostolato. La donna morente e con la famiglia al seguito, non aveva trovato ricovero in alcun nosocomio, per timore del contagio.

Vista la situazione, con il permesso dei superiori, pensò di occuparsi dell'assistenza di coloro che si trovavano in situazioni simili.

Per loro aprì a Torino, una piccola casa formata, inizialmente, da pochi locali per ospitare le persone che non trovavano accoglienza negli Ospedali. Era il 27 gennaio 1828.

Tempo dopo, i letti si moltiplicarono e le esigenze divennero più impellenti, tanto da cercare un luogo più ampio, a Borgo Dora, dov'è ancora, composta da più padiglioni per le varie necessità dei  ricoverati.

I molti che bussavano alla porta della struttura erano accolti, curati e rifocillati. Tanto era il bene che  ricevevano, che i degenti non volevano più lasciare quel sacerdote cosi buono, che mostrava loro, la paternità di Dio.

La porta della casa, doveva restare sempre aperta, notte e giorno, in quanto il suo scopo era ed è l'accoglienza.

Il suo nome presto fece il giro del mondo, raggiungendo i diversi continenti e ricevendo dei riconoscimenti pubblici, che corrisposero anche all'attuale Nobel per la pace.

La sua esistenza fu piena di fatti meravigliosi e non c'era nessuno che, nella città di Torino, dubitò mai della fiducia che riponeva il Cottolengo nella Provvidenza di Dio. Era solito dire:”state certi che la carità non manca”. Ed aveva ragione.

Uomo di intensa preghiera, affidava a Dio, le sue giornate cariche di bene e di fratelli da accudire.

In alcuni periodi della sua esistenza, ebbe molti pensieri legati alla gestione delle sue opere, ma mise tutto nella preghiera e nelle mani della Madonna, di cui era devotissimo.

Voleva che, nelle sue istituzioni, si pregasse in quanto l'orazione denota fiducia e questa apre le porte alla speranza.

Una volta, dovendo pagare i creditori, per le spese della sua istituzione, non aveva più denaro. Il Cottolengo non si perse d'animo ma si rivolse all'altare chiedendo a Dio, una soluzione. I testimoni riportarono che, dopo quella preghiera, in una cassetta della chiesa, si trovò il necessario.

In un'altra circostanza, dovendosi allontanare, per qualche giorno dall'opera, chiese di essere   sostituito. A chi toccò questo servizio, disse di fare affidamento ad una borsa che pendeva dalla sua poltrona, per far fronte alle necessità della Casa e dei poveri.

Il santo raccomandò, con particolare cura, di non contare il denaro che c'era dentro, ma di prenderlo per le varie esigenze: la somma, misteriosamente, non venne mai  meno.

Questi come tanti altri fatti sono descritti nelle biografie del santo e mettono in mostra la fede, forte ed abbandonata alle mani di Dio, che animò, sempre, il sacerdote nel corso della sua attività.

Il re Carlo Alberto, vedendo il molto bene fatto, nella città sabauda, lo insignì della croce dei Santi Maurizio e Lazzaro, a cui il Cottolengo non potè opporre resistenza, in quanto era una croce.

La prestigiosa onorificenza la conservò in quell'umiltà, che sempre aveva albergato nel suo cuore e nella testimonianza di vita.

Si sentiva un piccolo del vangelo e confidò sempre nella misericordia di Dio, che illumina le notti più buie.

Animo forte e coraggioso sopporto molte prove, ma a tutte contrappose l'amore del Cristo che non lascia mai sola l'umanità, soprattutto se ferita e bisognosa di quel calore che solo Dio può infondere nell'uomo.

Pio XI lo elevò all'onore degli altari, il 19 marzo 1934, ed è ricordato fra i grandi santi che si sono occupati del sociale.

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