Roma, 29 April, 2020 / 2:00 PM
Don Alberto Ravagnani è giovanissimo, ha solo 26 anni e si occupa dei ragazzi della parrocchia di San Michele Arcangelo di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Già molto amato dalla sua comunità e dai suoi giovani, Don Alberto decide di sbarcare sulla community di Youtube durante questo tempo di emergenza coronavirus. Per restare vicino ai suoi ragazzi, alla sua gente e chissà, magari riuscire a donare una parola di conforto e forza anche a chi non crede. E così i suoi video diventano "virali". Decine di migliaia di visualizzazioni per ogni suo video caricato, quasi 37mila iscritti al suo canale. ACI Stampa lo ha intervistato
Don Alberto lei era già un prete social. Come è nata l'idea di sbarcare anche su Youtube?
Quando è iniziata la quarantena ho caricato dei video su instagram perché avevo intenzione di rimanere vicino ai miei ragazzi. Si trattava di una piccola inziativa pastorale, con l'idea che la quarantena sarebbe durata qualche settimana. Quando poi tutto si è prolungato, spinto da qualche amica, ho deciso di aprire anche un canale youtube. È una cosa che sinceramente non avevo mai pensato di fare, però, approfittando un pò della situazione, ho compreso che c'era la possibilità di fare un servizio ancora più efficace. E così ho iniziato a realizzare tanti video. Il primo è stato sulla preghiera, quello che poi è diventato virale. E la viralità di quel video mi ha convinto che valeva la pena andare avanti.
Don Alberto qual è la differenza tra un'omelia durante la celebrazione di una Messa e un "sermone" su Youtube?
L'omelia durante la Messa ha un particolare genere letterario e deve tenere conto delle coordinate spazio temporali delle celebrazioni. Spiegare la Parola di Dio proclamata, principalmente è comunicare all'assemblea lì presente il significato di quella Parola. Su Youtube non serve invece spiegare il significato, perchè manca la celebrazione e il suo contesto. L 'altra differenza è che quando io parlo di fronte ad un'assemblea guardo in faccia le persone, sono la mia comunità, la mia gente, so quali effetti potranno avere le mie parole. La community di youtube è più varia e vasta della mia parrocchia e non so a quante persone arriverà il mio video. Sicuramente non ci saranno nemmeno i cristiani convinti. Per questi motivi, l'uditorio è molto più vasto.
E quindi Don Alberto qual è il linguaggio più adatto?
L'efficacia comunicativa su argomenti di fede sta nel fatto che si debba usare lo stesso linguaggio che si usa nella vita normale, solo che riguarda la sfera religiosa. Quando parlo ad un mondo che non parla questa lingua rendo conto a me stesso, voglio dare un contenuto, devo farmi capire. E spesso e volentieri la principale difficoltà della gente ad accostarsi alla fede è il linguaggio che viene percepito come distante, vecchio, ingessato. Certe parole della Chiesa, ricchissime di significato, come la parola stessa chiesa, comunione, hanno uno spessore che vanta milioni di anni di storia. Ma oggi tutto questo non è percepito, io quando uso certe parole devo rendermi conto che le persone non le comprendono. Quindi io propongo questi medesimi contenuti con un linguaggio che permetta di comprenderne il valore.
Mi ha colpito molto un video in cui lei parla dei giovani di oggi che vengono considerati "sfigati", gergo giovanile, se appunto credenti o praticanti. Come si può spiegare ai giovani attraverso un video che non è assolutamente cosi?
Intanto secondo me presentandoci noi come "non sfigati". Intanto la parola sfigato sta per colui che non è ritenuto credibile, convicente agli occhi di chi gaurda. Noi invece abbiamo il dovere di mostrarci credibili e convincenti davanti al mondo. Questo significa recuperare le ragioni della nostra fede, noi abbiamo un valore da portare al mondo, nel momento in cui siamo convinti saremo più convincenti. Dobbiamo renderci conto che se siamo nel mondo e siamo mandati in missione per diffondere il messaggio di Gesù, dobbiamo fare in modo che il mondo abbia voglia di accoglierci e ascoltarci. Bisogna essere disposti a piegarci sulla realtà cosi come è.
Don Alberto che ne pensa in generale della fede via streaming? Sta funzionando? Dopo questo lockdown avremo più o meno fedeli alle Messe?
Una bella domanda, questa sarà la prova del nove. La fede come ha detto anche il Papa non può essere virtuale, anche se virtuale non vuol dire finto, ma reale, lo stiamo vedendo in questi giorni. Ma non è sufficiente. La virtualità è solo una porzione della realtà. Serve il contatto, lo sguardo, i sacramenti. C'è bisogno dei sacramenti. E' la stessa domanda che ci poniamo in queste ore: popo questa emergenza il mondo sarà migliore o peggiore? Io penso che abbiamo l'occasione per approfondire la nostra fede e per viverla al meglio, sta a ciascuno deicidere come coglierla.
Cosa augura alla nostra Italia?
A questa Italia auguro di guardare avanti e senza tornare ad essere come prima. Abbiamo l'occasione di darci uno scossone per scrollarci di dosso quelle rigidità, quelle pesantezze, che ci portiamo dietro da decenni. Possiamo rialzarci, assumere finalmente quella statura che noi sentiamo di avere, ma che forse nn sempre siamo riusciti a dimostrare a noi stessi e gli altri. Abbiamo carismi grandiosi in italia, come la solidarietà, sono dei talenti grandissimi. Dobbiamo fare leva su tutto ciò per poter anche assumere una struttura sociale che sia all'altezza di questi doni, come il nostro carattere italiano.
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