In una Grecia la cui Chiesa ha un volto nuovo fatto dei tanti migranti che si sono andati a stabilire nel centro, la grande sfida è quella della secolarizzazione, di adattare il messaggio ai tempi, di aprirsi anche alla linfa nuova dei movimenti che è arrivata in Grecia ma che pure la Chiesa locale la ha saputa intercettare.
Un Sinodo per portare la piccola Chiesa che è in Marocco, e in particolare quella diocesi di Rabat, a interrogarsi su se stessa, a guardare al presente e al futuro. Il Cardinale Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat, spiega il senso del sinodo diocesano da lui convocato nella arcidiocesi, dal tema “A causa di Gesù e del Vangelo, quale Chiesa in Marocco”.
Don Alberto Ravagnani è giovanissimo, ha solo 26 anni e si occupa dei giovani della parrocchia di San Michele Arcangelo di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Già molto amato dalla sua comunità e dai suoi giovani, Don Alberto decide di sbarcare sulla community di Youtube durante questo tempo di emergenza coronavirus. Per restare vicino ai suoi ragazzi, alla sua gente e chissà, magari riuscire a donare una parola di conforto e forza anche a chi non crede. E così i suoi video diventano "virali". Decine di migliaia di visualizzazioni per ogni suo video caricato, quasi 37mila iscritti al suo canale. ACI Stampa lo ha intervistato
È una Chiesa che “non deve stancarsi di annunciare l’ordine naturale delle cose” e che deve sempre sottolineare come “corpo ed anima siano fondamentali e non scissi”, quella delineata dal Cardinale Wilhelm Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht. Il Cardinale entra nel dibattito sul tema dell’eutanasia e del suicidio assistito. Lo fa da ex medico che ha dedicato una tesi di dottorato al tema dell’eutanasia già negli anni Ottanta, e da una nazione, l’Olanda, con una legge sull’eutanasia tra le più liberali del mondo.
Da una parte, c’è la perdita di credibilità della Chiesa, dovuta anche allo scandalo degli abusi. Dall’altra, la necessità di riportare il Vangelo in un mondo sempre più secolarizzato. L’arcivescovo Peter Comensoli di Melbourne descrive una Chiesa australiana dalle molte sfaccettature, ma che ha come primo compito quello di riprendere credibilità. E anche di difendersi, perché lo scandalo ha portato anche ad aggressioni alla libertà religiosa, come l’attacco al sigillo della confessione.
Durante il viaggio di Papa Francesco in Marocco, c’era anche una organizzazione che ha prestato, come sempre, la sua opera in silenzio. C’era ad organizzare il servizio d’ordine alla Messa finale. Ma c’era anche a fianco della Caritas, nel sostegno dei migranti del Mediterraneo. È il Sovrano Ordine di Malta, che è rappresentato in Marocco dall’ambasciatore Julien-Vincent Brunie.
Sei mesi dopo la visita di Papa Francesco a Tallinn, il vescovo Philippe Jourdan, amministratore apostolico di Estonia, ha guidato un piccolo gruppo in Vaticano. Una missione cominciata il 18 marzo, che ha visto anche l’inizio della fase romana di beatificazione di Eduard Profittlich, il vescovo di origine tedesca, predecessore del vescovo Jourdan, che morì martire deportato dai sovietici e che potrebbe essere presto nominato il primo santo proveniente dall’Estonia. Il vescovo Jourdan ha parlato di questo, e del senso generale della visita, con ACI Stampa.
Dal 1870 al 1929, la Chiesa non ha avuto uno Stato, né poteva disporre liberamente dei propri beni. Era la questione “Romana”, che si era creata con la presa di Roma e l’annessione dello Stato pontificio al Regno d’Italia. Con i Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, la Santa Sede otteneva di nuovo una piccola autonomia territoriale, lo Stato di Città del Vaticano. “Quel tanto di corpo che serve a portare avanti la nostra missione”, diceva Pio XI.
Prima di tutto, annunciare il Vangelo. Lo ripete continuamente, l’arcivescovo Jean-Claude Hollerich, di Lussemburgo, parlando con ACI Stampa delle sfide di Europa, della secolarizzazione che ha colpito l’Europa e in particolare il suo Paese “ormai post-cristiano”, delle speranze per questo sinodo dei giovani.
C’era persino il progetto di una facoltà ecumenica presso l’Università Statale, poi fermatosi a causa della burocrazia. Resta che Cattolici e Protestanti, in Lettonia, collaborano, sono vicini, condividono le stesse battaglie. E sarà questo che Papa Francesco vedrà, quando visiterà il Paese il prossimo settembre. Lo racconta ad ACI Stampa l’arcivescovo Zbignevs Stankevics di Riga.
Il tema dei migranti, sempre attuale nonostante la situazione sembri migliorata. Il dialogo interreligioso, qualche volta titubante, ma insostituibile, che porterà oggi cristiani e musulmani e celebrare insieme l’annunciazione ad Amman. I giovani, una vera risorsa in Medio Oriente. Ma soprattutto, il tema del proselitismo delle sette evangeliche, presenti anche in Giordania, che si affrontano "catechizzando bene i nostri fedeli, di creare comunità ricche di calore umano e carita cristiana, di celebrare la liturgia con dignita e bellezza". William Shomali, vicario patriarcale latino di Giordania, parla di tutto questo con ACI Stampa dopo la visita ad limina dei vescovi di rito latino nelle Regioni Arabe.
Non c’è una cattedrale in Bahrein. Ma il progetto della Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, che sorge a 20 chilometri dalla capitale Manama, è molto di più: oltre alla chiesa, un edificio collegato, che funge da Curia Episcopale, casa di accoglienza, centro di formazione per il lavoro. A raccontarlo ad ACI Stampa è il vescovo Camillo Ballin, da 49 nel Golfo, che è Vicario Apostolico dell’Arabia Settentrionale e cura il gregge di Bahrein, Qatar, Kuwait, Arabia Saudita.
Nella presentazione del rapporto di Aiuto Alla Chiesa che Soffre, padre Jacques Mourad ha scritto anche dei suoi giorni di prigionia nelle mani dello Stato Islamico. Una profonda esperienza che lo ha anche aiutato a riflettere sul valore della conversione. Con ACI Stampa, il rettore del monastero ormai distrutto di Mar Elian racconta invece della situazione in Siria, del perché del suo rapimento. E sottolinea che la situazione in Siria non si risolverà così presto.
Pace, giustizia ed educazione: il vescovo Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, delinea con ACI Stampa i temi del dialogo con l’Islam. Lo fa a margine del simposio del KAICIID, il centro per il dialogo interreligioso voluto dal re dell’Arabia Saudita, che ha sede a Vienna e conta l’Austria e la Spagna come Stati membri e la Santa Sede come osservatore. Un incontro tutto dedicato al tema della misericordia, con tanto di udienza interreligiosa con Papa Francesco. La misericordia, dunque, come base del dialogo, per un comune sforzo umanitario. E quindi la road map delineata a partire dai rapporti riaperti con l’istituzione sunnita di al Azhar, di cui lo stesso arcivescovo Ayuso è stato protagonista.
È tornato la scorsa settimana da una visita ufficiale in Giordania, dove ha potuto non solo parlare di cooperazione tra l’Europa e il piccolo Stato nel Medio Oriente, ma anche toccare con mano la situazione dei rifugiati cristiani. Jan Figel, inviato speciale dell’Unione Europea per la libertà religiosa, guarda con attenzione alla situazione del Medio Oriente, e cerca di implementare relazioni chiave con Paesi come la Giordania. Perché non si tratta solo di parlare del genocidio dei cristiani, ma anche di creare una nuova narrativa. Ne parla con ACI Stampa a margine di un simposio sulla libertà religiosa organizzato dalla rete internazionale di avvocati ADF International a Bruxelles dal 19 al 20 ottobre.
C’è ancora l’emozione per la presenza del Papa tra la piccola comunità georgiana, nel volto del vescovo di Tbilisi Giuseppe Pasotto. Padre stimmatino di Verona, in Georgia ormai dal 1993, amministratore apostolico del Caucaso del 1996 e vescovo dal 2000. È lui, insieme ai sacerdoti e ai tanti missionari, che più di tutti sente il polso di questa piccola, ma viva, Chiesa locale. Una Chiesa che vive rapporti complicati con il mondo ortodosso, che chiede ai cattolici di ribattezzarsi in caso di matrimonio misto. Una Chiesa che deve supportare i tanti poveri di un Paese che va verso la modernità, ma che ancora non ha una classe media. Una Chiesa che punta ad essere “una Chiesa di consolazione”, dice il vescovo in una intervista ad ACI Stampa in cui fa un bilancio del viaggio.