Città del Vaticano , 10 April, 2020 / 6:55 PM
"La croce di Cristo ha cambiato il senso del dolore e della sofferenza umana. Di ogni sofferenza, fisica e morale. Essa non è più un castigo, una maledizione. È stata redenta in radice da quando il Figlio di Dio l’ha presa su di sé. Qual è la prova più sicura che la bevanda che qualcuno ti porge non è avvelenata? È se lui beve davanti a te dalla stessa coppa. Così ha fatto Dio: sulla croce ha bevuto, al cospetto del mondo, il calice del dolore fino alla feccia. Ha mostrato così che esso non è avvelenato, ma che c’è una perla in fondo ad esso".
Il Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa parla del valore della croce e della morte di Gesù nell'omelia del Venerdì Santo presieduta dal Papa. Nella Basilica di San Pietro, senza fedeli, il predicatore sceglie il tema "Io ho progetti di pace, non di afflizione" perchè "Dio è alleato nostro, non del virus"!
Dopo la processione iniziale, il Papa compie la prostrazione sotto i gradini del presbiterio. Il triplice svelamento della Croce precede l’atto di adorazione. Il bacio alla Croce, per l’emergenza sanitaria in atto, è limitato al solo celebrante.
Padre Cantalamessa nell'omelia fa subito riferimento all'emergenza che tutto il mondo sta vivendo in questi giorni: "Anche qui, più che alle cause, dobbiamo guardare agli effetti. Non solo quelli negativi, di cui ascoltiamo ogni giorno il triste bollettino, ma anche quelli positivi che solo una osservazione più attenta ci aiuta a cogliere. La pandemia del Coronavirus ci ha bruscamente risvegliati dal pericolo maggiore che hanno sempre corso gli individui e l’umanità, quello dell’illusione di onnipotenza. È bastato il più piccolo e informe elemento della natura, un virus, a ricordarci che siamo mortali, che la potenza militare e la tecnologia non bastano a salvarci".
"Sì, Dio soffre, come ogni padre e ogni madre. Quando un giorno lo scopriremo, ci vergogneremo di tutte le accuse che gli abbiamo rivolte in vita", dice con forza Padre Raniero nel giorno in cui ricordiamo la morte in croce di Gesù.
"Forse che Dio Padre ha voluto lui la morte del suo Figlio sulla croce, a fine di ricavarne del bene? No, ha semplicemente permesso che la libertà umana facesse il suo corso, facendola però servire al suo piano, non a quello degli uomini. Questo vale anche per i mali naturali, terremoti ed epidemie - commenta il predicatore della Casa Pontificia nell'omelia - Non le suscita lui. Egli ha dato anche alla natura una sorta di liberta, qualitativamente diversa, certo, da quella morale dell’uomo, ma pur sempre una forma di libertà".
Nel giorno del dolore il Predicatore ricorda anche un momento positivo: "Frutto positivo della presente crisi sanitaria è il sentimento di solidarietà. Quando mai, a nostra memoria, gli uomini di tutte le nazioni si sono sentiti così uniti, così uguali, così poco litigiosi, come in questo momento di dolore?Il virus non conosce frontiere. In un attimo ha abbattuto tutte le barriere e le distinzioni: di razza, di religione, di ricchezza, di potere. Non dobbiamo tornare indietro, quando sarà passato questo momento. Come ci ha esortato il Santo Padre, non dobbiamo sciupare questa occasione. Non facciamo che tanto dolore, tanti morti, tanto eroico impegno da parte degli operatori sanitari sia stato invano".
Anche Papa Francesco ha ribadito il suo grazie ai tanti medici e infermieri in prima linea contro il coronavirus, durante una telefonata la trasmissione “A sua immagine” su Rai Uno, proprio questo pomeriggio: "Penso al Signore crocifisso e le tante storie degli uomini crocifissi da questa pandemia. Penso ai medici, agli infermieri, suore, sacerdoti, morti al fronte come soldati. Hanno dato la vita per amore. Resistenti come Maria sotto le croci, loro e le loro comunità negli ospedali, curando gli ammalati. Forse anche ci sono crocifissi che muoiono per amore e questo pensiero mi viene in questo momento”.
Poi il grido forte del predicatore alla presenza di Papa Francesco: "Destiniamo le sconfinate risorse impiegate per gli armamenti agli scopi di cui, in queste situazioni, vediamo l’urgenza: la salute, l’igiene, l’alimentazione, la lotta contro la povertà, la cura del creato. Lasciamo alla generazione che verrà un mondo, se necessario, più povero di cose e di denaro, ma più ricco di umanità".
Conclude così l'omelia Padre Raniero: "Guardiamo a colui che è stato innalzato per noi sulla croce. Adoriamolo per noi e per tutto il genere umano. Chi lo guarda con fede non muore. E se muore, sarà per entrare in una vita eterna. Anche noi , dopo questi giorni che speriamo brevi, risorgeremo e usciremo dai sepolcri che sono ora le nostre case. Non per tornare alla vita di prima come Lazzaro, ma per una vita nuova, come Gesù. Una vita più fraterna, più umana. Più cristiana!".
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