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Un servizio di EWTN News

Coronavirus, cosa fa Caritas Internationalis. Cardinale Tagle: “La risposta è l’unità”

Il segretario generale Aloysius John durante la videoconferenza stampa di presentazione del lavoro di Caritas contro il coronavirus, sede di Caritas Internationalis, 3 aprile 2020

La pandemia del Covid 19 è una minaccia globale, che ha bisogno di risposte globali. E, di fronte a un mondo finalmente unito, ma purtroppo “unito nella paura di ciò che porterà domani” - come dice il Cardinale Tagle nel suo messaggio di Pasqua - Caritas Internationalis ha messo in campo il suo network di 167 membri per far fronte alla crisi.

Le iniziative dei vari membri della federazione Caritas in tutto il mondo sono stati spiegati dal segretario generale Aloysius John in una video-conferenza stampa. Lo stesso Aloysius John ne riferà a Papa Francesco domani. È una rete globale, che guarda alle nazioni più povere, cerca di sensibilizzare al problema coronavirus, di portare cibo lì dove c’è bisogno. Ma è anche una organizzazione che fa leva sulla comunità internazionale, cui chiede provvedimenti per aiutare gli Stati ad affrontare l’emergenza. Infine, viene richiesta la cancellazione del debito per i Paesi più poveri.

Il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis, lo definisce chiaramente nel messaggio di Pasqua: nel 2020 il mondo è unito, ma “siamo uniti nella paura di ciò che porterà il domani, di non sapere se le nostre società saranno in grado di reggere al devastante impatto della pandemia del coronavirus, e di non sapere se i nostri famigliari sopravvivranno a questo tremendo momento”.

E la risposta a questa crisi – aggiunge il Cardinale – “risiede in tutti noi e nella nostra unità. Come persone nel mondo che si avvicinano alla Pasqua senza possibilità della comunione e di poter celebrare l’Eucarestia fisicamente insieme, abbiamo il tempo di fermarci e riflettere profondamente a cosa significhi ‘corpo di Cristo’ per ciascuno di noi. Nell’oscurità di questa crisi, la luce di Cristo brillerà”.

Il lavoro della federazione Caritas è in questo momento ingente in tutto il mondo, con un forte dispendio di energie per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro. Internamente, è stata stabilita una piattaforma virtuale per scambiare dati scientifici certi sul coronavirus, e così approntare risposte efficaci.

Ma c’è anche un lavoro sul fronte internazionale. Aloysius John, segretario generale, sottolinea che solidarietà e fraternità devono essere alla base dell’esistenza.

Per questo, Caritas Internationalis chiede alla comunità internazionale di “continuare a focalizzare l’attenzione sul Sud Globale” e di sollevare le sanzioni si Siria, Libano, Yemen e Iran, in modo che “il lavoro umanitario possa continuare in questo momento critico”. E poi, la cancellazione del debito, e il supporto alla proposta di cessate il fuoco internazionale lanciata dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, cui si è unito anche Papa Francesco.

La maggiore preoccupazione – spiega ancora il segretario generale – è di “preparare le nazioni più povere ad affrontare la pandemia”, con una particolare preoccupazione per la situazione in Medio Oriente, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, dove ci sono conflitti che rendono difficile il contrasto alla pandemia.

Tra le attività messe in luce, le Stazioni della Gentilezza create nelle Filippine a seguito dell’emergenza coronavirus, in cui si “promuove solidarietà condividendo informazioni sul virus e condividendo cibo e bisogni primario, in modo che nessuno venga lasciato indietro o messo da parte”.

Quindi, la cura per gli anziani, portata avanti in maniera specifica da Caritas Armenia, che ha messo su un tele supporto. Caritas Gerusalemme sta distribuendo cibo e oggetti di bisogno primario nella West Bank fino a Gaza, utilizzando la rete delle parrocchie; Caritas Venezuela sta organizzando “kitchen soup” (cucine dove vengono offerte zuppe) e distribuendo pasti ai bambini, un aiuto che si aggiunge a quello già dato ai più vulnerabili.

La sensibilizzazione è fondamentale in Paesi con poche possibilità di comprendere la minaccia della pandemia e ancora meno possibilità di mettere in campo le necessarie condizioni di sicurezza. Per questo, in Ruanda la Caritas ha iniziato a trasmettere messaggi di sensibilizzazione attraverso le radio diocesane anche prima che vi fosse stato un solo caso di Covid-19.

L’Africa in generale – spiega Aloysius John – è “una preoccupazione primaria, perché in Africa si stanno preparando solo ora. Le conferenze episcopali hanno fornito molte informazioni, ma la solidarietà deve essere parte delle aspettative. Stiamo lavorando per integrare quanto è stato appreso nel rispondere all’epidemia dell’Ebola. In Kenya stiamo cercando di assumere dottori”.

Il Sud Sudan, dove il Papa sogna di andare, rappresenta un’altra grande sfida. Caritas Sud Sudan è una delle più grandi organizzazioni umanitarie del Paese, e viene aiutata da altre sei organizzazioni Caritas regionali per rispondere all’emergenza sanitaria.

In India, la Caritas deve invece – spiega Aloysius John – “affrontare un altro tipo di emergenza: in un Paese di 1,3 miliardi di persone, in lockdown da oggi, la paura non il coronavirus, ma la mancanza di lavoro”.

Anche in Italia Caritas è in prima linea, supportata anche da una donazione di 100 mila euro da parte di Papa Francesco.

“Domani – conclude Aloyisus John – non sarà come oggi: questa è la nostra certezza”. E il Cardinale Tagle, nel suo messaggio di Pasqua, esprime “immensa gratitudine verso tutti quelli che con fiducia hanno aperto i loro cuori e si sono donati completamente per portare le luci di amore e speranza nelle vite delle persone in questo periodo oscuro”.

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