Città del Vaticano , 07 March, 2020 / 5:00 PM
Una vera “geografia missionaria” quella diMadre Tekla”, da Cuba all’India, dagli Stati Uniti e dal Messico all’Indonesia e alle Filippine, dai Paesi Scandinavi, al resto dell’Europa alla Terra Santa, Gerusalemme e Betlemme.
Così il Cardinale Sandri ha salutato nella sua omelia madre Tekla Famiglietti nelle esequie celebrate ieri mattina nella Basilica di San Lorenzo in Damaso.
“La sequela di Cristo, nella vita della nostra sorella e madre, è passata anche nella valle oscura della sofferenza” ha ricordato e non solo alla fine della vita “ma anche negli anni più lontani, come lei stessa ha confidato: “ciò che mi ha cambiato e insegnato di più nella vita sono le sofferenze. Nel 1981 ho avuto una serie di malattie ed ho subito varie operazioni. Dopo aver sofferto molto, si capisce meglio e si vede sotto una luce diversa il Signore e le sue sofferenze, sopportate per noi dall’amore divino. Durante una delle operazioni più lunghe, sono stata a un passo dalla morte e questa esperienza per me è stata esperienza di Cristo””.
La sua è stata una vita intensa e “anche chi non conosceva la storia e i particolari, non poteva non rimanere colpito dalla foto che la ritraeva durante uno degli incontri con il Lider maximo, Fidel Castro. La lode a Dio, primo carisma dell’Ordine, in una liturgia solenne e ben curata, nella preghiera comune, diventa esistenza donata in riparazione, secondo pilastro per tutte le Religiose, come lei scrive: “Cerchiamo di fare in modo che la lode del Signore sia il sangue che ci scorre nelle vene: nella vita di tutti i giorni, nei compiti più banali e quotidiani che cerchiamo di svolgere con amore a Cristo, proprio come nella nostra liturgia giornaliera… Cristo è il Crocifisso. Non è possibile essere suora senza avere Cristo come il Tutto, sposando la sua missione, continuando la sua opera di redenzione dell’umanità. E questo possiamo farlo con ciò che siamo, piuttosto che con ciò che facciamo.”
Altro cardine della vita della monaca era l’ecumenismo: “madre Tekla ha insistito “sull’unità tra individui, unità nelle famiglie, unità nella Chiesa e tra le diverse Chiese, unità in generale nel mondo di oggi, ma più di ogni altra cosa l’unità dentro noi stessi, l’unità personale con Dio e con il nostro essere interiore”. Spinta dalla certezza che “ogni anima è in cerca, cerchiamo Cristo insieme e preghiamolo insieme” nell’ecumenismo dell’amicizia che le stava tanto a cuore, resosi evidente nel grande incontro tenutosi a Roma nel 1999 alla vigilia del Grande Giubileo”.
Un legame particolare era quello con Giovanni Paolo II che il cardinale Sandri ha voluto ricordare:
“A San Giovanni Paolo II aveva detto: “Santo Padre, sia un tappeto, così che altri possano camminare su un terreno più morbido!”. Non sappiamo se in questa espressione ella volle riecheggiare la descrizione dell’apostolo Pietro e della sua missione nella storia attraverso i suoi Successori che il giovane Vescovo Karol Wojtila descrisse nella poesia “il pavimento”: “il pavimento ti guida.. noi che camminiamo così consapevoli delle nostre debolezze e sconfitte…Sei tu Pietro, vuoi essere qui il pavimento su cui camminano gli altri e avanzano ignorando la meta per giungere là dove guidi i loro passi unificando gli spazi con lo sguardo che agevola il pensiero. Vuoi essere colui che sostiene i passi, come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge. Roccia anche il pavimento di un gigantesco tempio. E il pascolo…è la croce”.
Hanno concelebrato il Vescovo di Caltanisetta S.E. Mons. Mario Russotto, diversi Prelati e Sacerdoti. Erano presenti gli Ambasciatori di Svezia e Cuba e una delegazione della Chiesa Luterana di Svezia. Al termine è stata data lettura del Telegramma di condoglianze del Santo Padre Francesco.
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