Città del Vaticano , 17 February, 2020 / 6:00 PM
“Cirillo e Metodio svolsero il loro servizio missionario in unione sia con la Chiesa di Costantinopoli, dalla quale erano stati mandati, sia con la sede romana di Pietro, dalla quale furono confermati, manifestando in questo modo l'unità della Chiesa, che durante il periodo della loro vita e della loro attività non era colpita dalla sventura della divisione tra l'oriente e l'occidente, nonostante le gravi tensioni, che, in quel tempo, segnarono le relazioni fra Roma e Costantinopoli”.
La loro festa si celebra il 14 febbraio, ma la ricordano in pochi perché viene offuscata dalla commerciale realtà di San Valentino che del resto ha davvero poco a che fare con la vera storia del Santo vescovo di Terni.
E’ stato Giovanni Paolo II a volerli Patroni d’ Europa. Nel 1980 con la lettera la Lettera Apostolica “Egregiae virtutis" li aveva affiancati a San Benedetto. L’ Europa finalmente respirava a due polmoni.
E per il Papa polacco l’annuncio di Cirillo e Metodio “è stato via e strumento di reciproca conoscenza e di unione fra i diversi popoli dell’Europa nascente, ed ha assicurato all’Europa di oggi un comune patrimonio spirituale e culturale”.
E sottolineava nella lettera del 1980 quanto fosse importante riaprire il dialogo tra Oriente ed Occidente “specialmente se ciò avviene nell'anno nel quale le due Chiese, cattolica ed ortodossa, sono entrate nella tappa di un decisivo dialogo, che si è iniziato nell'isola di Patmos, legata alla tradizione di san Giovanni apostolo ed evangelista. Pertanto questo atto intende anche rendere memorabile tale data”.
Un cammino che dopo 40 anni sembra ancora molto lungo nonostante i molti gesti di reciproco impegno, gli incontri tra i Pontefici e i Patriarchi di Costantinopoli e Mosca.
Nella Slavorum Apostoli del 1985 , enciclica completamente dedicata ai due apostoli, Giovanni Paolo II spiegava che “La Chiesa è cattolica anche perché sa presentare in ogni contesto umano la verità rivelata, da essa custodita intatta nel suo contenuto divino, in modo tale da farla incontrare con i pensieri elevati e le giuste attese di ogni uomo e di ogni popolo. Del resto, l'intero patrimonio di bene, che ogni generazione trasmette ai posteri insieme con l'inestimabile dono della vita, costituisce come una variopinta ed immensa quantità di tessere che compongono il vivo mosaico del Pantocrátor, il quale si manifesterà nel suo totale splendore solo al momento della parusia”.
Quando nel 2002 Giovanni Paolo II arrivò a Sofia in Bulgaria volle dedicare un omaggio speciale ai due santi. Nella piazza della Cattedrale si trova un monumento a Cirillo e Metodio particalarmente significativo e il Papa depose dei fiori ai suoi piedi. Un cambio di cortesie perchè ogni anno il 24 maggio, giorno della memoria liturgica dei due santi, una delegazione bulgara e macedone depone dei fiori sulla tomba di Cirillo custodita nella Basilica di San Clemente.
Nel 2002 quando Giovanni Paolo II visitò la Bulgaria nei giorni della festa dei Santi Cirillo e Metodio venne a ricordare la necessità dell’unione dei cristiani e la forza dell’esempio della fede. Nel Palazzo della Cultura a Sofia il Papa polacco ricordava che accanto all’ Europa della cultura, del lavoro “vi è purtroppo un'Europa dei regimi dittatoriali e delle guerre, un'Europa del sangue, delle lacrime e delle crudeltà più spaventose.” Per questo forse cresce lo scetticismo e “l'indifferenza davanti allo sfaldarsi di fondamentali capisaldi morali del vivere personale e sociale. Occorre reagire. Nel preoccupante contesto contemporaneo è urgente affermare che, per ritrovare la propria identità profonda, l'Europa non può non fare ritorno alle sue radici cristiane.”
Ma Cirillo e Metodio, veri maestri di inculturazione bene prima delle indicazioni del Concilio Vaticano II, avevano un criterio ispiratore semplice, come ricorda Giovanni Paolo II a Sofia nel 2002: “la fede cristiana. Cultura e fede, infatti, non solo non sono in contrasto, ma intrattengono tra loro rapporti simili a quelli che corrono tra il frutto e l'albero. E' un fatto storico innegabile che le Chiese cristiane, d'Oriente e d'Occidente, hanno favorito e propagato tra i popoli, nel corso dei secoli, l'amore alla propria cultura e il rispetto per quella altrui. Fu così che si edificarono magnifiche chiese e luoghi di culto colmi di ricchezze architettoniche e d'immagini sacre, come le icone, frutto ad un tempo di preghiera e penitenza, come di gusto e raffinata tecnica artistica. E fu ancora per questo motivo che furono redatti tanti documenti e scritti di carattere religioso e culturale, nei quali si espresse e si affinò il genio di popoli in crescita verso una sempre più matura identità nazionale”.
Ogni anno una delegazione ufficiale dalla Bulgaria e dalla Macedonia si reca in pellegrinaggio dove sono custodite le reliquie di Cirillo e Clemente a Roma nella Basilica dedicata a San Clemente. E il 15 febbraio del 1985 Giovanni Paolo II ha celebrato la messa per inaugurare un giubileo per gli Apostoli degli Slavi.
Un esempio significativo per il mondo sempre più globalizzato ma sempre più secolarizzato o per quelle regioni dove la inculturazione del Vangelo non è ancora piena.
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