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Dalle diocesi, quando la santità fa crescere la pastorale

La santità al centro della pastorale di molte diocesi. Sono tanti gli uomini e donne che anche in Italia hanno dato una forte testimonianza di fede e che oggi la Chiesa vuole far conoscere. In uesti giorni molte le diocesi che “gioiscono” per l’annuncio di alcune cause di beatificazione e canonizzazione avviate alla conclusione o appena aperte.

Ieri a Taranto l’arcivescovo, Filippo Santoro, ha  presieduto l’apertura dell'inchiesta diocesana per la beatificazione e canonizzazione di Pierangelo Capuzzimati, giovane laico della diocesi nato nel 1990 e morto nel 2008. Di carattere tranquillo e riflessivo, “sorprende insegnanti e familiari per la sua sete di conoscenza” dice  don Cristian Catacchio, Postulatore della Causa. Quattro anni prima della morte, nell’estate 2004, gli viene diagnosticata una forma di leucemia. Interpreta la malattia come “un’occasione per meditare ancora di più e per sentire Gesù come un vero amico”. Intanto prosegue gli studi, anche da autodidatta. Muore il 30 aprile 2008, due mesi prima di compiere diciott’anni. La vita di Pierangelo – spiega ancora il postulatore - può “contribuire a mantenere vivo il suo spirito di amore alla Chiesa ed è  di esempio e modello ai giovani di oggi, che spesso non hanno ideali validi per dare un senso alla propria vita”.

A Roma il prossimo 17 gennaio la chiusura del processo diocesano della causa di beatificazione di Francesca Lancellotti nata a Oppido Lucano, in provincia di Potenza il 7 luglio 1917 e morta a Roma il 4 settembre 2008. A presiedere la sessione il card. Angelo De Donatis, Vicario del papa per la diocesi di Roma mentre la messa di ringraziamento sarà presieduta, il giorno successivo, nella Basilica di Santa Maria Maggiore dal  postulatore, mons. Paolo Rizzi.  “Per quarant’anni ha esercitato nella Capitale una speciale missione in favore di quanti erano lontani dalla fede o erano colpiti da malattie: con le sue preghiere e i sacrifici personali ha vinto le resistenze del male spirituale, cioè la mancanza di fede in Dio, e del male fisico, cioè le malattie anche gravi”, sottolinea il postulatore: “già in vita godeva di una rilevante fama di santità, caratterizzata da tenera devozione alla Madonna, venerata al santuario del Belvedere di Oppido Lucano suo paese natale, e da un rapporto spiritualmente privilegiato con l’Arcangelo Michele, della cui presenza celeste ha fatto una toccante esperienza mistica. Da ciò scaturiva l’aiuto morale e materiale di cui hanno beneficiato a Roma e in tante parti d’Italia centinaia di persone, attratte dai suoi carismi, dai suoi segni prodigiosi, dalla sua fede, dalla sua umiltà e dalla sua carità evangelica. La sua testimonianza cristiana ha prodotto e continua a produrre straordinari frutti di conversione e anche di guarigione fisica in quanti vengono spinti dalla sua storia a interrogarsi sul senso della vita. Ho verificato la consistenza della santità di Francesca, che è proprio quella di cui parla Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exultate, una ‘santità della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio’

A marzo, il 23, chiusura della fase diocesana anche per suor Semplice, al secolo Maria Berardi, nella diocesi di Cassano allo Ionio. Recentemente presso la chiesa della Santissima Trinità di Castrovillari si è celebrata una messa per l'anniversario della sua vestizione. E per l’occasione è stata esposto il Crocefisso appartenuto in vita e rinvenuto intatto durante la ricognizione e lo spostamento, il 16 aprile del 2016, dei resti mortali dal Cimitero alla Chiesa di San Francesco a Castrovillari.

Nella diocesi di Brindisi apertura della causa, lo scorso 8 gennaio, di Antonietta Guadalupi (1947-2001), membro dell’ Istituto Maria Santissima Annunziata, associato alla Società San Paolo. A presiedere la celebrazione nella Cattedrale di Brindisi l’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, Domenico Caliandro. Adottando una fortunata espressione del card. Carlo Maria Martini, Antonietta Guadalupi – si legge sul sito della diocesi -  può essere annoverata tra i “profeti minori del nostro tempo”. Nasce a Brindisi il 22 novembre 1947. A soli 13 anni perde la mamma e decide di lasciare gli studi per prendersi cura del padre e del fratello. Una volta ripresa la scuola, deve però interromperla di nuovo pochi anni dopo a causa della morte del padre. Solo più tardi riuscirà a conseguire la maturità classica e a iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bari, anche se poi non completerà il corso di studi. All’età di 19 anni entra nell’Istituto Maria SS. Annunziata, fondato dal Beato Giacomo Alberione e appartenente alla Famiglia Paolina. Al centro del suo progetto spirituale si colloca la piena conformazione a Cristo secondo il “più genuino” messaggio di San Paolo così come interpretato e trasmesso ai suoi figli e figlie dal Beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina.

Due diocesi in festa, invece, per l’ingresso dei nuovi vescovo. Si tratta di Cagliari e Crotone-Santa Severina. A Cagliari celebrazione di orinazione e ingresso di Giuseppe Baturi che ha concluso la celebrazione – presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei -  con il saluto a Maria in lingua sarda: “E i sa gràtzia nos donet in vida e in sa morte. Ei sa dìciosa sorte in Paradisu”, “La sua Grazia ci doni, in vita e nella morte. E la felice sorte in Paradiso”.

“Non ti stancare di camminare, caro fratello – ha detto il presidente della Cei nell’omelia – fino al giorno in cui Cristo Signore, la stella luminosa del mattino, illuminerà in modo esclusivo la tua vita e, nella sua luce, vedrai la luce”. Si è rivolto alla Madonna di Capocolonna il neo arcivescovo di Crotone-Santa Severina, Angelo Raffaele Panzetta chiedendo lavoro, pace e sicurezza per il popolo della città di Pitagora. Mons. Panzetta era stato ordinato vescovo lo scorso 27 dicembre a Taranto . “Voglio essere un vescovo vicino a Dio. Ho già sperimentato – ha detto - quanto la vicinanza a Dio sia la vera sorgente del ministero. Segno quasi palpabile della vicinanza di Dio che in Gesù si è fatto compagno di strada degli uomini”.

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