Città del Vaticano , 08 January, 2020 / 9:35 AM
“Paolo ci insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo”, Papa Francesco commenta così il brano degli Atti degli Apostoli con il naufragio dell’ Apostolo sull’ isola di Malta.
Nella prima udienza del nuovo anno Papa Francesco prosegue la catechesi dedicata agli Atti e racconta quel momento difficile: “Quando la morte sembra ormai prossima e la disperazione pervade tutti, Paolo interviene. Egli è l’uomo della fede e sa che anche quel «pericolo di morte» (2Cor 11,23) non può separarlo dall’amore di Cristo (cfr Rm 8,35) e dall’incarico che ha ricevuto”.
Il Vangelo, dice il Papa, prosegue la sua corsa per mare, e Paolo “anche nella prova, egli non cessa di essere custode della vita degli altri e animatore della loro speranza”.
Ecco allora che l’ evangelista mostra “che il disegno che guida Paolo verso Roma mette in salvo non solo l’Apostolo, ma anche i suoi compagni di viaggio, e il naufragio, da situazione di disgrazia, si muta in opportunità provvidenziale: è un’immersione nelle acque che richiama l’esperienza battesimale di morte e risurrezione e che fa sperimentare la premura di Dio e la sua potente salvezza”.
Anche l’arrivo a Malta è difficile e Paolo “viene morso da una vipera ma non subisce alcun danno e viene scambiato addirittura per una divinità. In realtà, quel beneficio viene dal Signore Risorto che lo assiste”.
Una occasione per “dare “carne” alla parola che annuncia ed esercitare così un ministero di compassione nella guarigione dei malati”.
E il Papa sottolinea che “questa è una legge del Vangelo: quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo” e quindi “un cristiano “provato” può farsi di certo più vicino a chi soffre e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri, l'amore è sempre fecondo e va oltre".
Il Papa conclude: “Chiediamo oggi al Signore di aiutarci a vivere ogni prova sostenuti dall’energia della fede; e ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù. È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità”.
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