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Papa Francesco, Urbi et Orbi di Natale: “L’Emmanuele sia luce per l’umanità ferita”

Papa Francesco durante la benedizione Urbi et Orbi del Natale 2019

In un mondo costellato da conflitti e condizioni di vita che costringono le persone ad emigrare, creano povertà, colpiscono soprattutto i bambini, l’Emmanuele deve essere “luce per l’umanità ferita”, dice Papa Francesco nel consueto messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale.

Quello pronunciato dal Papa dalla loggia delle benedizioni è un messaggio alla città di Roma (urbe) e al mondo intero, e rappresenta ogni anno la linea guida di quella che è stata e che sarà la diplomazia pontificia nel corso dell’anno.

In questo messaggio, Papa Francesco pone particolare enfasi sulle condizioni dei migranti; guarda al Medio Oriente, con menzioni particolari per Siria, Libano e Iraq (e il Papa spera di essere in Iraq nel 2020); cita esplicitamente la situazione in Ucraina, chiamata per la prima volta “guerra” dalla Santa Sede durante l’incontro interdicasteriale che Papa Francesco ha voluto con i vescovi del Sinodo Greco Cattolico Ucraino a luglio; guarda all’Africa, citando i casi di Nigeria, Niger, Mali e Repubblica Democratica del Congo, ma senza toccare il Sud Sudan - cui Papa Francesco ha mandato un messaggio specifico sperando in un suo viaggio nel Paese nel 2020 - o l’Eritrea, dove ai cristiani vengono espropriate scuole e ospedali; cita genericamente la situazione nel continente americano, facendo un riferimento diretto al Venezuela, ma non al Nicaragua, dove pure la Santa Sede è particolarmente attiva; non tocca l’Asia, lasciando da parte dunque la Cina dove desidera di andare ma anche il Pakistan dove c’è anche un “nuovo caso Asia Bibi” denunciato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Ogni dettaglio ha un suo significato, ovviamente, e una mancata menzione non vuole dire che la Santa Sede stia trascurando la situazione. Piuttosto, si tratta di una necessaria prudenza.

Per questa benedizione urbi et orbi, Papa Francesco ha accanto a sé il Cardinale Konrad Krajewki, Elemosiniere Pontificio, e il Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e per i Migranti. Il Cardinale Martino è anche cardinale proto-diacono: ad oggi, spetterebbe a lui l’annuncio del nuovo Papa, quando avrà luogo un conclave.

Papa Francesco sottolinea prima di tutto che Gesù è stato mandato nel mondo non per condannare il mondo, per salvarlo, e che il padre lo ha dato con “immensa misericordia. Lo ha dato per tutti. Lo ha dato per sempre”.

Gesù – afferma Papa Francesco – “è nato come piccola fiammella accesa nel buio e nel freddo della notte”, e lui è “la parola di Dio fatta carne”, che ha “orientato il cuore e i passi di Abramo verso la terra promessa”, che ha “guidato gli ebrei dal cammino dalla schiavitù alla libertà”, e continua a chiamare chi si fida delle promesse di Dio come Abramo e chi è schiavo, anche oggi, perché esca dalla prigione.

Si tratta di “Parola più luminosa del sole”, perché “sì, ci sono tenebre nei cuori umani, ma più grande è la luce di Cristo”, tenebre che si trovano nei “cuori umani”, ma anche “nei conflitti economici, geopolitici ed economici”.

Quindi, la preghiera. Cristo sia luce “per i bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente enei vari conflitti nel mondo”. Papa Francesco cita prima di tutto “l’amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità dei conflitti che hanno lacerato il Paese in questo decennio”.

Allargando lo sguardo, Papa Francesco chiede che Cristo “ispiri i governanti e la comunità internazionale a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza e la convivenza pacifica ai popoli della regione”. Quindi, cita la crisi in Libano, e prega perché la nazione “possa uscire dall’attuale crisi e riscopra la sua vocazione ad essere messaggio di libertà e di armonica coesistenza per tutti”. Cita la situazione in Terra Santa, dove si aspettano ancora “giorni di pace, sicurezza e prosperità”. Guarda all’Iraq “attraversato da tensioni sociali” e allo Yemen “provato da una grave crisi umanitaria” ("penso ai bambini allo Yemen", aggiunge Papa Francesco).

Papa Francesco prosegue la sua disamina internazionale facendo riferimento al “continente americano, in cui diverse nazioni stanno attraversando una stagione di sommovimenti sociali e politici”, con una menzione speciale per il “popolo venezuelano, lungamente provato da tensioni politiche e sociali e non faccia mancare l’aiuto di cui abbisogna”.

Dall’America all’Europa. Papa Francesco guarda in particolare “all’Ucraina, che ambisce a soluzioni concrete per una pace duratura”.

Quindi, l’Africa. Papa Francesco prega che Gesù “sia pace per la popolazione che vive nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo, martoriata da persistenti conflitti”, in una crisi che dura da novembre e che pure non ha la copertura mediatica. Ma Papa Francesco guarda anche a a quanti cadono vittime di attacchi da parte di gruppi estremisti, soprattutto in Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria”.

Lo scenario si allarga ancora: Papa Francesco prega che “il Figlio di Dio, disceso dal Cielo sulla terra, sia difesa e sostegno per quanti, a causa di queste ed altre ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura”.

È a causa dell’ingiustizia – denuncia Papa Francesco – che queste persone sono obbligate ad “attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri”; che sono costretti “a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani”. È per via dell’ingiustizia che sono respinti “da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza”.

Quindi, la preghiera finale. “L’Emmanuele – chiede Papa Francesco - sia luce per tutta l’umanità ferita. Sciolga il nostro cuore spesso indurito ed egoista e ci renda strumenti del suo amore”.

L’Emmanuele – prega ancora Papa Francesco – “attraverso i nostri poveri volti, doni il suo sorriso ai bambini di tutto il mondo: a quelli abbandonati e a quelli che hanno subito violenze. Attraverso le nostre deboli braccia, vesta i poveri che non hanno di che coprirsi, dia il pane agli affamati, curi gli infermi. Per la nostra fragile compagnia, sia vicino alle persone anziane e a quelle sole, ai migranti e agli emarginati”.

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