Gesù che nasce è vera pace, ed è “via della pace”, dice Papa Francesco nel consueto messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale. Affacciato dalla loggia delle benedizioni, il Papa lancia un messaggio di pace al mondo, soffermandosi sul significato della nascita del Dio bambino, e mettendo in luce che il mondo oggi soffre “una carestia di pace” in questa “terza guerra mondiale” che il Papa non definisce più come “a pezzi”, lasciando intendere che ormai è uno scontro totale. E Siria, Yemen, Iraq, Myanmar, Terrasanta, Iran, Ucraina sono alcune delle nazioni toccate direttamente dal suo appello per la pace.
A livello internazionale, c’è il rischio “di non voler dialogare”, e il rischio che “la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo”. Ma sono le strade del dialogo che conducono “alla soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi”. Dopo che per tre volte (due Pasque e un Natale) era rimasto nella basilica, da solo contro la pandemia, Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla loggia centrale della Basilica Vaticana per il tradizionale messaggio urbi et orbi, alla città al mondo.
La nascita di Gesù è anche il modo in cui Dio ci offre la fraternità, “basata sull’amore reale, capace di incontrare l’altro diverso da me”, e che dovrebbe guidare i popoli e i governanti di tutte le nazioni in tutte le loro scelte: dalla cooperazione per affrontare la crisi sanitaria, con cure per tutti, all’attenzione per le persone più fragili, fino all’impegno per la pace nelle regioni più difficili del mondo.
In un mondo costellato da conflitti e condizioni di vita che costringono le persone ad emigrare, creano povertà, colpiscono soprattutto i bambini, l’Emmanuele deve essere “luce per l’umanità ferita”, dice Papa Francesco nel consueto messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale.