L'Aquila, 14 December, 2019 / 11:00 AM
Celestino V, al secolo Pietro di Morrone, fu il Papa che fece il “gran rifiuto”, tra i pochissimi a rinunciare al Pontificato. In visita sulla sua tomba, il 28 aprile 2009, Benedetto XVI vi lasciò il suo pallio, quasi a lasciar comprendere che anche lui avrebbe rinunciato al pontificato. Nel breve periodo in cui fu pontefice (dal 29 agosto al 13 dicembre 1294), Celestino V ha lasciato un segno indelebile alla sua città dell’Aquila e alla Basilica di Collemaggio dove fu incoronato Papa: la “festa del perdono” o perdonanza, che dall’altro ieri è stata proclamata patrimonio immateriale dell’umanità dell’UNESCO.
Alla notizia, il Cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, ha “esultato” con tutta la Chiesa e notato che “la formidabile intuizione di Celestino V, che ha generato questa celebrazione religiosa e civile, ha un significato universale: cioè vale per tutti e per ciascuno. Il tema del perdono è una chiave necessaria per aprire la porta della pace, a livello comunitario e personale.
La celebrazione del Perdono, successivamente detta “Perdonanza”, è il primo giubileo cui avevano accesso anche i poveri e i diseredati. Ed è stata considerata dall’UNESCO una celebrazione “non solo di valore spirituale, ma anche di valenza sociale e politica”, poiché “la pergamena contenente il testo dell’indulgenza, la Boll,a fu consegnata dal Papa alla città dell’Aquila, che ne divenne la custode”:
La Perdonanza ha luogo tra il 28 e il 29 agosto, e costituisce – ha sottolineato il Comune dell’Aquila – “un simbolo di riconciliazione, coesione sociale e integrazione”, perché “riflette l’atto di perdono tra le comunità locali e ne promuove valori di condivisione, ospitalità e fraternità”.
Ma come nasce la festa del Perdono? Nel 1294, Celestino V (canonizzato nel 1313 con il nome di San Pietro Confessore) è eletto Papa dopo due anni di lotte intestine. Chiede di essere incoronato all’Aquila e dall’Aquila governerà la Chiesa universale per il suo brevissimo pontificato. Già un mese dopo l’elezione, alla fine di settembre 1294, emanò la bolla con cui concesse l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, fosse entrato nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dai Vespri del 28 agosto a quelli del 29.
Quella di quest’anno è stata dunque la 725esima edizione della perdonanza, festa che precorre il Giubileo, istituito da Bonifacio VIII nel 1300. In questi sette secoli di storia, la Perdonanza ha però assunto un ruolo sociale sempre più importante, con tradizioni collegate ed eventi civili e religiosi che ne hanno fatto un vero patrimonio dell’umanità..
La “Bolla della Perdonanza” fu donata da Celestino V alla città, e gli aquilani la hanno sempre custodita gelosamente, e la conservano oggi nella cappella blindata della Torre del Palazzo Comunale. Poiché i cittadini avevano protetto il documento, allora l’autorità civile è chiamata ad indire la festa, seguendo gli antichi statuti civici cittadini.
Ed è qui che c’è quella commistione tra mondo civile e religioso che fa della Bolla non solo un momento di perdono, ma anche di riconciliazione tra secolo e spiritualità.
La Bolla viene letta dal Sindaco poco prima dell'apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio, che viene dischiusa per ordine di un Cardinale designato dalla Santa Sede. E l'apertura della Porta Santa, la sera del 28 agosto, è preceduta da un corteo storico, cui prendono parte le autorità e soprattutto i gruppi storici dell'Aquila e di altre città italiane.
Ora, tutto questo è patrimonio dell’umanità. E ricorda anche un’altra cosa: che, in fondo, la cristianità ha forgiato la cultura, ovunque in Europa, e che questa cultura è un patrimonio da rispettare e proteggere. Le radici sono, in fondo, proprio lì.
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