Tokyo, 25 November, 2019 / 9:25 AM
“Molte persone si sentono confuse e inquiete, sono oppresse dalle troppe esigenze e preoccupazioni che tolgono loro la pace e l’equilibrio. Come balsamo risanatore suonano le parole di Gesù che ci invitano a non agitarci e ad avere fiducia”.
Papa Francesco lo dice alla gente di Tokyo riunita per la messa nel grande stadio coperto della città. Il Tokyo Dome accoglie 50 mila fedeli. A Tokyo sono le quattro del pomeriggio e a Roma le 8 di mattina.
Una messa solenne, celebrata in latino, con grandi cori di giovani.
Il Giappone dell’efficientismo si manifesta anche così. Ma è proprio a quel Giappone che il Papa si rivolge. Non serve la competitività per essere cristiani, anzi, occorre invece la compassione e il senso della comunità che non escluda nessuno.
E del resto, dice il Papa nella omelia: “ Il Signore non ci dice che le necessità di base, come il cibo e i vestiti, non siano importanti; ci invita, piuttosto, a riconsiderare le nostre scelte quotidiane per non restare intrappolati o isolati nella ricerca del successo ad ogni costo, anche a costo della vita”. Anche perché “gli atteggiamenti mondani, che cercano e perseguono solo il proprio tornaconto o beneficio in questo mondo, e l’egoismo che pretende la felicità individuale, in realtà ci rendono solo sottilmente infelici e schiavi, oltre ad ostacolare lo sviluppo di una società veramente armoniosa e umana”.
La riflessione del Papa inizia con una immagine familiare allo stile giapponese, la montagna di Dio, dice è un “ montagna la cui cima non si raggiunge col volontarismo o il carrierismo, ma solo con l’attento, paziente e delicato ascolto del Maestro in mezzo ai crocevia del cammino”.
Ecco perché quindi bisogna uscire dal “circolo vizioso dell’ansietà e della competitività” e non si devono consumare “le nostre migliori energie nella ricerca assillante e frenetica della produttività e del consumismo come unico criterio per misurare e convalidare le nostre scelte o definire chi siamo e quanto valiamo. Una misura che a poco a poco ci rende impermeabili e insensibili alle cose importanti, spingendo il cuore a battere per le cose superflue o effimere. Quanto opprime e incatena l’anima l’affanno di credere che tutto possa essere prodotto, conquistato e controllato!”.
I cristiani invece sono “chiamati ad essere una comunità che sviluppi una pedagogia capace di dare il «benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, a tutto quello che non è puro né distillato, ma non per questo è meno degno di amore”. Anche questo un messaggio forte per una società come quella giapponese votata alla perfezione.
E conclude il Papa: “per il cristiano l’unica misura possibile con cui giudicare ogni persona e ogni situazione è quella della compassione del Padre per tutti i suoi figli. Uniti al Signore, cooperando e dialogando sempre con tutti gli uomini e le donne di buona volontà e anche con quelli di diverse convinzioni religiose, possiamo trasformarci in lievito profetico di una società che sempre più protegga e si prenda cura di ogni vita”.
Nel suo breve saluto l’ Arcivescovo di Tokyo Tarcisius Isao Kikuchi, S.V.D. ha posto l’accento sul tema del viaggio del Papa: “Pensiamo che sia importante per il Giappone impegnarsi oggi al servizio della vita e, con le Sue parole della “Preghiera per la nostra terra” (Laudato Sí, 246), proteggere il nostro mondo, scoprire il valore di ogni cosa e seminare bellezza, amore e pace.
La terra, la nostra casa comune, viene devastata e grida. Lei ha sentito questo grido ed ha invitato le persone del mondo a preservare e proteggere la sua bellezza per le generazioni future.
A molti livelli, il Giappone affronta oggi sfide che coinvolgono l’ambiente, l’economia, la coesistenza con i paesi vicini, la ricostruzione del grande terremoto nella parte orientale del paese e dell’impatto dell’incidente nucleare.
Ci sono molti casi in cui viene calpestata la dignità umana e molte persone subiscono minacce, senza essere comprese da nessuno o aiutate nella loro solitudine e isolamento.
Papa Francesco, con questa Sua visita lei sta mostrando a molte persone che vivono in Giappone, la guarigione, l’amore e la speranza di Dio.
Siamo una piccola comunità, ma con il Suo incoraggiamento e unendo le mani con i nostri fratelli e sorelle in Asia, speriamo di camminare insieme, proteggendo la dignità della vita come dono di Dio e proclamando la Buona Novella dell’amore misericordioso e sanatore di Dio”.
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