Napoli, 21 March, 2015 / 12:50 AM
“Non è facile avvicinarsi a un ammalato. Le cose più belle delle vita e le cose più misere sono pudiche, si nascondono. Il più grande amore, uno cerca di nasconderlo per pudore; e le cose che mostrano la nostra miseria umana, anche noi cerchiamo di nasconderle, per pudore. Per questo, per trovare un ammalato bisogna andare da lui, perché il pudore della vita lo nasconde. Andare a trovare l’ammalato. E quando ci sono malattie per tutta la vita, quando ci troviamo in malattie che segnano tutta una vita, noi preferiamo nasconderle, perché andare a trovare l’ammalato è andare a trovare la propria malattia, quella che noi abbiamo dentro. E’ avere il coraggio di dire a se stesso: anche io ho qualche malattia nel cuore, nell’anima, nello spirito, anche io sono un ammalato spirituale”.
Con queste parole Papa Francesco ha esordito incontrando gli ammalati nella Chiesa del Gesù Nuovo, a Napoli.
La malattia – ha osservato il Pontefice – è mistero. E ci si può accostare ad una malattia “soltanto in spirito di fede”. Avvicinarsi ad un malato è possibile “soltanto se guardiamo a Colui che ha portato su di sé tutte le nostre malattie, se ci abituiamo a guardare il Cristo Crocifisso. Lì è l’unica spiegazione di questo fallimento, di questo fallimento umano, la malattia per tutta la vita. L’unica spiegazione è in Cristo Crocifisso”.
Un ammalato può non capire il Signore – ha aggiunto Papa Bergoglio – allora “chiedo al Signore che vi faccia capire nel cuore che siete la carne di Cristo, che siete Cristo Crocifisso fra noi, che siete i fratelli molto vicini a Cristo”.
“Una cosa – ha proseguito Francesco – è guardare un Crocifisso e un’altra cosa è guardare un uomo, una donna, un bambino ammalati, cioè crocifissi lì nella loro malattia: sono la carne viva di Cristo”.
Prima di accomiatarsi il Papa non ha mancato di ringraziare chi, come medici, infermieri e volontari, spende il proprio tempo a servire gli ammalati “carezzando la carne di Cristo, servendo il Cristo Crocifisso, vivo. Grazie! Grazie per non fare della vostra professione un affare: servire senza arricchirsi del servizio. Quando la medicina si trasforma in commercio, in affare, è come il sacerdozio quando agisce allo stesso modo: perde il nocciolo della sua vocazione”.
Curare gli ammalati è un’opera di misericordia. E il Papa lo ha ribadito: “Sono stato ammalato e mi hai visitato. Su questo saremo giudicati. Il mondo della malattia è un mondo di dolore. I malati soffrono, rispecchiano il Cristo sofferente: non bisogna avere paura di avvicinarsi a Cristo che soffre!”.
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