Città del Vaticano , 22 October, 2019 / 9:00 AM
“La ‘Buona Novella’ è stata e continua ad essere sorgente di vita per l'Europa. Se è vero che il Cristianesimo non è riducibile ad alcuna cultura particolare, ma dialoga con ciascuna per orientarle tutte ad esprimere il meglio di sé in ogni campo del sapere e dell'agire umano, le radici cristiane sono per l'Europa la principale garanzia del suo futuro. Potrebbe un albero senza radici vivere e svilupparsi? Europa, non dimenticare la tua storia!”
Così Papa Giovanni Paolo II commentava la consegna della Esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” nata della seconda Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, che si era svolta in Vaticano dal 1° al 23 ottobre 1999.
“La purezza della linfa evangelica - sottolineava il Papa- ha purtroppo sperimentato, nel corso dei secoli, l'inquinamento dovuto ai limiti e ai peccati di alcuni membri della Chiesa. Da qui il mio bisogno di farmi interprete della richiesta di perdono, specialmente per talune dolorose divisioni prodottesi proprio in Europa”.
Ma il XX secolo è un primavera di santi e martiri e così “speranza” è “la parola chiave” del nuovo documento pontificio sull’Europa.
“L’Europa nel momento stesso in cui rafforza e allarga la propria unione economica e politica, sembra soffrire di una profonda crisi di valori” e “dà l’impressione di mancare di slancio per nutrire un progetto comune e ridare ragioni di speranza ai suoi cittadini”. Proprio in questo momento cruciale della sua storia, la Chiesa offre all’Europa il Vangelo della speranza. “Dire ‘Europa’ deve voler dire ‘apertura’” - è uno dei passaggi del testo – cioè un Continente aperto” al resto del mondo e accogliente, promotore di una nuova cultura di solidarietà”.
Giovanni Paolo II era ben conscio che di fronte al pericolo di “connivenza con la logica del mondo”, vivere radicalmente il Vangelo della speranza significa “non perdere l’identità cristiana, recuperare la vita interiore, mantenere la comunione, superare i timori, le lentezze le omissioni e infedeltà” sono le uniche possibilità.
Serve un annuncio rinnovato da parte di tutti i battezzati e un impegno maggiore nell’ ecumenismo e nel dialogo con le altre religioni. Inoltre occorre evangelizzare la vita sociale, il mondo della cultura, l’educare i giovani, riservare attenzione ai mass media.
E il Vangelo della speranza va celebrato riscoprendo la preghiera, la liturgia, i sacramenti per rispondere al “desiderio diffuso di nutrimento spirituale”. E così il Papa conclude: “Non temere! il Vangelo non è contro di te, ma è a tuo favore”. “L’ispirazione cristiana può trasformare l’aggregazione politica, culturale ed economica in una convivenza nella quale tutti gli europei si sentano a casa propria e formino una famiglia di Nazioni, a cui altre regioni del mondo possono fruttuosamente ispirarsi”.
La prima Assemblea Speciale per l ‘Europa era nata il 22 aprile 1990 durante la sua visita apostolica in Cecoslovacchia, nella città di Velehrad, presso la tomba di S. Metodio, compatrono d'Europa con i Santi Cirillo e Benedetto, Giovanni Paolo II.
Un sinodo preparato in poco tempo con un Itinerarium e una sintesi delle risposte Summarium.
Particolare fu il simposio presinodale organizzato dal Pontificio Consiglio per la Cultura. In esso si radunarono intellettuali sia dall'Est che dall'Ovest dell’Europa. Al termine dei lavori che si svolsero dal 28 Novembre al 14 Dicembre 1991in Vaticano i padri sinodali presentarono un programma per la nuova evangelizzazione dell'Europa e fecero un appello alla solidarietà tra tutti i cittadini europei. Ne merse anche un lavoro sugli statuti del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europæ (C.C.E.E.)
Il senso fondamentale della Assemblea è nelle prime righe della dichiarazione conclusiva «Ut testes simus Christi qui nos liberavit».
Ma all’Europa il Papa aveva dedicato già due altre assemblee. Una nel 1980 particolarmente difficile dedicata alla situazione pastorale in Olanda. Di fatto è stata la prima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi.
Una lettura del Vaticano II, del mistero di comunione della Chiesa e delle sue implicazioni pratiche, sia nell'ambito locale che in quello universale, concentrando l'attenzione sulla figura del Vescovo come Maestro della Fede e Pastore delle anime, tanto nella sua diocesi quanto nella conferenza episcopale.
Alla sua conclusione l'assemblea adottò risoluzioni concernenti il sacerdozio ministeriale, la vita consacrata, la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa, i sacramenti, l'Eucaristia e la Confessione, la liturgia, la catechesi e l'ecumenismo, fondando tutto sugli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Oltre al documento conclusivo molto significativa fu la lettera che Giovanni Paolo II inviò ai cattolici olandesi in preparazione dell’Assemblea il 6 gennaio del 1980.
Si trattava di “rimettere in riga” la Chiesa cattolica in Olanda e scongiurare una deriva che avrebbe potuto portare ad un vero scisma. Nel 1990 ricordando i 25 anni del Sinodo Giovanni Paolo II disse: “Io mi ricordo bene, quale aiuto ci ha portato il sinodo, così detto Olandese. Ma distinguiamo bene, perché c’era un altro sinodo così detto “olandese” che poi faceva paura a diversi episcopati. E non solo paura. E poi c’era un altro sinodo olandese sollecitato dal cardinale Willebrands che abbiamo fatto nell’ anno ’80. Naturalmente nelle sue decisioni molto contestato, ma dall’altra parte si vede come sempre fruttuoso”.
Nello stesso anno, il 1980, dal 24 al 27 marzo ci fu un Sinodo straordinario dei Vescovi Ucraini. Lo scopo era la nomina di un Arcivescovo Coadiutore con diritto di successione al Cardinale Giuseppe Slipyj, Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli Ucraini. Venne scelto Monsignor Myroslav Ivan Lubachivsky, Metropolita di Filadelfia degli Ucraini.
“Secoli di storia di lotte e di martiri, manifestazioni di fede e di ardore evangelico, zelo per l’annuncio del Vangelo in comunione con la Chiesa universale e con Pietro, qui in quest’ora sono presenti in modo straordinario”, aveva detto il Papa nella messa di apertura per sottolineare l’accento della unità della Chiesa.
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