Roma, 12 October, 2019 / 10:00 AM
Treviso e la sua diocesi in festa questa settimana. Ha fatto, infatti, ingresso il nuovo vescovo, Michele Tomasi. Ad accoglierlo una cattedrale gremita di centinaia di persone. Altrettante sono rimaste fuori, in piazza Duomo, a seguire la celebrazione sul maxischermo allestito per l’occasione.
Mons. Tomasi, nella sua omelia, ha voluto concentrarsi sulla richiesta dei discepoli a Gesù: “Accresci in noi la fede” e ha chiesto al Signore, “in questo momento così particolare della mia vita” di poter svolgere il compito che “mi viene affidato di essere vostro Vescovo con saggezza, con salda mitezza, con mite fermezza, di poter essere una buona guida per una chiesa viva e fedele qual è questa Chiesa di Treviso”.
Festa anche nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea per l’annuncio della firma del decreto di beatificazione del sacerdote don Francesco Mottola, fondatore degli Oblati e Oblate del Sacro Cuore. Il vescovo Luigi Renzo ha fatto suonare, al momento dell’annuncio, le campane delle cattedrali.
Intanto nelle diocesi si avvia il nuovo anno pastorale e molto sono i vescovi che scrivono ai fedeli lettere pastorali con messaggi e indicazioni a livello diocesano.
“Andate e fate discepoli tutti i popoli’ (Mt 28,19). La gioia di essere missionari del Vangelo” è il titolo della lettera del vescovo Bruno Mazzoccato, alla guida dell’arcidiocesi di Udine. Un testo che accompagna l’avvio del nuovo anno pastorale che sarà caratterizzato dal concretizzarsi del Progetto diocesano delle Collaborazioni pastorali. Di fatto un richiamo forte a non perdere di vista il senso profondo del cammino intrapreso dalla Chiesa diocesana. “La scelta di scrivere una lettera pastorale all’insegna della missionarietà è legata al progetto diocesano che vede le Collaborazioni pastorali come nuove opportunità per l’azione missionaria della Chiesa sul territorio friulano”, scrive il presule.
“La parte buona che non ci sarà tolta.Viaggio alla ricerca dell’essenziale”, è il titolo della lettera pastorale del vescovo di Cefalù, Giuseppe Marciante. Un documento “frutto quotidiano di tanti appunti, di continue note che riempivano i fogli” e vuole essere “una trasposizione fedele delle vostre ansie, speranze, bisogni, emergenze, ferite e attese”.
“Lasciate che i bambini vengano a me”, è il titolo della lettera dato al vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Mariano Crociata, che contiene gli orientamenti per una pastorale dell’infanzia. La scelta di questo ambito, per la fascia 0-7 anni d’età, segna l’avvio concreto del Progetto ZeroDiciotto, che ha come obiettivo quello di prendersi cura dei giovani, dalla nascita alla maggiore età, per educarli e accompagnarli alla fede. Il presule analizza la situazione dell'infanzia nel contesto attuale evidenziando che “lo sguardo credente sull’infanzia si può condensare in tre punti: il riconoscimento del bambino in quanto persona e soggetto dotato di una propria identità e dignità, l’affermazione di una sua specifica relazione con Dio, l’enucleazione di alcune caratteristiche tipiche della sua figura spirituale”. Alle parrocchie sarà richiesto di “dedicare un tempo di riflessione al tema dell’infanzia nell’ambito del consiglio pastorale o in assemblea dei collaboratori, per verificare la situazione dei bambini nel territorio e in parrocchia e di individuare le iniziative pastorali adeguate da promuovere”. L’obiettivo è quello di “£condividere e animare l’accompagnamento delle giovani famiglie ad accogliere le nuove vite e a sostenerle nella loro crescita ed educazione”.
Mons. Crociata sottolinea che “il rapporto della Chiesa con l’infanzia è stato, negli ultimi decenni, orrendamente deturpato dalla piaga della pedofilia”. Si tratta di “un fenomeno che ci fa vergognare, e soprattutto pentire amaramente e ci impone di intervenire là dove si verifichi, con la decisione e la prontezza che ci ha mostrato e insegnato papa Francesco. Proprio in linea con le sue indicazioni, la scelta di dedicare la nostra attenzione spirituale e pastorale all’infanzia vuole anche essere una reazione positiva all’altezza dell’opera di protezione, sostenendo e accompagnando con la più adeguata cura educativa i bambini che Dio affida alle nostre comunità ecclesiali”.
A Palermo l’arcivescovo Corrado Lorefice scrive ai giovani. “Scrivo a voi padri, scrivo a voi giovani”, è il titolo della lettera .“Io appartengo a quella generazione, giovane o adolescente negli anni Sessanta e Settanta – scrive – che visse il sogno di un cambiamento radicale del mondo e della Chiesa. Ricordatevi infatti, che tra i grandi eventi trasformatori di quegli anni - evento decisivo per me, per la Chiesa, per l’umanità, evento i cui semi devono ancora maturare in pienezza – ci fu il Concilio Vaticano II: la Chiesa si definì dialogo accogliente e rigenerante con ogni donna e uomo di buona volontà. Oggi le cose sembrano diverse. Quei giovani che noi eravamo, e che ora son diventati adulti o addirittura anziani, hanno spesso perso o tradito quelle speranze. La nostra alba sembra essersi mutata in tramonto. Ma vogliamo sostenere la vostra Alba, la profezia di cui siete portatori. Ci troviamo in mano un pianeta molto più deteriorato, ingiusto, pieno di squilibri, sfregiato dal presunto progresso: un mondo ferito e in pericolo. Ma noi adulti ci siamo chiusi in un’assurda fortezza, resistiamo a consegnarvi il testimone che vi spetta. Attesa era la nostra rivoluzione e, credetemi, attesa e necessaria è la vostra. Il vostro gemito, la vostra lotta sono assunti nella logica del Regno di Dio che preme per trasformare il mondo nella giustizia, nella pace, nella compassione. Il gemito e la lotta sono il segno di un mondo che finisce e annunziano un mondo nuovo che comincia”.
Il presule racconta la sua venuta a Palermo, dove ha ritrovato i semi della sua giovinezza nella vita e nell'incontro con don Pino Puglisi alla fine degli anni 80 e nel comune impegno per i giovani invitati a non pensare “pensieri già pensati da altri”. E l’appello: “Voglio solo ascoltarvi e apprendere da voi. Il vostro vescovo vuole camminare con voi, perché è fratello e cristiano come voi, per voi vescovo e padre. Da voi intendo accogliere il cuore e il coraggio del Vangelo, che vi appartiene, che vi chiediamo di portarci, che aspettiamo trepidanti. Siate i nostri maestri sulla via di Gesù. Il vostro vescovo è qui ad imparare da voi”.
Va’ e anche tu fa’ così è titolo della lettera del vescovo di Alba, Marco Brunetti con la quale “intendo offrire alcune riflessioni a tutta la comunità diocesana per far comprendere che la carità interpella tutti”. La lettera è strutturata in tre parti: inizia con uno sguardo sulla società in cui siamo immersi per mettere a fuoco le nuove povertà che ci scomodano; poi approfondisce il tema del farsi prossimo a partire dalla parabola del buon Samaritano; e infine si concentra sulle strutture caritative ecclesiali che devono essere espressione di un sentire comune della comunità. Il tutto nella cornice dell’Inno alla carità di san Paolo.
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