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Un servizio di EWTN News

Il giudizio di Dio sovvertirà le situazioni umane. XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, in questa domenica, racconta una parabola che ha come protagonisti un uomo ricco - la cui unica occupazione sembra essere quella di festeggiare, divertirsi e godere - e un uomo povero, affamato e ammalato. Si tratta, però, di due situazioni che non durano per sempre perché sopraggiunge la morte che pone fine alla vita di entrambi. Dopo la morte la loro condizione cambia radicalmente, viene capovolta: il povero viene portato “dagli angeli nel seno di Abramo” cioè vive eternamente nella consolazione e nella gioia frutto dell’abbraccio amoroso della Santissima Trinità, mentre il ricco viene gettato nell’inferno dove subisce terribili patimenti e tormenti.

Con questa parabola il Signore, ancora una volta, si rivolge a coloro che si affidano alla ricchezza e pongono in essa la propria sicurezza credendo di trovare felicità e tranquillità in una vita dedita al divertimento fine a se stesso, senza preoccuparsi degli altri. Ebbene, a queste persone Gesù ricorda che ci sarà un giudizio di Dio che sovvertirà le situazioni umane. Vivere nel lusso, nella ricerca ossessiva del piacere senza alcuna attenzione e uno sguardo d’amore verso i fratelli sono tentativi illusori di fuggire all’angoscia della morte, la quale è un’altra protagonista della parabola.

La certezza della morte dovrebbe portarci ad interrogarci sul senso della vita: “Per che cosa vale la pena vivere? Che cosa dà significato all’esistenza? Come praticare la giustizia e la condivisione, l’amore e la compassione?”. Il Gesù dei Vangeli non è certamente comodo per noi, ma proprio per questo può rispondere alle attese più profonde della nostra esistenza perché è venuto a mostrarci quale miracolo sia la Vita nel mondo di Dio e come possiamo raggiungerla. Accogliendo e seguendo il Signore Gesù significa incamminarsi verso una pienezza senza limiti, verso l’infinito, nel grembo della Trinità dove la vita è tutto un fervore e uno scambio.

L’uomo ricco, al contrario, ha vissuto la sua vita senza tenere in alcuna considerazione i richiami alla conversione presenti nella Parola di Dio. Ammonisce, ad esempio, il profeta Amos: Guai agli spensierati, a quelli che si considerano sicuri, che su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani banchettano indifferenti alle sofferenze dei poveri. I cinque fratelli del ricco possono evitare il tormento solo se si pongono in ascolto di Mosè e dei profeti e accettano di cambiare la loro vita.

La condizione di queste due personaggi dopo la morte non può mutare. E’ irreversibile.

Con la parabola, il Signore ci invita a prendere sul serio il momento presente e a lasciarci prendere da Gesù Cristo una volta per sempre, a legarci a Lui con una scelta totale e libera. La prospettiva della vita eterna deve diventare uno stimolo a rimanere fedeli al cammino intrapreso e a fondare la nostra vita sulla Parola di Dio e sulla partecipazione ai sacramenti, in particolare la Confessione e l’Eucarestia. Strumenti ordinari su cui si gioca il giudizio finale. La fede, la vita cristiana, infatti, non si fonda sui miracoli o su eventi straordinari: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se risorgessero dai morti.

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