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Un servizio di EWTN News

Il Papa a Scampia: “I corrotti non sono cristiani!”

Scampia, Napoli, 21 marzo 2015 - Papa Francesco è arrivato in piazza San Giovanni Paolo II, e parla contornato dai bambini del quartiere

I corrotti, gli sfruttatori del lavoro altrui “non sono cristiani”. l grido di Papa Francesco a Scampia, in un incontro che conduce in larga parte a braccio. Tre domande, da una immigrata, un lavoratore, e un giudice della Corte Costituzionale. Tre temi: dignità per gli immigrati, dignità per i lavoratori, giustizia. E una risposta del Papa che lega insieme i tre temi, li riconduce tutti al problema della “corruzione.” Una corruzione che “spuzza” (il Papa usa proprio questa espressione, con un piccolo errore) come “un corpo morto che si corrompe.”

Papa Francesco entra a Napoli da Scampia, quartiere simbolo di Napoli, diventato tristemente famoso per essere stato negli anni centro di spaccio internazionale. In realtà, ora lo spaccio internazionale si è spostato di più nelle zone di Secondigliano, mentre a Scampia il grande lavoro delle associazioni, e soprattutto delle istituzioni della Chiesa, hanno cominciato un lavoro di purificazione che di certo non è terminato, ma che ha comunque in qualche modo reso Scampia un quartiere meno pericoloso.

C’era stato Giovanni Paolo II, nel 1990, e proprio a lui è intitolata la piazza dove si svolge l’incontro, mentre la Madonna della Speranza, che il Santo Papa polacco aveva benedetto nell’occasione, è custodita dai Gesuiti. E Papa Francesco si lascia andare al bagno di folla, percorre tutta la piazza sulla Papa mobile. Nel settore riservato, magistratura, membri della società civile e persino un piccolo presidio dell’Arcigay, oltre a quello delle Mamme Arcobaleno, gli unici che sventolano la bandiera arcobaleno invece della bandiera papale.

L’incontro è strutturato come un dialogo tra il Papa e immigrati, lavoratori e membri della società civile. Chiedono al Papa di dare una parola di speranza agli immigrati. Papa Francesco si rivolge “alla sorella che ha parlato a nome dei migranti e dei senza tetto” chiedendo una parola per dire che “i migranti sono figli di Dio”. “Ma – chiede il Papa - è necessario arrivare a questo? I migranti sono umani di seconda classe? Dobbiamo fare sentire ai nostri fratelli e sorelle migranti che sono cittadini, che sono come noi figli di Dio, che sono migranti come noi, perché tutti noi siamo migranti verso un’altra patria, tutti siamo migranti nel cammino della vita, nessuno di noi ha una dimora issa in questa terra, tutti ce ne dobbiamo andare, dobbiamo andare a trovare Dio prima o poi.”

Ma è sul tema del lavoro che Papa Francesco si scalda. Sottolinea che è “grave” che più del 40 per cento dei giovani sui 25 anni non ha lavoro. “Cosa fa un giovane senza lavoro, che futuro ha?” chiede il Papa. E una voce si sente dal fondo dell’uditorio: “La Camorra!” Il Papa prosegue che quella del lavoro è una responsabilità “non solo della città, non solo del Paese, ma del mondo, perché c’è un sistema economico che scarta la gente e adesso tocca ai giovani ad essere scartati cioè senza lavoro”. Il Papa sottolinea che non bastano le opere di carità, non bastano le Caritas che danno da mangiare, perché “il problema non è mangiare, è non avere la possibilità di portare il pane a casa di guadagnarlo. È quando non si guadagna che il pane si perde la dignità, è questa mancanza di lavoro ci ruba la dignità. Dobbiamo lottare con questo dobbiamo difendere la nostra dignità di cittadini, di uomini di donne di giovani. È questo il dramma del nostro tempo, non dobbiamo rimanere zitti:”

Papa Francesco attacca anche “il lavoro a metà” ovvero “lo sfruttamento delle persone nel lavoro.” Fa l’esempio di una ragazza che viene pagata 600 euro per 11 ore di lavoro al giorno e senza pensione, e non ha scelta perché le dicono che se rifiuta ci sono molti altri che aspettano il lavoro.

“Questo si chiama schiavitù questo si chiama sfruttamento. Non è umano, non è cristiano e se quello che fa questo si dice cristiano è un bugiardo,” afferma il Papa.

Il Papa lega poi tutto al tema della corruzione, cita l’intervento del presidente della Corte di Appello, che “ha usato l’espressione ‘percorso di speranza’” e poi ha ricordato il motto di don Bosco “buoni cristiani e onesti cittadini”, ma ha soprattutto usato la parola corruzione. “Tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti nessuno di noi può dire ‘io mai sarò corrotto’… è una tentazione, è uno scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza, verso i reati, verso lo sfruttamento delle persone. Quanta corruzione c’è nel mondo” È una parola che se noi l’ascoltiamo un po’ è brutta, perché una cosa corrotta è una cosa sporca. Se noi troviamo di un animale che è morto, corrrotto è brutto, la corruzione ‘spuzza’ e l’uomo che lascia entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, ‘spuzza’!”

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