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Papa Francesco in Mozambico: “La pace torni ad essere la norma”

L'incontro di Papa Francesco con il presidente Nyusi, Palazzo Presidenziale, Maputo, Mozambico, 5 settembre 2019
Papa Francesco arriva all'incontro con le autorità accompagnato dal presidente Nyusi, Maputo Mozambico, 5 settembre 2019
Papa Francesco incontra nella nunziatura di Maputo un gruppo delle Scholas Occurentes, Maputo, Mozambico, 5 settembre 2019

La pace per lo sviluppo inclusivo di tutti. La pace per la cura della casa comune. La pace, per forre fine alle lotte fratricide. Papa Francesco usa più e più volte la parola pace nel discorso alle autorità civili e diplomatiche del Mozambico, in quello che è il primo appuntamento del suo viaggio nel Paese.

Arrivato ieri a Maputo per il suo quarto viaggio africano, accolto tra due ali di folla festante, Papa Francesco comincia oggi le attività di un viaggio che lo porterà nei prossimi giorni in Madagascar e alle Isole Mauritius.

Il Papa arriva in Mozambico dove è stato appena firmato un accordo di pace e riconciliazione tra il governo degli ex guerriglieri del Fronte di Liberazione del Mozambico guidato dal presidente Filipe Ayusi e del Movimento di Resistenza nazionale. Dopo l’accordo di Roma del 1992 (che fu mediato dalla Comunità di Sant’Egidio), le tensioni erano di nuovo scoppiate nel 2014, quando la Resistenza Nazionale rifiutò i risultati elettorali e si tornò alle armi. E di circa un mese fa la firma di un definitivo cessate il fuoco, che ha chiuso una stagione di conflitti che aveva causato già, tra il 1977 e il 1992, circa uni milione di morti.

Non è un caso che “Speranza, pace e riconciliazione” è il moto dei due giorni di Papa Francesco a Maputo. Papa Francesco arriva al Palazzo Presidenziale dopo un riposo e una messa la mattina in cui ha ricordato i Cardinali Roger Etchegaray e José Pimiento Rodriguez, deceduti negli ultimi due giorni. Dichiara Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede: “Con dolore, questa mattina, il Santo Padre Francesco ha appreso della morte del Cardinale Roger Etchegaray, avvenuta ieri pomeriggio.Durante la Santa Messa, celebrata nella Nunziatura Apostolica di Maputo, in Mozambico, il Papa ha ricordato il cardinale francese, uomo di dialogo e di pace, e con lui il Cardinale José de Jesús Pimiento Rodríguez, scomparso il 3 settembre”.

Dopo la Messa, il Papa ha poi incontrato – riferisce Bruni – “alcuni responsabili e un gruppo di partecipanti ai programmi  attuati  dalla Fondazione Scholas Occurrentes in diverse città del Mozambico, accompagnati dal Direttore Enrique Adolfo Palmeyro”.

La Sala Stampa della Santa Sede comunica che “durante l’incontro sono state illustrate al Santo Padre le attività svolte dalla Fondazione in Mozambico, particolarmente nel campo dello sport e della formazione umana”, mentre Papa Francesco “ha raccontato alcuni episodi della sua infanzia a Buenos Aires, quando si giocava a calcio con palloni fatti di stracci in un cortile vicino casa, e ha sottolineato come gioco e lavoro debbano sempre essere congiunti”.

L’incontro di Papa Francesco con il presidente Nyusi è cordiale, il Papa regala un volume della Cappella Paolina e la riproduzione di una cartina antica in cui già si vedeva il Mozambico.

Il Papa arriva nel Paese in un contesto elettorale, perché l’ultimo accordo ha stabilito nuove elezioni il 15 ottobre. Ma non parlerà di elezioni. Né potrà toccare le zone colpite dai cicloni Idai e Kenneth, nel centro e nel Nord, e non è previsto nemmeno un passaggio da Capo Delgado, provincia alle prese con la violenza fondamentalista islamica.

Parlando prima del Papa, il presidente Nyusi loda il lavoro della Chiesa Cattolica nel Paese, ricorda che Paolo VI aveva ricevuto in udienza alcuni rappresentanti della liberazione di Angola, Capo Verde e Mozambico dando un “segno di speranza” per i popoli “ancora soggiogati”, e ha preso l’impegno della pace. Nyusi nota di essere lì presente con Daviz Simango, presidente del Movimento Democratico del Mozambico, e Ossufo Momade, presidente della Resistenza Nazionale per il Mozambico. E, al termine del discorso, viene scoperta una targa sulla Casa Matteo 25, opera per i poveri voluta dalla nunziatura apostolica che Papa Francesco visiterà questa sera. 

Nel suo discorso, Papa Francesco ricorda subito coloro che sono stati colpiti dai cicloni Idai e Kenneth, “le cui devastanti conseguenze continuano a pesare su tante famiglie, specialmente nei luoghi in cui la ricostruzione non è stata ancora possibile e richiede una speciale attenzione”.

Ma è il tema della pace quello che è centrale nel discorso. Papa Francesco esprime l’apprezzamento suo “e di gran parte della comunità internazionale” per gli sforzi

Fatti da decenni perché “la pace torni ad essere la norma e la riconciliazione la via migliore per affrontare le difficoltà e le sfide che incontrate come nazione”.

Papa Francesco apprezza l’accordo di un mese fa per la cessazione definitiva delle ostilità, lo definisce “una pietra miliare, che speriamo decisiva”, ricorda il trattato di Roma del 1992 che “ha sigillato la pace e ha dato i primi germogli”, che “sostengono la speranza e danno fiducia per non lasciare che il modo di scrivere la storia sia la lotta fratricida, bensì la capacità di riconoscersi come fratelli, figli di una stessa terra, amministratori di un destino comune”.

Papa Francesco invoca “il coraggio della pace”, che è “di alta qualità”, sottolinea che i mozambicani “conoscono la sofferenza, il lutto e l’afflizione”, ma che non hanno voluto che “il criterio regolatore delle relazioni umane fosse la vendetta e la repressione, né che l’odio e la violenza avessero l’ultima parola”.

Il Papa si rivolge ai mozambicani che hanno sperimentato “che la ricerca della pace duratura richiede un lavoro duro, costante e senza sosta”, ricorda che “la pace non è solo assenza di guerra, ma l’impegno instancabile, soprattutto di quanti occupiamo un ufficio di maggiore responsabilità, di riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli, perché possano sentirsi protagonisti del destino della propria nazione”.

Papa Francesco poi ricorda che la pace “ha reso possibile lo sviluppo del Mozambico in diversi settori”, incoraggia a consolidare strutture e istituzioni per far sì “che nessuno si senta abbandonato, in particolare i vostri giovani”, i quali “non sono solo la speranza di questa terra, sono il presente che interpella, ricerca e ha bisogno di trovare strade dignitose che consentano loro di sviluppare tutti i loro talenti”.

Per avere una cultura di pace, continua il Papa, ci vuole un percorso che favorisca la cultura dell’incontro, e sia impregnato di questa cultura, per gettare ponti, con il compito essenziale di “mantenere viva la memoria quale via che apre il futuro”, per trovare valori comuni che “favoriscano il superamento di interessi settoriali, corporativi o di parte”, facendo sì che le ricchezze siano per tutti.

Papa Francesco sottolinea che i mozambicani hanno la “coraggiosa e storica missione” di non smettere di impegnarsi “finché ci saranno bambini e adolescenti senza istruzione, famiglie senza casa, lavoratori senza occupazione, contadini senza

terra... Queste sono le basi di un futuro di speranza, perché futuro di dignità! Queste sono le armi della pace”.

Ma pace – aggiunge il Papa – è anche “cura della casa comune”, specialmente nel Mozambico benedetto da tante risorse, perché difendere la terra è difendere la vita, specie quando “si constata una tendenza a saccheggiare e depredare, spinta da una bramosia di accumulare che, in genere, non è neppure coltivata da persone che abitano queste terre, né viene motivata dal bene comune del vostro popolo”.

E la cultura della pace “implica uno sviluppo produttivo, sostenibile inclusivo”, che faccia sentire ad ogni abitante del Mozambico che il Paese è suo.

Papa Francesco conclude sottolineando che il presidente e le autorità sono “i costruttori dell’opera più bella che si possa compiere: un futuro di pace e riconciliazione quali garanzie del diritto dei vostri figli al futuro”.

Parlando con le Scholas la mattina in nunziatura, Papa Francesco ha detto che nelle spiagge famose di Xai Xai, che attirano turisti, è bello che ci siano bambini e bambine che giocano a pallone. Ma - ha aggiunto - "c'è una cosa che mi ha toccato molto il cuore ed è il pallone di stracci".

"Quando ero bambino - ha aggiunto Papa Francesco - io giocavo con un pallone di stracci. Perché a quel tempo i palloni erano di cuoio, cuciti con il cuoio ed e rano molto costosi. E noi, che andavamo a scuola tutti insieme, non avevamo i soldi per comprare quei palloni 'numero 5' che erano così grossi. Non c'era ancora né la plastica né il pallone di gomma. C'era il pallone di cuoio o questo di stracci".

(La storia continua sotto)

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Così, ricorda Papa Francesco - nel cortile di casa mia dove giocavamo, dove c’è ancora una piazzetta, giocavamo con un pallone di stracci. In Argentina, il pallone di stracci è diventato un simbolo culturale di
quell’epoca, a tal punto che un poeta popolare argentino ha scritto una poesia chiamata 'pallone di
stracci', e c'è anche un film che hanno girato chiamato 'pallone di stracci'."

Riferendosi al lavoro di artigianato fatto da Scholas in Mozambico, Papa Francesco sottolinea: "Voi in questo modo raccogliete tutta una storia di artigianato sportivo: lavoro per fare questo, e gioia per il gioco. Lavoro e gioco. Nella vita se non c'è lavoro, la vita non va bene, e se non sai giocare, la vita non va bene. Lavoro e gioco, insieme. Pallone di stracci. Sarebbe bello che facessero un concorso artistico - canzone, disegno,poesia, prosa... - sul tema del pallone di stracci. E al vincitore io darò un premio".

Articolo aggiornato con le parole di Papa Francesco fornite in serata dal Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede

 

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