“Non è che perché adesso mi vesto tutto di bianco, che sono meno peccatore e più santo di prima”. C’è spazio anche per una riflessione spirituale sulla sua esperienza con Dio da quando è diventato Papa, nel colloquio che Papa Francesco ha avuto con i gesuiti del Mozambico durante il suo ultimo viaggio apostolico. Una provincia, quella dei gesuiti, formata nel 2014, con 163 membri di cui 90 giovani in formazione, che lavorano in sei parrocchie.
Un viaggio all’insegna della pace, della difesa dell’ambiente, della lotta alla corruzione quello di Papa Francesco in tre paesi africani vicini e per molti aspetti diversi.
Dialogo interreligioso, annuncio e testimonianza, la gioia del popolo per le strade la speranza della pace, i bambini, la difesa dell’ambiente, il rischio della xenofobia anche in Africa come le critiche e il rischio di scismi.
Si è conclusa la visita del Papa alle Isole Mauritius, terza e ultima tappa del viaggio apostolico in Africa. L’aereo papale decolla da Port Louis alla volta del Madagascar.
Papa Francesco fa appello al DNA del popolo di Mauritius e chiede di “accettare la sfida dell’accoglienza e la protezione dei migranti”, ma auspica anche di continuare lo stile di vita democratico che ha caratterizzato il Paese, e mette in guardia da uno sviluppo economico indiscriminato, chiedendo di non cedere a “un modello economico idolatrico”.
Subito dopo il pranzo con i cinque Vescovi della Conferenza Episcopale dell'Oceano Indiano, Papa Francesco raggiunge il Santuario di Père Laval a Port Louis. Il Beato Padre Jacques Laval è noto come l'Apostolo dei neri, perchè si dedico senza sosta all'evangelizzazione degli indigeni di Maurizio.
Lo slancio missionario ha un volto giovane e capace di ringiovanire, ricorda Papa Francesco nella messa che celebra a Port Louis alle Maurizio.
Dopo la visita in due paesi “difficili” la sosta di oggi ha il sapore della antica storia e dello sviluppo. Maurizio infatti è uno dei paesi con il più alto tasso di sviluppo del continente e non solo perché meta di vacanza.
Nel Collegio di Saint Michel di Antananarivo, fondato da alcuni missionari Gesuiti francesi, Papa Francesco incontra i sacerdoti, religiosi, consacrati e seminaristi del Madagascar.
Una preghiera perché ci sia un lavoro dignitoso per tutti, perché i bambini non siano costretti a lavorare, perché sparisca la disoccupazione e perché i dirigenti e funzionari si impegni a garantire “un salario dignitoso e condizioni rispettose della loro dignità di persone umane” e perché i lavoratori sappiano far valere i loro diritti in modo costruttivo. Dopo la visita nella città dell’amicizia di Akamasoa, Papa Francesco va nel cantiere di Mahatazana, gestito dalla stessa città, davanti ad una statua del Sacro Cuore di Gesù che campeggia sul cantiere dal 2008.
“Le vostre grida generate dal non poter più vivere senza un tetto, vedere i figli crescere nella malnutrizione, non avere un lavoro, generate dallo sguardo indifferente per non dire sprezzante di molti, si sono trasformate in canti di speranza per voi e per tutti quelli che vi guardano”.
Al termine della Messa celebrata nel Campo Diocesano di Soamandrakizay davanti a circa un milione di fedeli, il Papa - introducendo la preghiera dell’Angelus - ha voluto ringraziare l’Arcivescovo di Antananarivo, Monsignor Odon Marie Arsène Razanakolona, l’episcopato malgascio e tutti i fedeli.
“Camminare al seguito di Gesù non è molto riposante”, ma “ogni rinuncia cristiana ha significato solo alla luce della gioia e della festa dell’incontro con Gesù Cristo”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell’omelia della Messa celebrata presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay, in Madagascar.
Il pomeriggio di Papa Francesco in Madagascar, dopo l'incontro con i Vescovi, continua con la visita alla Tomba della Beata Victoire Rasoamanarivo.
“Può un pastore degno di questo nome restare indifferente alle sfide che affrontano i suoi connazionali di tutte le categorie sociali, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa? Un pastore alla maniera di Gesù, può essere indifferente alla vita di quanti gli sono stati affidati?”
“Vi daranno il testo scritto per leggerlo e meditarlo, adesso vorrei parlarvi dal cuore”. Così il Papa salutando le monache contemplative del Madagascar riunite nel convento delle Carmelitane Scalze di Antananarivo, in occasione della recita dell’Ora Media.
Dialogo, rispetto, reciproco, condivisione, cura del creato. La lotta alla corruzione e l’aiuto ai poveri, per superare le disuguaglianze sociali. Ma soprattutto il mantenimento delle proprie tradizioni e della propria identità, perché la globalizzazione economica, “i cui limiti sono sempre più evidenti”, non deve portare ad una omogeneizzazione culturale. Papa Francesco si rivolge alla società civile e al corpo diplomatico del Madagascar, nel primo appuntamento di questo viaggio nella ex colonia francese.
L’aereo con a bordo Papa Francesco, proveniente dal Mozambico, è atterrato poco fa ad Antananarivo, capitale del Madagascar, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa.
Al termine della messa il Papa ha salutato il Mozambico ma soprattutto ha pensato a corto che non c’erano “per le conseguenze dei recenti cicloni”.
E’ un discorso sulla riconciliazione quello del Papa alla messa nello stadio di Maputo. Un discorso che cerca di indicare un cammino che in Mozambico sembra ancora lungo e che vede ancora la società divisa e straziata dalla povertà. I nemici ci sono, spiega il Papa, e Gesù lo sa, “perché Gesù non è un idealista, che ignora la realtà”.