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Un servizio di EWTN News

Giovanni Paolo II, un Papa polacco a Roma

Ci aveva subito introdotto, il Papa venuto da un paese lontano, in un’atmosfera di sereno impegno, di cui avrebbe fatto parte in modo speciale quella carica umana, fin dal quel giorno di ottobre appena accettata l’elezione al soglio di Pietro.

Alla Chiesa in lutto per la scomparsa prematura del Papa del sorriso Albino Luciani, si proponeva il Papa del concilio, diretto, immediato, severo, e viaggiatore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissimi fratelli e sorelle! Siamo ancora tutti addolorati dopo la morte dell’amatissimo papa Giovanni Paolo I. Ed ecco, gli eminentissimi cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma . Lo hanno chiamato di un paese lontano, lontano ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Ho avuto paura di ricevere questa nomina, ma ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso il nostro Signore e nella fiducia totale alla sua madre, Madonna Santissima. Anche non so se potrei bene spiegarmi nella vostra, la nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corriggerete!

Parole, queste della sera del 16 ottobre 1978, che abbiamo sentito mille e mille volte; ma dove la voce di Giovanni Paolo II, ancora lontana dalle abitudini curiali e romane, dopo l’emozione dei primi momenti in piazza S. Pietro ritorna quella dello Zio Lolek, come lo chiamano a Cracovia i suoi ragazzi, quei giovani che dal giorno della sua partenza per il conclave non lo rivedranno sino al trionfale viaggio del 1979.

Molti anni dopo, in viaggio verso il Messico per la terza volta, Giovanni Paolo II racconterà quanto importante fosse quel ritorno così trionfale, grazie anche alla sua prima visita messicana.

Mexico tiene nella mia vita, nella mia biografia possiamo dire, nella mia esperienza del papa, un posto speciale, perché dalla prima visita, la prima che mi ha aperta la strada, devo dire che se non fosse Mexico nel mio itinerario, sarebbe molto più difficile andare in Polonia. Mexico mi ha aperto strada in mia patria come papa. Io penso così.

Ma ci sono anche dichiarazioni “rubate” estemporanee che segnano il passo della storia.

Ecco, allora, la prima dichiarazione del nuovo Papa sulla Radio Vaticana. E’ il 1978, un paio di giorni dopo l’annuncio dell’elezione, e poco prima di prendere solennemente possesso del soglio di Pietro. Siamo al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. La prima uscita pubblica del Papa, per salutare un amico malato, monsignor Deskur. Nella confusione dell’atrio del policlinico, il collega Alberto Goroni, che rappresenta la radio del Papa, realizza la prima intervista al nuovo pontefice.

Per Radio Vaticana? Lei ha domandato tante volte, allora, io spero, io spero che con la Radio Vaticana andremo sempre bene, che Dio benedica il compito, i tanti compiti della Radio Vaticana, questa radio specialmente dedicata all’opera dell’evangelizzazione, allora spero che quel compito sarà bene compiuto, sempre meglio.

C’è un’altra prima volta che ci introduce nello stile Wojtyła. E’ il saluto ai cittadini di Castel Gandolfo.

Giovanni Paolo II fin dall’inizio del suo pontificato, vuole sottolineare che il suo essere polacco, il suo venire da un paese lontano, non lo fa essere estraneo a Roma, e naturalmente a Castel Gandolfo. In quei giorni, Giovanni Paolo II prende solennemente possesso del soglio di Pietro con la celebrazione della santa messa che rimarrà nella storia del papato, non solo per le parole, lette, questa volta, ma quasi recitate perché comunque nate del cuore, ma soprattutto per i gesti, che per Giovanni Paolo II avranno spesso un valore anche maggiore delle parole. E così si presenta ai cittadini di Castel Gandolfo, quel Vaticano II, come lui stesso dirà 15 anni dopo.

Sia lodato Gesù Ccristo!

Così sono diventato un vostro concittadino! Non potrei dire molte cose, ma una è certa: che il nostro primo incontro è molto caloroso, molto rumoroso! Ma spero anche che c’è molto religioso!

Saluto a tutti! E auguro a Castel Gandolfo che quel nuovo cittadino sia un cittadino onesto. E perché quel cittadino è il Papa, comincia per dare una benedizione a tutti i suoi concittadini.

Così Giovanni Paolo II acquista la cittadinanza di Castel Gandolfo, e conquista il cuore degli abitanti della cittadina laziale. E soprattutto ringrazia, concludendo con quel saluto, che da allora in poi sarà la sua firma.

Saluto le autorità locali, e poi ringrazio a tutti quelli che mi hanno un po’ sorvegliato, tante grazie! E ultima parola: sia lodato Gesù Cristo!

Un Papa che non dimentica mai la sua patria, anche molti anni dopo la sua elezione. Siamo nel ‘95, alla celebrazione diocesana delle giornate mondiali della gioventù, e Giovanni Paolo II racconta le sue esperienze.

E mi ricordo quando ero ancora in Polonia, con i giovani mi incontravo molto con i gruppi cosiddetti “oasi”, “oasi della gioventù”, “dei giovani”. E loro hanno cantato più o meno così: (parole in polacco) voi capite tutti, no? Vedi, se uno diceva: ecco, viene il papa polacco per polonizzare la curia e Roma, vedete i frutti!

Così Giovanni Paolo II vive tra le sue due patrie: l’Italia e la Polonia.

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