Gioia Tauro, 20 June, 2019 / 1:00 AM
“Senza Eucaristia non potrei vivere, non potrei amare e non potrei servire i poveri”, diceva Madre Teresa e Padre Pio usava questa immagine: “E’ più facile che il mondo viva senza il sole piuttosto che viva senza la Messa”.
Il cardinale Pietro Parolin ha citato i due santi nella omelia pronunciata ieri a Gioia Tauro nel corso della Santa Messa a conclusione dei lavori del II Congresso Eucaristico della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
La consapevolezza dei primi cristiani “che la loro identità e la loro stessa vita cristiana si basava sul ritrovarsi in assemblea per celebrare l'Eucaristia nel giorno memoriale della Risurrezione” è a chiave per capire che “chi prende sul serio Gesù, chi sente di essere legato a Lui in modo indissolubile, che sa di essere a Lui debitore della sua vita, non può che accogliere queste parole con riconoscenza e docilità. Si deve riconoscere come merito alla fedeltà della Chiesa il fatto che, dopo duemila anni, quel comando del Signore mantiene ancora tutta la sua attualità e la sua forza”.
Non un comando formale, ma l’accettazione di un dono. La domanda oggi è “Come non accogliere un tale dono? Come non rispondere con tutto il desiderio del nostro cuore? Quando ci accostiamo all’Eucaristia, esprimiamo col nostro gesto la disponibilità a ricevere il dono di Gesù per noi, diciamo di sì alla sua volontà di amore e al suo sacrificio di riconciliazione”.
E da quel dono “parte una corrente di amore, di generosità, di perdono, di servizio reciproco che tende a dilatarsi senza limiti fino a raggiungere tutti gli uomini, per coinvolgerli in un circolo virtuoso”.
L’Eucarestia fa la Chiesa che “ è un corpo, cioè una realtà sociale visibile e non un puro ideale” e grazie allo Spirito la “forma sociale della Chiesa manifesta la presenza di Cristo oggi nel mondo”.
Ovviamente “la parola che la Chiesa annuncia non è sua ma di Cristo” e quindi “se fossimo senza l’Eucaristia, come potrebbe la Chiesa crescere effettivamente come corpo verso il suo capo, Cristo ? Certo, avremmo la Parola di Dio che è come un seme che dà forma alla vita della Chiesa, ma la Parola ha bisogno di essere interpretata per essere vissuta; ciò che non sempre risulta facile. Con l’Eucaristia la Parola ha il suo criterio perfetto d’interpretazione: “Questo è il mio corpo che è dato per voi””.
E l’Eucaristia è “una risorsa offerta all’esistenza del mondo”.
Il mondo non è come pensa qualcuno un “intreccio dei tanti e diversi egoismi”. Invece ha detto Parolin “il mondo sta in piedi perché ci sono persone che amano davvero, che portano non solo il peso della propria vita, ma anche il peso della vita degli altri, che rinunciano ai propri successi e onori per lasciare spazio all’affermazione degli altri e al loro bene. Se togliamo tutto questo, il mondo diventa un inferno; e quando il mondo diventa un inferno, scompare il desiderio stesso di vivere e il desiderio di dare vita ad altri”.
Ed importante ricordare che “l’Eucaristia è una sorgente immensa di amore concreto. E se ripercorriamo la storia della carità in Occidente, cioè nella nostra cultura, possiamo rivedere quanto di questa carità ha avuto la sua sorgente nell’Eucaristia; quanto dell’attenzione ai poveri, ai malati, agli anziani, ai bambini sia debitore dell’esperienza dell’Eucaristia”.
Senza Eucarestia non possiamo vivere da cristiani. Certo “non possiamo restituire a Cristo quello che ci ha dato, ma possiamo restituirlo a coloro che Cristo ama, quindi ai nostri fratelli. Per riconoscenza, dunque, cerchiamo di amare gli altri e di prenderci cura di loro; ed essi, a loro volta, trasmetteranno il medesimo amore ad altri e ad altri ancora, fino a che, finalmente, il dinamismo dell’amore non raggiunga tutti e tutti vi siano coinvolti. Questa è la legge dell’Eucaristia”.
E ci fa rendere consapevoli della situazione difficile di alcune zone della Calabria con le “attività criminose e mafiose e le preoccupanti forme di omertà e di corruzione che esso genera. Tutto questo è esattamente la negazione del messaggio del mistero dell’Eucaristia, perché è egoismo, violenza, sopraffazione, individualismo diabolico”. L’uomo “amato fino al punto che Dio si dona come sorgente di acqua viva per la vita eterna” viene “calpestato, umiliato, odiato fino al punto da perdere ogni suo valore”.
Il cardinale ha ribadito come ci siano “contraddizioni laceranti per le società che da tempo aspettano le giuste soluzioni; non c’è dubbio che negli ultimi anni molto si è fatto, ma ancora moltissimo rimane da fare sia attraverso l’intervento dello Stato, sia con la coraggiosa imprenditorialità dell’iniziativa privata, sia con la continua formazione delle coscienze, e da questo punto di vista come comunità cristiana abbiamo una grave responsabilità di educazione, di testimonianza e di annuncio coraggioso del mistero dell’Eucarestia, mistero di amore e di comunione.
Molte sono state le attese deluse; molti, d’altra parte, sono i motivi di speranza per uno sviluppo economico, agricolo, industriale, turistico e commerciale di questa parte importante della Calabria. Infondere fiducia e speranza nelle nuove generazioni è un compito che come Chiesa non possiamo eludere; sarà la nostra missione in questa amata terra.
Auspico che possiate far convergere tutte le vostre energie di intelligenza e di cuore, che sono tante e così valide, verso l’edificazione di una società migliore, più giusta, più ordinata, più umana, una società degna della tradizione cristiana della vostra terra”.
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